Asl di Benevento, il dg Volpe: ''L'Uccp di San Giorgio del Sannio non si tocca'' In primo piano

Realtà Sannita ha incontrato il direttore generale dell’Asl di Benevento, Gennaro Volpe, per un franco colloquio sui temi più controversi che al momento investono la sanità locale.

Dottor Volpe, stato d’agitazione della Uccp (Unità complessa di cure primarie) del distretto sanitario di San Giorgio del Sannio per paventata chiusura: si attende una risposta da parte del direttore generale dell’Asl.

«Devo dire che la realtà di San Giorgio per noi è sempre stata di grosso interesse, non capisco lo stato d’agitazione perché in questo momento posso assicurare la popolazione che quella struttura rimarrà in essere. L’unico problema riguarda il rapporto con la medicina generale, quindi non vedo perché tanti vogliono parlare di questa unità di cure primarie che per noi è stata un’ottima realizzazione e su questo noi ci stiamo battendo, tant’è vero che stiamo cercando di trovare un accordo, secondo quanto stabiliscono le convenzioni della medicina generale, in modo da poter continuare questo rapporto all’interno della nostra struttura. Come lei sa, ci sono le convenzioni e quindi noi ci dobbiamo tenere ben stretti a quello che stabiliscono: i medici possono avere degli studi propri o possono poi lavorare all’interno di un’azienda, in particolare nelle case di comunità, che devono essere logicamente programmate con delle visite che devono avvenire all’interno delle nostre strutture. Su questo possiamo tessere un ottimo dialogo con la medicina generale di San Giorgio; speriamo di trovare quanto prima una soluzione, quello che però voglio sottolineare è che l’Uccp comunque resterà e sarà una casa nostra distrettuale all’interno di quel distretto».

Vogliamo spendere due parole per l’assistenza domiciliare oncologica?

«Da quando sono alla guida di quest’azienda abbiamo molto puntato sull’assistenza domiciliare perché secondo noi è importante fare assistenza in particolare a casa delle persone. Essendo la nostra un’azienda molto grossa stiamo cercando di istituire all’interno di ogni distretto le Cot (Centrali operative territoriali) in modo che il paziente possa trovare spunto con i nostri distretti e cercare di organizzare un’oncologia particolare con assistenza domiciliare a trecentosessanta gradi, che possa risolvere tutti i problemi dei pazienti con patologie croniche. In questo periodo stiamo lavorando molto sui pazienti oncologici che vengono presi in carico dalla nostra medicina generale e anche dall’Istituto Pascale di Napoli: questa è un’altra cosa importante che abbiamo sviluppato in questi anni, cioè un contatto diretto dove i pazienti vengono chiamati a prima visita direttamente anche in un paio di giorni da parte del Pascale. Su questo abbiamo inserito l’assistenza domiciliare e stiamo inserendo anche altre strutture, tipo la risonanza magnetica nucleare che non è mai esistita nella provincia di Benevento e verrà istituita nei primi giorni del 2024, quindi chiuderemo i lavori entro il 31 dicembre. Verrà eseguita poi una struttura che è importante per determinati pazienti, l’Hospice (luogo di accoglienza e ricovero per malati verso il termine della vita, in particolare, ma non esclusivamente, malati di cancro – ndr): anche questa contiamo di aprirla entro fine anno».

Per la neuropsichiatria che cosa ci riserva l’immediato futuro?

«È in corso un lavoro che è iniziato già da diversi mesi. Stiamo ridefinendo tutto quello che si fa sulla neuropsichiatria infantile. È un lavoro che è partito ormai da sei, sette mesi e i primi risultati li stiamo ottenendo grazie al lavoro che i terapisti, gli psicologi stanno svolgendo in tutti i distretti con qualificate équipe territoriali. Inoltre siamo alla ricerca di quanti più sia possibile neuropsichiatri infantili. Purtroppo mentre li reperiamo altri vanno via. A breve assumeremo ulteriori due neuropsichiatri. Questo indice è molto migliorato in quanto vedo che le persone hanno anche un percorso che viene definito dai nostri neuropsichiatri con la presa in carico direttamente da parte dell’azienda, cosa che non avveniva in precedenza e su questo noi veramente stiamo cercando di dare un salto di qualità, anche prevedendo quel qualcosa che era complicato prima come la transizione, cioè il passaggio tra il bambino e l’età adulta, quindi il transito dalla neuropsichiatria infantile alla psichiatria. Adesso l’abbiamo normato, ci sta quest’aggancio che è fondamentale perché il bambino viene poi seguito dalle nostre stesse équipe aziendali nel momento in cui diviene adulto».

Si sono versati fiumi d’inchiostro e di parole sulla demedicalizzazione legata al servizio 118. Qual è lo stato dell’arte?

