Il dovere del voto-8 E 9 GIUGNO PER L'EUROPA E PER VENTISEI COMUNI DEL SANNIO In primo piano

 Il dovere del voto è uno dei diritti fondamentali della democrazia. Con il suffragio universale, aperto anche alle donne nel 1946, l'Italia vide realizzata la vera parità (senza distinzione di sesso, dirà poi l'art. 3 della Costituzione).

Discende da questa premessa il richiamo all'esercizio di questo diritto, il richiamo cioè al dovere di partecipare alla elezione del Parlamento Europeo e, per alcuni paesi della provincia, di eleggere sindaci e consiglieri comunali. L'astensione, verso cui molti sono indotti dalle delusioni, non assicura che gli eletti (comunque eletti) possano trarre ispirazione per una rinascenza. Non è l'astensione un segnale di sprone che possa garantire una risposta più impegnata. La preparazione del terreno e una efficace risemina sono affidate certamente alla spinta del popolo ad una riorganizzazione del sistema politico, con la ripresa di sedi di aggregazioni funzionanti ogni giorno e non solo provvisoriamente accese in vista di consultazioni elettorali.

Ma questa auspicata ripresa della vitalità politica richiede impegno e continuità. Sono trascorsi 45 anni dal primo voto diretto dei cittadini per eleggere i parlamentari europei e l'Europa si avvia verso la decima legislatura in un contesto mondiale completamente diverso da quello del 1979. L'appuntamento dell'8 e 9 giugno cade in una atmosfera di delusioni e disimpegno. Non sono, però, questi i contrassegni della democrazia, che richiede invece impegno e partecipazione. Già il segnale di una partecipazione al voto elevata potrebbe essere un monito ai partiti esistenti e, allo stesso tempo, una svolta di volontà più diffusa per la creazione e il mantenimento di uno strato culturale disponibile per rimettere in piedi un sistema liberal-democratico di impegno civico.

Le elezioni europee non devono diventare una giustificazione per esonerarci dalla necessità di vedere materialmente più Europa nei nostri paesi. Dal 10 giugno si potrà riaprire una riflessione sulla occasione perduta e sulla necessità di imparare a stare in Europa. A partire, certo dalla capacità di stare sotto il proprio campanile. No al disimpegno. Sì all'esame di coscienza e all'autocoscienza e al conseguente icominciare.

MGF