Il giudice onorario Onorio Onorato In primo piano
Anche il piccolo tribunale di Vattelapesca fa ricorso alla “magistratura onoraria”, cioè a quelle persone che fanno i giudici pur non essendo giudici, ma, in gran parte, avvocati che non fanno gli avvocati.
In quello che sembra uno scioglilingua o un ossimoro è racchiusa la realtà dei nostri tribunali. La coperta è corta e si persevera nel mettere la classica pezza a colori.
Così alcuni difensori non difendono ma decidono i giudizi patrocinati da altri difensori che difendono. Una sorta di parità di genere forense-giudiziario.
La cosa strana è che appena attraversato… il Rubicone gli avvocati-giudici onorari si adeguano immediatamente al modus operandi dei giudici ordinari, che prima criticavano aspramente.
Da efficientisti ad attendisti è un attimo.
Così i procedimenti loro affidati si trascinano stancamente, al pari di quelli dei magistrati togati.
La situazione tocca l’apice in un ufficio minore, quale è quello del Giudice di Pace, dove operano soltanto giudici onorari. Ufficio la cui competenza (per materia e per valore) viene allargata a macchia d’olio e travasata da un ufficio (Tribunale) all’altro (Giudice di Pace) dalle solite lucide riforme che si limitano a buttare la palla in tribuna.
Insomma, per dirla alla Flaiano, la situazione è grave ma non è seria.
In questo bucolico panorama l’avvocato Onorio Onorato prende servizio come giudice (onorario) dell’esecuzione mobiliare presso il tribunale di Vattelapesca.
Deve occuparsi di assegnare le somme ricavate dalle vendite dei beni pignorati e di altre questioni minori che non comportano la risoluzione di raffinate questioni di diritto.
Insomma, una giurisdizione domestica e di servizio.
Ma come succede nelle favole, d’incanto anche i procedimenti a lui assegnati si allungano; alcuni arrivano a sfondare il muro dei due anni solari, anche se si tratta, nella maggior parte, di fare conteggi aritmetici da scuola elementare per le somme da assegnare a disperati creditori, che, dopo giurassici giudizi civili, sono costretti a tirare ancora il collo per recuperare il dovuto (divenendo, nel frattempo, anche loro debitori di altri creditori in un tipico scambio di ruoli da commedia dell’arte).
Così, in una udienza innanzi al giudice Onorio Onorato l’anziano avvocato Odofredo Decano si lamenta di questo andazzo e del fatto che un giudice onorario, che è un avvocato, si dimentichi della naturale aspirazione dell’ordine forense alla tempestività della decisione per adeguarsi al virus delle lungaggini processuali di quello giudiziario.
Al balbettio del collega-giudice Onorato, che ripete il solito refrain del copioso ruolo gestito e dell’impossibilità di fissare udienze a breve, l’avvocato Decano risponde che più di trenta anni fa l’allora Presidente dell’ordine degli avvocati del circondario di Vattelapesca svolgeva anche le funzioni di Vice Pretore onorario (così si chiamava il giudice deputato a svolgere i procedimenti di esecuzione mobiliare) e, nonostante non vi fossero i computers ed i data base, aveva predisposto delle fotocopie di moduli di verbale che riempiva a penna dopo aver calcolato gli importi dovuti con una semplice calcolatrice nell’unica udienza fissata in tempi brevi, determinando ed assegnando le somme oggetto di pignoramento.
Il giudice Onorato replica infastidito che all’epoca il contenzioso era minore di quello odierno ma incorre negli strali dell’avvocato Decano, il quale, incauta venenum, smonta il luogo comune ricordandogli che in precedenza non soltanto il contenzioso relativo era di gran lunga superiore, per l’elevatissimo numero di procedure esecutive promosse dalle farmacie in danno della ASL competente per il pagamento di presidi medici, ma vi era anche una maggiore efficienza umana. Semplicemente ci si rimboccava le maniche e, senza ingiustificabili giustificazioni, si lavorava.
E conclude amaramente: oggi l’avvocatura prestata alla magistratura è riuscita nella difficile impresa di esasperare anche i tempi di semplici procedure esecutive, facendo rimpiangere agli avvocati le lungaggini della magistratura ordinaria.
Il giudice-avvocato Onorato, sembra colpito dalla triste constatazione. Resta in silenzio, riflette e dopo qualche minuto, con geniale cattiveria, decide di rinviare il procedimento esecutivo dell’avvocato Decano … all’anno prossimo.
Un perfido augurio di lunga vita all’anziano collega ed un arrivederci alla data dettata dalla ruota … della fortuna della giustizia onoraria.
Siamo uomini o caporali? Esclama ad alta voce l’avvocato Decano e lascia la scena evocando il grande Totò.
UGO CAMPESE