Leone XIV a Benevento In primo piano
La elezione del nuovo pontefice ripropone la straordinaria storia di Benevento. Tra i grandi protagonisti della storia umana passati di qui si deve annoverare anche l’americano Robert Francis Prevost, diventato la sera dell’otto di maggio 2025 Papa Leone XIV.
Sempre un otto maggio (ma del 2003) Padre Prevost partecipò alla benedizione della nuova chiesa di Santa Rita alla Pacevecchia. Questo giovane sacerdote era infatti priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, al quale apparteneva il parroco padre Ermanno Cristini, priore della Comunità agostiniana di Benevento. La nuova chiesa è dedicata a Santa Rita e alla Pace.
Bisogna ritornare indietro nel tempo per ritrovare altri e più preziosi legami di Benevento con gli agostiniani e con un altro Papa Leone. Proprio il predecessore diretto (quanto al nome di Leone) è ricordato con una statua nel pronao della nuova basilica della Madonna delle Grazie. Si deve sapere, infatti, che la statua della Madonna delle Grazie “abitava” nella chiesa di San Lorenzo annessa al convento dei Frati Minori Francescani. Oggi di San Lorenzo è rimasto solo il toponimo del viale: la chiesa, caduta sotto i bombardamenti del settembre 1943, non è stata più ricostruita ed è salita al rango di Basilica la chiesa che il Comune di Benevento fece costruire dopo il colera di metà Ottocento. Gratiarum Matri Civium Voto Dicatum è l’elegante sigillo della devozione a Maria.
Papa Leone XIII era al corrente dello stato dei lavori della moderna Basilica, perché prima di diventare cardinale e poi papa era stato Governatore della Città di Benevento, quando apparteneva allo Stato Pontificio. Vincenzo Gioacchino dei Conti Pecci (questo il nome del futuro papa) aveva alloggio ed ufficio nel complesso del Castello. La città aveva il suo sindaco e il suo consiglio comunale: i rapporti tra stati (per esempio con il Regno di Napoli) erano tenuti dal delegato pontificio. L’ultimo, invitato a fare le valigie da Salvatore Rampone il 3 settembre 1861, fu un Agnelli.
Delegato apostolico a Benevento nel 1838 a soli 28 anni (l’anno prima era stato ordinato sacerdote) Pecci passò a Perugia nel 1841. Nel breve periodo di permanenza a Benevento assistette alle tensioni politico-patriottiche del momento, non si chiuse ma neanche si aprì alle istanze dei Rampone e dei Torre. Mostrò il suo equilibrio quando da Papa senza regno (dal 2° febbraio 1878) affrontò con l’enciclica Rerum Novarum del 15 maggio 1891 le questioni della socialità tenendo a bada il conservatorismo dei liberali e le irriverenti teorie anticattoliche dei socialisti (i comunisti italiani sarebbero comparsi nel 1921). Pure da Papa, peraltro, mantenne contatti con gli ambienti cattolici beneventani. E qui Benevento appare da un lato come seguace di un conservatorismo, ma anche aperta a esperienze sociali a favore dei più sventurati. Ecco, per esempio, l’azione degli agostiniani, rimasti in città nonostante gli espropri dei loro beni (come quelli di tutte le organizzazioni cattoliche) per l’installazione di uffici e autorità della monarchia sabauda del Regno d’Italia.
Andranno via, per esempio, i cappuccini (tornati nel 1953, installatisi poi alla fine del neonato viale Mellusi) o i conventuali di piazza Dogana. Non torneranno più i Gesuiti, che avevano convento e Liceo nell’edificio poi più noto come Convitto Nazionale a piazza Roma. Gli agostiniani persero il convento, che fu assegnato al comando dei Regi Carabinieri (nei pressi dell’Arco di Traiano). I Carabinieri non si presero la Chiesa e Sant’Agostino (adesso, sconsacrata, è auditorium dell’Università del Sannio) divenne famosa per i Ritiri di Perseveranza, animati da un famoso predicatore napoletano padre Jouè (?).
Sul piano sociale fu più importante l’opera degli agostiniani a favore degli orfani e all’avvio verso professioni che richiedevano un minimo di preparazione tecnica e conoscenza di macchinari. Ecco allora animarsi il chiostro di Santa Sofia di ragazzi che imparano l’arte della tipografia, o i locali di San Vittorino dove si allestisce anche una banda musicale che usciva per le processioni e per i cortei funebri.
Gli orfanelli erano sotto la protezione di Santa Rita da Cascia. La statua della santa viene sistemata in un angolo del complesso di San Vittorino, passerà poi nella cappellina appositamente costruita di lato all’altare dell’Annunziata. Ne ha scritto recentemente il professore Angelo Fuschetto (Storia di due Istituzioni educative in Benevento - I Fratelli delle Scuole Cristiane e Gli Agostiniani di Napoli 1834 -1979, Edizioni Iuorio ) il quale è stato convittore, rimanendo poi legato a quella sua “famiglia”. Un nome famoso è quello di padre Fulgenzio Scarano. Rimasto a Benevento per quasi mezzo secolo, passando dagli orfanelli al nuovo Rione Pacevecchia, dove iniziò a celebrare messa in uno stanzone a piano terra di una delle nuove palazzine sorte nelle giornate segnate dal terremoto del 1980, passando poi in una più spaziosa cappella ricavata nei locali destinati a mercato coperto mai attivato. Padre Scarano aveva bene in testa l’idea della chiesa nel nuovo rione. Si doveva chiamare di Santa Rita e della Pace. Così è stato.
Nel frattempo un altro prete, professore di storia e filosofia al Seminario Regionale e al Liceo Classico Pietro Giannone, si era messo in testa di realizzare un’oasi di Pace. Andò a comprare la collina più alta a pochi chilometri dalla Pacevecchia e cominciò a costruire. Lui ci morì, i suoi apostoli hanno portato a compimento l’Opera e l’arcivescovo Accrocca ci ha portato in sessioni di meditazione e studio i vescovi di mezza Italia. Tra gli altri quel Zuppi che, fresco cardinale, per poco non è diventato Papa.
Qualcuno più idoneo di questo povero scrivano faccia arrivare a Papa Leone XIV l’invito per approfondire a Benevento il tema della Pace in fraterno contraddittorio con il mancato Papa Zuppi. Benevento diventerebbe la capitale della Pace. Sbrighiamoci, però, perché il professore Fuschetto è disposto a tutto, ma ignora quanti anni ancora gli saranno concessi. Parliamoci chiaro, Santità Leone XIV. Perché non si fa accompagnare a Benevento lunedì primo luglio? Esce la Madonna delle Grazie, nel pronao della Basilica c’è la statua del suo predecessore Leone XIII…e poi ci saranno i fuochi d’artificio.
MARIO PEDICINI