Gli stipendi più bassi sono in Italia In primo piano

Mentre l'attenzione dei mass media è tutta rivolta alla scandalo del costo della politica (in particolare a quello di un singolo parlamentare che tra stipendio, indennità ed ammennicoli vari, con oltre 20 mila euro al mese supera lo stipendio medio annuo del comune cittadino), l'Ocse rileva che l'Italia, in un confronto internazionale di stipendi e potere di acquisto nei Paesi più avanzati, è nelle ultime posizioni, dietro anche a Grecia e Spagna che, fino a qualche anno fa, superavamo di qualche spanna: € 19.861 annui contro 22.207 della Spagna, 25.555 della Francia, 25.572 della Grecia e 28.435 della Germania.

Diverse le cause del declino: retribuzioni aumentate poco rispetto all'ascesa vertiginosa dei prezzi, prelievo fiscale e previdenziale elevatissimo, orario di lavoro mediamente più basso, mancato effetto di politiche a favore della famiglia.... e tante altre le sorprese se si sfogliano le oltre 500 pagine di tabelle.

Più sorprendente l'indagine annuale Reddito e condizioni di vita dell'Istat, una ricerca, giunta alla terza edizione, facente parte del progetto Eu-Silc (European Union Statistics on Income and Living Conditions), deliberato dal Parlamento Europeo allo scopo di promuovere e divulgare statistiche sulle condizioni economiche e la qualità della vita dei cittadini europei.

Sapevamo delle difficoltà di molte famiglie ad arrivare a fine mese, dei maggiori disagi delle famiglie del Sud e delle isole, rispetto a quelle del Nord che godono un reddito superiore del 30%, ma non avevamo mai soffermato la nostra attenzione sulle disuguaglianze tra le diverse categorie di lavoratori: eccessivo il divario tra lo stipendio lordo di un operaio non specializzato e un quadro o un dirigente.

Disuguaglianze preoccupanti, più nette nel nostro Paese che in altre nazioni europee. Un sistema retributivo iniquo che contribuisce a rendere i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

Qualche dato tratto da un'indagine condotta lo scorso anno dalla Mercer, società leader della consulenza nelle risorse umane e nell'investment consulting. Il salario lordo di un operaio italiano non specializzato mediamente è stato di 14.018 euro, 8.068 euro meno di un operaio tedesco. Le cose cambiano con i quadro e i dirigenti. Un quadro in Italia è costato, con gli oltre 64.000 euro lordi, più di 3.000 euro che in Francia e un dirigente (capo d'azienda, direttore, amministratore delegato...) è arrivato a prendere 30.000 euro lordi all'anno in più di un francese. E' pur vero che la tassazione, molto più forte in Italia che in Francia o Germania, ha annullato quasi del tutto il divario, ma lo scandalo resta.

A giustificare l'inaccettabile differenza non basta quanto rivela Elena Oriani, dirigente della Mercer, ossia che il raffreddamento dei salari delle posizioni più basse è dovuto al timore della delocalizzazione delle imprese verso paesi con manodopera a più basso costo e che le retribuzioni manageriali tendono a salire per effetto della globalizzazione che ha portato maggiore omogeneità sulle figure più richieste dal mercato.

Le bocche da sfamare probabile che siano di numero maggiore nella famiglia del semplice operaio che in quella del quadro o dirigente. Differenza tra le diverse categorie deve esserci, ma nella misura oggi esistente è inaccattabile e, oseremmo dire, immorale.

Un messaggio ai futuri amministratori del nostro Bel Paese: smettiamola di dare sempre più a chi più ha. Che la sussidiarietà, tanto conclamata da Giovanni Paolo II, non resti un principio astratto.

GIUSEPPE DI PIETRO