Occhi aperti sul futuro In primo piano

In vista delle votazioni per l’abrogazione, attraverso giubileo popolare, di certe norme si sono viste appariscenti autovetture di varia cilindrata schierate davanti all’ingresso principale del Palazzo del Governo (ancora imbandierato dopo la discesa del tricolore repubblicano lo scorso 2 giugno). Si trattava di autovetture dei corpi municipali di vigili urbani adibiti alla provvista, presso la Prefettura, dei colli di schede elettorali da recapitare ai seggi in allestimento per lo svolgimento dei referendum. Ognuno dei 78 comuni della provincia di Benevento ha mandato a prendere i pacchi incaricando un autista e qualche fattorino.

Domanda. Sarebbe costato meno se fosse stato un furgone della Prefettura e distribuire ai Comuni il materiale in questione? Certamente sarebbero rimasti in servizio nei territori di pertinenza vigili e impiegati sguinzagliati all’uopo. E poi, sempre all’uopo, viene in mente la riflessione del professore Ninì Pagliuca in merito alla competenza territoriale: un vigile urbano di Benevento comanda qualcosa quando si è oltrepassato il confine del Casale Maccabei?

Dal piccolo al grande. Qualche mese dopo la festosa inaugurazione della stazione Appia, sindaci e parlamentari si sono accorti che i treni da e per Napoli non si sa se e quando passeranno. Non risultano interrogazioni e dichiarazioni spontanee in ordine allo stato dei lavori di elettrificazione della Benevento-Avellino o sulla funzione di un faro rosso, per un treno che non passa mai, al passaggio a livello della Benevento-Pietrelcina.

Idee poco chiare frullano anche su temi scolastici. Accantonata la scuola media Bosco Lucarelli condannata all’abbattimento, esercizio accelerato invece per la Federico Torre pare che tutto funzioni regolarmente. Cioè ci sono locali idonei che potrebbero giustificare la semplice chiusura di consistenti strutture edilizie? O forse qualche assessore (lasciamo stare i sindaci) è andato all’Ufficio Anagrafe a farsi dare i numeri dei nati negli ultimi cinque anni? Alle scuole ci vanno professori e presidi, certo, ma sono più importanti gli alunni. Se è invalsa la moda di crescersi una coppia di cagnolini al posto di costose figliolanze, vuoi vedere che forse bambini per riempire mastodontici edifici scolastici non se ne trovano. A che servono, allora, gli edifici?

Si stanno spendendo, a calcoli di assessori e dirigenti, somme che ci vengono dall’Europa. Ma non sono soldi che l’Europa ci dà in prestito? Non è, per caso, che sono somme che dobbiamo restituire?

E chi le potrà mai restituire se il numero dei possibili futuri debitori sarà sempre più esiguo?

Negli ultimi quattro anni a Benevento sono nati 957 maschi e 918 femmine. Mettendo insieme questi ipotetici alunni, facendo classi di 20 alunni si fanno 85 classi. Bastano due scuole elementari per soddisfare le esigenze dell’anno scolastico (elementari) 2027/28. E nei comuni donde scendono verso la Prefettura eleganti auto di media cilindrata si sono fatte le addizioni di quanti sono i nati annuali?

Guardando all’andamento delle nascite, c’è poco da stare allegri. Non sono a rischio solo le scuole, con presidi e professori. Solo a rischio anche i comuni, con sindaci, assessori e consiglieri.

C’è chi aggira l’ostacolo e soffia umide foschie per nascondere la realtà. Sotto la coperta di una città metropolitana dell’intera provincia, c’è la decapitazione di sindaci, assessori, consiglieri.

Andò male a Craxi quando ipotizzò di setacciare i diecimila comuni (diecimila sindaci, consigli comunali, bandiere e vigili urbani, autovetture e benzina) per tagliarne almeno la metà. Che succederà se i 78 comuni del Sannio saranno amministrati da venti sindaci e venti consigli comunali?

La prospettiva, guardando al futuro con le cifre fornite negli ultimi dieci anni, è il panorama geografico del 1861: il ritorno a qualcosa che somigli ai Mandamenti, attorno ai quali addossare, con i territori, le amministrazioni locali, le scuole, la sanità e tutte quelle comodità che si sono “accampate” grazie alle “miracolose” sorgenti politiche.

Non basterà la fine dello sperpero del pubblico danaro per lavori senza sbocchi che i beneventani ben conoscono (e farebbero bene a farsene una ragione, con le conseguenze che ne derivano) per avere le “tavole” dei tagli necessari alla tenuta in ordine dei bilanci.

Bisogna apprestare le tabelline dei nati, anno per anno, proiettando nel futuro la massa di risorse atte e formare un bilancio idoneo a tenere in piedi la cilindrata della macchina amministrativa nazionale.

Superata l’estate, verranno le stagioni delle elezioni, del rinnovo di regione e comuni. Saranno oggetto di approfondimento queste bazzecole alle quali ho accennato? Si continuerà a promettere e a distribuire incarichi e prebende o si presenteranno agli elettori le tavole dei sacrifici futuri? Si candideranno gregari pronti a sfilare in amene inaugurazioni e intitolazioni o personalità in grado di negarsi agli spettacoli perché seriamente impegnati a dare forma agli impegni richiesti dalla storia? Il futuro è già oggi.

MARIO PEDICINI