La vita, gli ideali e le lotte di Giuseppe Di Vittorio nel libro scritto a quattro mani da Benvenuto e Marotti In primo piano

'Ho provato una vera e propria emozione quando ho conosciuto la figlia Baldina, una vecchina straordinaria. Giuseppe Di Vittorio fu grande sindacalista e fine politico, trasformo' la plebe in popolo, mettendo al centro della formazione dell’uomo la conoscenza'. Con queste parole semplici e significative, il sociologo sannita Claudio Marotti ha presentato il libro 'Giuseppe Di Vittorio. Una storia di vita essenziale, attuale, necessaria', scritto insieme a Giorgio Benvenuto, socialista ed ex segretario nazionale della Uil.

Il sindacalista di Cerignola ha vissuto gli anni più terribili del Novecento, l’epoca fascista e le due guerre mondiali. Nell’incontro con importanti politici del suo tempo, da Antonio Gramsci a Palmiro Togliatti, ha conservato sempre la sua autonomia di pensiero, distinguendosi per aver saputo tenere aperto il dialogo con i braccianti analfabeti del sud e gli intellettuali, tra i quali  ricordiamo Antonio Labriola. 'Per Di Vittorio - ha detto Riccardo Realfonzo, docente dell’Università del Sannio - il sindacato deve essere unitario perché deve difendere i lavoratori. Egli ispirò i principi fondamentali della Costituzione. Uno dei suoi collaboratori, Giacomo Brodolini, poi divenuto ministro, propose lo Statuto dei lavoratori. Oggi Di Vittorio non avrebbe sicuramente approvato la legge sul Jobs Act del governo Renzi'.

La presentazione del libro, pubblicato da Morlacchi editore, è avvenuta presso l’ateneo di Benevento : hanno partecipato Filippo De Rossi, rettore dell’Università del Sannio, Carlo Ghezzi, presidente della Fondazione Di Vittorio, il professor Realfonzo, i due autori e il giornalista Nico De Vincentiis, nel ruolo di moderatore. 'Giuseppe Di Vittorio - ha sottolineato Benvenuto - era un sindacalista autodidatta, che si impegnò per il riscatto dei contadini, i cosiddetti cafoni . Non si arrendeva mai. Per lui era importante combattere ma anche convincere. Guidò l’occupazione delle terre, contrastò l’analfabetismo inventando il 'vocabolario dei poveri'. Nel dopoguerra contribuì alla ricostruzione del sindacato, puntando sulla coesione tra le generazioni e l’unità nazionale del paese'.

Per Giorgio Napolitano, ex presidente della Repubblica, il sindacalista pugliese fu 'un costruttore di democrazia'. La lotta all’ignoranza contraddistinse fin da giovanissimo la sua vita. Un giorno acquistò un vocabolario su una bancarella, mentre attendeva il treno. Non aveva  tutti i soldi ed allora pagò con la giacca. Quando la notte studiava per imparare le parole di italiano, la madre lo rimproverava perché consumava troppe candele. 'Questi uomini - ha rilevato Marotti - sono un esempio per i giovani, perché guardino al futuro con speranza, credendo nei loro sogni e lottando  per la loro realizzazione'.

ANTONIO ESPOSITO

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