Imu e Tasi, lo studio della Uil: ''Partire dalla revisione dei criteri che regolano i valori catastali'' In primo piano

La Uil Avellino/Benevento rende noto che oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale (il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati) dovranno presentarsi alla “cassa” per l’IMU/TASI.

Con l’acconto del prossimo 17 giugno, infatti, si verseranno 10,2 miliardi di euro per IMU/TASI. Il conto totale, al saldo del prossimo mese di dicembre, sarà di 20,5 miliardi di euro. È quanto emerge dal Rapporto IMU/TASI 2019 elaborato dal Servizio Politiche Territoriali della UIL.

Il costo medio complessivo dell’IMU/TASI su una “seconda casa”, ubicata in un capoluogo di provincia, sarà di 1.070 euro medi (535 euro da versare con la rata di giugno) con punte di oltre 2 mila euro nelle grandi città. Prendendo in considerazione i costi dell’IMU/TASI sulle prime case cosiddette di lusso (abitazioni signorili, ville e castelli), sempre ubicate in un capoluogo di provincia, il costo medio sarà di 2.610 euro (1.305 euro con l’acconto), con punte di oltre 6 mila euro.

Chi possiede una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie) dovrà versare l’IMU/TASI con l’aliquota delle seconde case, con un costo medio annuo di 56 euro (28 euro con l’acconto), con punte di 110 euro annui.

La media dell’aliquota applicata per le seconde case tra IMU e TASI ammonta al 10,4 per mille e, in molti Comuni (480 municipi di cui 18 Città capoluogo), è stata confermata “l’addizionale TASI”, fino a un massimo dello 0,8 per mille, introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali, così da portare in questi Comuni l’aliquota fino all’11,4 per mille.

In oltre 200 Comuni, quest’anno, le aliquote sono state riviste al rialzo, tra cui 4 Città capoluogo (Torino, La Spezia, Pordenone e Avellino). In particolare, ad Avellino l’aliquota per le seconde case e altri immobili tra IMU/TASI sale dal 10,5 per mille al 10,6 per mille; a Torino si sono modificate alcune aliquote e, in particolare, l’aliquota sulle case affittate a canone concordato sale dal 5,75 per mille al 7,08 per mille, mentre, quella a canone libero, dall’8,6 per mille al 9,6 per mille; a La Spezia, sempre sulle case affittate a canone concordato, l’aliquota sale dal 4,6 per mille al 6 per mille; a Pordenone sui negozi sfitti l’aliquota sale al 10,6 per mille. Di segno opposto le scelte fatte a Firenze, Grosseto, Pavia, Lucca, Taranto, Biella, Vercelli dove le aliquote scendono.

Secondo i risultati del rapporto, il costo maggiore in valore assoluto per una seconda casa a disposizione si registra a Roma con 2.064 euro medi; a Milano, invece, si pagheranno 2.040 euro medi; a Bologna 2.038 euro; a Genova 1.775 euro; a Torino 1.745 euro; a Benevento 1.248 euro. Valori più “contenuti”, invece, ad Asti con un costo medio di 580 euro; a Gorizia con 582 euro; a Catanzaro con 659 euro; a Crotone con 672 euro; a Sondrio con 674 euro. Per una seconda pertinenza della stessa categoria catastale a Roma si pagano mediamente 110 euro annui; a Milano 99 euro annui; a Bologna 96 euro annui; a Firenze 95 euro annui; a Napoli 95 euro annui; a Benevento 57.

18 Città hanno confermato l’addizionale della TASI sugli altri immobili, per cui, in questi Comuni, le aliquote superano quella massima dell’IMU, e cioè il 10,6 per mille. In particolare, Roma, Milano, Ascoli, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona e Verona hanno scelto l’aliquota dell’11,4 per mille; Macerata l’11,3 per mille; Terni e Siena, l’11,2 per mille; Lecce, Massa e Venezia l’11 per mille; Agrigento il 10,9 per mille. Altre 72 Città capoluogo, sempre sulle seconde case, applicano l’aliquota del 10,6 per mille tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari e Benevento. In 12 Città le aliquote sono sotto la soglia massima.

Non sono molti i Comuni che hanno aumentato quest’anno le aliquote, dopo tre anni di blocco - commenta Fioravante Bosco (Uil Av/Bn) - complice anche il fatto che quasi 4mila Comuni, quest’anno, sono andati al voto per rinnovare i propri organi, e anche perché soprattutto nei capoluoghi di provincia le aliquote sono già al massimo. Il tema della tassazione sulla casa è presente anche nelle ‘Raccomandazioni Paese’ della Commissione Europea quando chiede all’Italia la reintroduzione della tassa sulle prime case per gli alti redditi. Una tesi, questa, che avrebbe fondamento per chi ha redditi consistenti - conclude il sindacalista - se non ci trovassimo però di fronte a due paradossi: un alto grado di infedeltà fiscale e valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al valore reale dell’immobile. Per cui prima di parlare di reintroduzione di tasse sulle prime case sarebbe il caso di partire dalla revisione dei criteri che regolano i valori catastali, che non dovrà significare maggiori prelievi ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo sugli immobili. Ovviamente sempre accompagnando questo processo a una lotta ‘senza se e senza ma’ all’evasione fiscale. Infine, sulla tassazione immobiliare venendo meno il concetto di tassa sui servizi, va semplificato il meccanismo riunendo in un’unica imposta l’IMU e la TASI”.