Le beffe della Storia In primo piano

Sbalordimento e preoccupazioni infinite per quel che sta combinando Trump. Che non è un cugino scavezzacollo da riportare in famiglia, ma è addirittura il presidente degli Stati Uniti d’America.

Gli europei in genere, ma soprattutto gli italiani, hanno nascosto sotto il tappeto il loro passato e non immaginano che quello del 1943 sia invece il quadro generale dell’equilibrio politico del mondo.

Abbiamo finito di chiederci perché ci sono la basi militari americane in casa nostra, considerandole parti del paesaggio. Abbiamo detto no alla guerra e tanto basta perché la guerra sia lontana. Addirittura siamo per la pace, anzi abbiamo costruito la pace.

Poi succede che il presidente degli Stati Uniti ci scavalchi e si metta in contatto con il collega che sta a Mosca. Ma l’America non è contro la Russia? Poco ci manca che gli Stati Disuniti d’Europa non dico dichiarino guerra agli Stati Uniti d’America (non per mancanza di coraggio, certo, ma per la ferrea fede nel pacifismo) ma decidano di vedere il da farsi con l’Ucraina. Morire per Kiev ricorda un altrettanto famoso morire per Danzica.

Il prossimo 25 ottobre cadono gli ottant’anni dell’entrata in funzione dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), nata dagli accordi tra Stati Uniti, Regno Unito (Inghilterra), Unione Sovietica e Repubblica di Cina (Formosa) siglati al termine di una Conferenza per la pace tenutasi a Dumbarton Oaks (nei dintorni di Washington) dal 21 settembre al 7 ottobre del 1944.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è composto da cinque “membri permanenti” (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia e Cina) e dieci membri eletti per mandati biennali per consentire una vivace capacità di adattamento. La cosa più importante, però, è che i cinque stati permanenti hanno il diritto di veto. Le decisioni dei cinque o sono approvate da tutti o non hanno nessun valore. Piaccia o non piaccia questa è la stringente realtà dell’ONU.

Se l’ONU (innanzitutto i membri permanenti e poi il direttivo e poi l’assemblea generale) deve decidere qualcosa di importante, è necessario che prima esista un accordo tra i cinque membri permanenti: Avete capito, allora, perché Trump per dare una soluzione alla guerra in Ucraina, si è messo in contatto con Putin? Putin è la Russia e la Russia può da sola fare inceppare il discorso della pace alla quale sono delegate le Nazioni Unite.

Nel consiglio di Sicurezza dell’UNU c’è la Francia, non per la disfatta contro Hitler, ma per i meriti di De Gaulle. E la Francia appare tiepida nello strepitio giornaliero di movimenti politici impegnati in elezioni a valore locale. Chi sono Italia e Germania, per poter contare all’ONU di fronte al blocco dei Cinque paesi dotati del potere di veto?

Trump in maniera sbrigativa ha preso una decisione, l’unica che potrà accordare le pretese di Putin con gli interessi del gregge sparso dell’Europa. Se tutti gli stati membri dell’ONU debbono parlarsi, è fondamentale che si parlino i Cinque. Il presidente degli Stati Uniti non ha bisogno del permesso di nessuna maggioranza di stati presenti all’ONU per mettere sul tappeto gli ingredienti di una soluzione accettata dai Cinque.

Qualcuno dirà: ma è legittimo che i cinque possano contare più di tutti altri assembramenti mondiali?

La risposta è nella storia. Così è andato il mondo dopo le tragedie della seconda guerra mondiale. L’ideale di una pace garantita dallo spirito santo dell’ONU è fuori dalla storia. Saranno sempre gli equilibri di potenza a dettare il gioco. E Trump offre a Putin una carta da giocare: su un altro fronte di guerra sulle sponde del Mediterraneo. O gli europei sono pronti a morire per Tel Aviv?

Il prossimo 25 aprile cadono gli 80 anni di una nostra pagina storica. La liberazione, la fine della guerra, l’illusione di potersi sedere al tavolo della pace dalla parte di chi la guerra l’aveva vinta. Il peso dei coraggiosi patrioti della Resistenza si scoprirà poi che non pareggiava il peso di una guerra provocata e perduta. La guerra si chiude con il Trattato di pace del 10 febbraio 1947. L’assemblea costituente, eletta il 2 giugno 1946, che fu sede di ardite speranze e di conversioni ideologiche, dovette prendere atto che per la storia bisogna rivolgersi a chi le guerre le vince, non a chi le provoca.

Sembra una beffa per l’Ucraina oggi come sembrò una beffa per l’Italia 80 anni fa.

MARIO PEDICINI

Foto: amnesty.it