Demolizioni e adeguamenti In primo piano

Dopo il terremoto del 23 novembre 1980, e grazie alle provvidenze disposte dal Governo centrale, a Benevento furono finanziati due edifici gemelli, destinati ad ospitare un plesso della Direzione Didattica 1° Circolo e presidenza, uffici e aule della Scuola Media “Pacevecchia”.

Detti edifici furono puntualmente realizzati e sottoposti a collaudo da parte di commissioni presiedute da illustri docenti universitari. Entrarono in funzione, con soddisfazione degli utenti e con invidia di chi, nelle scuole esistenti, senza la sicurezza e la funzionalità degli edifici novelli, rosicava. Qualche anno dopo, un gruppo di genitori sollevò dubbi sulla igienicità del primo edificio, che ospitava alcune classi delle scuole elementari facenti capo al Primo Circolo di San Filippo. Senza badare alle difficoltà da scaricare sulle famiglie, il sindaco dell’epoca stabilì che quell’edificio non era agibile per le funzioni scolastiche. Poco dopo fu ripulito e assegnato ad alcuni servizi propri del Comune e ad ospitare una rappresentanza dell’UNICEF. Quello della Pacevecchia, morta la scuola media omonima, ospita senza problemi scuole materne ed elementari.

Sapete come il Comune abbia a cuore le scuole. Le chiude per precauzione ad ogni allerta della Protezione Civile Regionale. Le vuole sempre “più belle che pria” al punto che ha preso di mira la “Torre” e la “Bosco Lucarelli”, promettendo di abbatterle per ricostruirle.

Nell’attesa ha programmato l’abbattimento dell’edificio oggi occupato dagli uffici dei Servizi Sociali. Per chi è pratico di Benevento è quel fabbricato a due piani che si trova di fronte al Mercato Commestibili, tra il Viale dell’Università e il fiume Sabato. Gli atti sono pubblicati da ottobre scorso e dicono di “Ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione del Centro Polifunzionale in Viale dell’Università - Progetto Bene Sociale - II Lotto”.

Chi sa leggere le carte ci assicura che, buttato per aria quello che c’è (edificio antisismico con strutture in acciaio post-terremoto 1990), il nuovo edificio avrà la medesima cubatura e le stesse dimensioni. Al piano terra è previsto il ristorante con cucina, una ludoteca e tre laboratori (musicale, teatrale, di scrittura). Al primo piano nove camere da letto con bagno, due di queste senza finestre verso l’esterno. L’unica novità rispetto al fabbricato esistente è la terrazza-giardino.

Costo dell’opera? 7.920.000 euro. Quasi otto milioni di euro, sedici miliardi di vecchie lire. In lire ogni alloggio (una stanza con bagno, servizi comuni, ristorante, laboratori eccetera) verrebbe a costare un miliardo e 700 milioni.

Non abbiamo capacità e competenza per entrare nelle carte progettuali. Ci pare comunque discutibile la scelta della demolizione di un edificio costruito nel clima piuttosto severo del dopoterremoto del quale dovrebbero essere disponibili presso gli uffici comunali i verbali dei collaudi effettuati poco più di vent’anni fa.

Dove sta la economicità di una simile scelta: demolizione e ricostruzione di un manufatto sostanzialmente identico? A prescindere dalla economicità, che pure dovrebbe essere un parametro in una pubblica amministrazione quale è un Comune, di quanto si allunga l’iter lavorativo, con tutti i rischi di rinvenimenti archeologici e relativi fermi?

Gli uffici comunali hanno calcolato, ai fini di una scelta economicamente più vantaggiosa, quanto costa la più raffinata operazione di adeguamento della struttura esistente, mediante l’impiego di acciaio o altre tecnologie conservative, visto che si tratta di un edificio alto, ad occhio, meno di dieci metri? Chi se ne intende afferma che il prezzo di questa operazione equivale a duemila euro a metrocubo, calcolato il “vuoto per pieno”.

Succederà lo stesso per le Scuole Medie Torre e Bosco Lucarelli. E perché non metterci anche la Pascoli, che è pre-terremoto? Se ne può parlare in Consiglio Comunale, che nello specifico non controlla le spese, ma poi alla fine approva i bilanci?

MARIO PEDICINI