Calcio, Serie B: Benevento senza pudore. Col Genoa altro ko interno in zona ''Cesarini'' In primo piano

Le parole, ormai, non bastano più. D’altronde, la fitta nube di scorie che sta avvolgendo la Strega da inizio stagione non sembra volersi diradare. A comporla, atomi di inadeguatezza, frustrazione e incompetenza. Neanche la turbolenta settimana del Benevento Calcio, caratterizzata dal solito ritiro-teatrino con annessa cancellazione della conferenza stampa pre-gara, è riuscita a smuovere le corde giuste per risvegliare l’animo dei Sanniti. Nemmeno gli striscioni polemici e provocatori affissi in città dalla Curva Sud; neanche la protesta del tifo per i primi 45’. Nulla. Il Benevento galleggia, ormai, in un preoccupante e straziante stato di torpore, da cui nessuno pare poterlo estrarre. E come sempre, ad aggravare una situazione più che pruriginosa, persiste quel velo di distacco tra squadra, società e tifosi. Nessuna comunicazione, alcun confronto. Nessuna spiegazione. Come se i supporter meritassero seriamente di assistere ad incessanti e continue prestazioni irritanti ed insufficienti, che hanno disegnato inesorabilmente una stagione sciagurata.

Contro il Genoa, infatti, l’ennesimo scempio. Gli ennesimi punti - praticamente già in tasca - lanciati nelle ortiche. Altro giro, altro regalo. E così, anche il grifone, ormai stanco morto e non più lucido, è riuscito ad approfittare della voglia forsennata dei giallorossi di lasciare punti per strada, facendo bottino pieno a tempo praticamente scaduto, espugnando 1-2 il “Vigorito”.

Il Benevento, d’altronde, sceso in campo in maniera più frustrata che arrabbiata (basti vedere l’atteggiamento polemico di Ciano e Forte), ha sfuriato nervosamente i primi minuti di gioco, per poi cedere il pallino del gioco ai rossoblu. Supportati da oltre 400 encomiabili tifosi, il Genoa di mister Gilardino ha fatto capire ben presto di cosa fosse capace: ripartenze rapide; costruzione dal basso; giocate nello stretto. Quantità e qualità. Così, distendendosi in verticale, Gudmundsson ha brillantemente imbucato per Coda - tanto ambito ex di giornata - con un filtrante meraviglioso; corpo orientato e girata di prima rivelatasi chirurgica e diretta all’angolino. Ospiti in vantaggio.

Il gol del grifone ha mozzato le gambe ai calciatori di casa, parsi più in bambola di quanto non lo fossero già prima di calcare il terreno di gioco. E così, solo la fortuna ha tenuto a galla il Benevento, che nella prima frazione di gioco avrebbe meritato un passivo molto più pesante.

Discorso diverso, invece, nella ripresa. Fuori un evanescente Karic ed un impalpabile Ciano: dentro Tello e Simy, alla ricerca di maggiore pesantezza e attacco della profondità. Il risultato non è stato di certo quello sperato, poiché il livello del gioco della squadra di Cannavaro è rimasto invariato (infimo). La squadra ha cominciato ad appoggiarsi pedissequamente su Simy, che dall’arrivo nel Sannio è parso essersi scordato delle regole di utilizzo del corpo: su 18 tocchi, ha collezionato 11 palle perse. Follia. È aumentato, però, il numero di giocatori pronti ad occupare l’area di rigore avversaria. Così, su un cross sporco di Improta, la palla è carambolata proprio sui piedi di Tello: stop e botta dritta nel set. Gol meraviglioso, quanto immeritato, e risultato di parità acciuffato dalla Strega.

Col passare dei minuti, la brillantezza della squadra di Gilardino, straripante nella prima frazione di gioco, è andata svanendo. Il Genoa è parso francamente più stanco della formazione di casa. Il Benevento, però, non solo non ha avuto l’ardore di provarci, ma ha ben pensato di bissare la disfatta di Cosenza, tirandosi la zappa sui piedi da solo a tempo ormai scaduto. Minuto 93:30. Su una innocua palla persa dagli ospiti, Improta - rievocando il ricordo di Evra nel famoso match di qualche annata fa tra Bayern Monaco e Juventus - ha avuto la geniale idea di volerla giocare, anziché spazzare, pur essendo di spalle alla porta avversaria, pressato e in una zona scomoda del rettangolo di gioco. Risultato? Sfera regalata a Sabelli, cross preciso al centro a cercare Puscas, stacco imperioso sulla testa di un imbarazzante Veseli e palla sotto la traversa. Genoa avanti a tempo scaduto grazie al doppio timbro degli ex: Coda e Puscas. “Vigorito” gelato, prima di riesplodere riluttante ed indignato contro i giocatori di casa.

Così, anche quando non sembrava più possibile, il Benevento si è accaparrato l’ennesima figuraccia. Al punto quasi da farla sembrare voluta, tramata, bramata. Perché è inspiegabile un calo di concentrazione così drastico a gara finita, specialmente tenendo conto del pari regalato a Cosenza nelle stesse modalità, appena una settimana fa, costato ben 2 punti. Con la sciocchezza madornale odierna, siamo a 3.

Nessuna giustificazione. Nessun alibi per chi, tra dirigenza e staff, non si smuove dall’idea che un’assenza di confronto con la piazza possa seriamente giovare all’ambiente tutto. La storia, infatti, non mente: da quella catastrofe palesata nel girone di ritorno dell’annata di Serie A 2020-2021, il Benevento non ha imparato nulla. Pensare che la routine possa prevedere figuracce, poi una parvenza di insulse scuse, solito ritiro ed ennesima cancellazione delle conferenze-stampa (ripetere il ciclo) è oltraggioso per gli amanti della maglia giallorossa, cui spetterebbe ben altro trattamento.

TABELLINO E PAGELLE

BENEVENTO (4-3-2-1): Paleari 6; El Kaouakibi 6; Veseli 4,5, Capellini 5, Pastina 5; Karic 4,5 (46' Tello 7), Schiattarella 6 (68' Viviani 6,5), Acampora 5,5, Improta 4; Ciano 5 (46' Simy 4), Forte 4 (78' La Gumina 5). All. Cannavaro: 5.

GENOA (3-5-2): Martinez 6; Ilsanker 5,5, Vogliacco 6,5 (79' Matutto s.v.), Dragusin 6,5; Sabelli 6,5, Frendrup 6, Badelj 6 (65' Strootman 6), Gudmundsson 7,5 (65' Sturaro 6), Criscito 6; Aramu 6 (79’ Yalcin 5,5.), Coda 7 (68' Puscas 7). All. Gilardino: 7,5.

Arbitro: Serra di Torino.

Ammoniti: Ilsanker (G), Forte (B), Tello (B), Sabelli (G), Improta (B), Schiattarella (B), Sturato (G).

Angoli: 3-5.

Recupero:1’ + 4’.

FRANCESCO MARIA SGUERA

Foto: fonte Facebook Benevento Calcio