«Da qualche mese abbiamo sperimentato una nuova metodologia per quanto riguarda il 118. In prima battuta perché c’è mancanza di medici dell’emergenza e abbiamo indetto anche un concorso che avverrà nei prossimi mesi: vedremo quante persone si presenteranno; siamo contenti che sono arrivate sedici domande però pensavamo ne arrivassero diverse di più in quanto nel contempo alcune persone andranno in pensione entro fine anno, quindi saranno sempre di meno i medici dedicati all’emergenza. Abbiamo riorganizzato il 118 istituendo anche delle automediche. I primi risultati sono favorevoli perché giungiamo velocemente sul posto dove c’è l’urgenza sia con le ambulanze sia con le automediche, quindi è un progetto in essere e non è solo l’Asl di Benevento che fa questo tipo di progettualità in quanto è previsto da norme nazionali e devo dire che nella nostra azienda c’è un’ottima organizzazione del 118. Ringrazio tutti i giorni le persone che lavorano su questo e con questo tipo di metodologia i risultati positivi ci sono stati e c’è stato di sicuro un miglioramento dei Lea (livelli essenziali di assistenza – ndr) per quanto concerne i tempi del 118».

Vaccinazione anticovid. Molta confusione in provincia, con medici di famiglia disinteressati al problema. I pazienti non sanno a chi e dove rivolgersi. L’Asl da questo punto di vista che cosa può fare, visto che non c’è stata una campagna di sensibilizzazione efficace a discapito soprattutto degli anziani: la cosa assurda è che ci sono tanti di essi che fanno l’antinfluenzale ma non l’anticovid.

«Nel momento in cui abbiamo inaugurato l’anno per l’antinfluenzale abbiamo battuto molto il tasto della contemporaneità tra vaccino antinfluenzale e anticovid. Le devo dire che la risposta in questo momento da parte direttamente della popolazione è molto blanda – così come del resto in tutt’Italia, non solo quindi nella provincia di Benevento – nonostante si sia cercato di far capire alle persone, anche con una comunicazione sempre più dirompente, l’importanza di continuare a vaccinarsi per l’anticovid. Su questo abbiamo predisposto delle linee guida chiare per l’antinfluenzale in quanto previsto all’interno dei contratti della medicina generale e della pediatria di libera scelta, ma abbiamo anche indicato, con una nota risalente a ormai più di un mesetto fa, alle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali), dieci nella Asl di Benevento, con dieci coordinatori, di farci sapere il fabbisogno in modo da poter vaccinare direttamente presso gli studi. Dobbiamo batterci su questo e continueremo a chiedere alla medicina generale di dare una mano e di cercare di praticare il vaccino anticovid, così come fanno per l’antinfluenzale, presso i loro studi. Non sono moltissime le persone che lo richiedono in questo periodo, quindi a maggior ragione potrebbero essere veramente un baluardo a difesa della salute».

Accade invece che medici di famiglia – ovvio che il nostro non può essere un campione rappresentativo della quasi totalità dei medici della provincia – stanno indirizzando i pazienti all’Asl di via Mascellaro, ma sempre pochissimi anche a causa della disinformazione.

«Non so se sia disinformazione oppure perché ormai ci siamo abituati in quanto stiamo bene e quindi procediamo su questa linea. Per quanto riguarda via Mascellaro noi rimaniamo sempre aperti tutti i giorni (per prenotarsi telefonare allo 0824.308200 – ndr) anche avendo poche richieste, continuando a essere al fianco della popolazione e nel momento in cui dovesse aumentare la domanda faremmo delle aperture come avvenuto in epoca Covid».

Che cosa ne pensa il dottor Volpe della carenza di medici e se ritenga opportuno togliere il numero programmato nazionale alla facoltà di medicina.

«Penso che assolutamente c’è bisogno di fare qualcosa perché veramente medici non ce ne sono. Abbiamo tanti problemi legati a specialità, in particolar modo l’emergenza, la psichiatria, la neuropsichiatria infantile, mancano proprio gli specialisti perché purtroppo sono pochi i medici. Bisogna nella maniera più assoluta fare in modo di aumentare il numero dei medici e per noi è ancora più problematico per le aree interne, non è solo Benevento ma tutt’Italia: mi sono confrontato con direttori generali di altre aziende e le problematiche sono uguali, mancano questi medici, mancano medici di medicina generale, perché per le aree interne c’è anche la difficoltà di poterci arrivare. Abbiamo avuto, per esempio, non pochi problemi per organizzare l’ospedale di comunità a San Bartolomeo in Galdo, con la difficoltà nel reperire gli infermieri, gli Oss (Operatori sociosanitari), i medici, perché in queste zone purtroppo in questo momento non si riesce ad arrivare, ci sono problemi di viabilità, ci sono una serie di problemi legati al territorio e in definitiva il problema diviene sempre più grave».

Bisognerebbe togliere quindi il numero chiuso?

«Bisogna organizzare bene anche le università. Noi abbiamo il numero chiuso, c’è bisogno che questi medici vengano formati e vengano formati bene».

C’è la normativa Ue la quale impone che per ogni posto letto ci siano massimo tre studenti di medicina, dieci posti letto trenta studenti: le strutture sono oggi quel che sono.

«Perciò bisogna lavorare all’interno delle aziende ospedaliere universitarie per fare in modo che possano essere formati bene i colleghi del futuro».

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it