Emigrazione e immigrazione: speranze, sofferenze e insofferenze anche nel Sannio In primo piano
Forse è eccessiva una certa distrazione di noi sanniti difronte ai drammi che ci presenta la TV lungo le coste della Sicilia: migliaia e migliaia di migranti che rischiano di annegare. Donne e bambini in prima fila. Ma sono tutti profughi e bisognosi di aiuto?
Quanti fuggiaschi illegittimi e feroci briganti si camuffano dietro quei bambini e donne innocenti?
Comunque noi sanniti non possiamo restare indifferenti, perchè anche nel Sannio i segni delle emigrazioni sono incancellabili. E non si può non pensare alle sofferenze dei nostri parenti quando, nel secolo scorso approdavano a Long Island, a New York o in Sud e Centro America ed in Australia. Per non parlare dei migranti sanniti in Svizzera, Germania, Francia, Gran Bretagna, ecc. Quella era un’altra storia: qualcuno vorrebbe dirci che i migranti di oggi sono mossi da altri interessi e verso altri obiettivi, rispetto a quelli del secolo scorso. Intanto sono immigrati e non emigrati.
Il fatto vero è che da nazione, e provincia, di partenza siamo diventati nazione di arrivo, e chissà se saremo mai una provincia di arrivo: prendiamone atto. Siamo diventati luogo di arrivo, ma senza una precisa prospettiva.
Se riuscissimo a leggere negli occhi di quei bambini e nelle menti di quelle madri, che con tanti rischi sbarcano sulle coste di Sicilia, forse ce la sentiremmo di fare qualche richiamo a tutti quei ministri che oggi cercano la giustificazione politica per respingerli in mare o chiuderli in un campo di concentramento, e quindi sentirsi motivati per farne un argomento di scontro al Consiglio Europeo tra Stati membri.
Più che diritti umani di bambini e donne contano gli scaricabarile tra gli Stati membri dell’UE.
Per quanto riguarda il Governo Italiano,va rilevato che ci si preoccupa quasi esclusivamente di assicurare l’apertura delle frontiere interne all’U.E., nel rispetto delle norme comunitarie di libera circolazione; ed inoltre, di vigilare sulle O.N.G., quasi fossero alleate con gli scafisti; e di costruire i cosiddetti CPR (Centri di Permanenza per Rimpatri), una specie di campo di concentramento.
Difatti recentemente il Ministro degli Interni ha annunciato a Benevento, quasi vantandosene, che presto anche nella nostra zona sarà impiantato un CPR. Vi è il rischio che questa emergenza venga esasperata per ragioni elettorali. Ne sentiremo parlare, in crescendo, nei prossimi sette-otto mesi di vigilia elettorale europea. Vi è quindi il rischio di una campagna volta a denunciare i colpevoli più che a cercare la vera natura e dimensione del problema e quindi le possibili soluzioni. Non ci si vuol convincere che l’attuale fenomeno migratorio è diverso, molto diverso, da quello che avvenne -e come avvenne-nel secolo scorso verso le Americhe e l’Australia, e verso il Centro-Nord Europa…
Non è un’emergenza nazionale o continentale, ma un dramma planetario, che potrebbe somigliare agli esodi biblici o alle invasioni barbariche dei decorsi millenni.
Molti italiani sono convinti che l’immigrazione oggi colpisca soprattutto il nostro Paese. Forse a tanto si arriva se guardiamo a come vengono gestiti gli sbarchi lungo le nostre coste.
Se sono veri i dati diffusi dalle Agenzie europee, non è l’Italia il Paese in cui entra il maggior numero di migranti. Nel 2022 la Germania ne ha registrati 243 mila, la Francia 156 mila, la Spagna 117 mila, l’Austria 108 mila, e l’Italia 104 mila.
Evidentemente gli altri Paesi se ne preoccupano meno, e forse se ne sanno occupare meglio.
Ad integrazione dei miei prossimi tre-quattro articoli che saranno pubblicati da Realtà Sannita sul dramma migrazioni, gradirei ricevere rilievi, suggerimenti, dissensi da parte di lettori i quali, anche con le proprie famiglie, abbiano vissuto e sofferto, come il sottoscritto, il fenomeno emigrazione del secolo scorso, e vorrebbero augurarsi una diversa presa di coscienza e soprattutto un più coraggioso impegno dei governanti nazionali e sovranazionali, affinchè la migrazione di oggi non assuma connotati di invasione barbarica, ma neanche diventi un indecifrabile ed incolore attraversamento senza una precisa destinazione.
Chiediamoci se i probabili migranti disposti ad insediarsi nel Sannio possano mai raggiungere il numero dei circa centomila che negli ultimi ottant’anni sono andati via dalla nostra provincia.
Chiediamoci pure fino a che punto ha ragione Papa Francesco quando afferma che “l’invasione non c’è”.
E se noi dobbiamo avere paura dei migranti e loro di noi...
Ed, infine, abbiamo il coraggio di chiederci se hanno più bisogno loro di noi o noi di loro?
ROBERTO COSTANZO