PUC contrade di Benevento, la Confcommercio condanna la mala gestio delle Amministrazioni succedutesi dal 1995 ad oggi In primo piano

Quanto sta accadendo per le aree del PUC di contrada Olivola, Roseto e Fasanella può essere racchiuso nell’aforisma: “Quest’è il peggio”.

Confcommercio Benevento da decenni, con innumerevoli interventi, si è interessata delle aree e delle aziende che in essa hanno investito, condannando da sempre la cattiva gestione praticata da tutte le Amministrazioni che si sono succedute dal 1995 ad oggi.

Quando  Benevento, a fine anni ‘80, si avvaleva di amministratori ancora capaci di immaginare e disegnare un quadro d’insieme di sviluppo, fu redatto l’attuale piano regolatore che includeva  più aree commerciali  lungo la ex S.S. 88 e che attraversavano contrade quali Roseto, Fasanella e Olivola.

Come è noto la ex S.S. 88 è una importante arteria di collegamento al nostro territorio: alle porte della città e confinante con le contrade Pamparuottolo e Mascanfroni, contrade che sarebbero potute divenire fortemente appetibili quali aree ad insediamento industriale con una diversa gestione della politica.

Quanto succedutosi negli anni è visibile oggi nella sua intera criticità: sia le aree commerciali che quelle industriali non hanno alcuna infrastruttura, nessun servizio di supporto, acquedotto, rete fognaria.

Incredibilmente sono addirittura difficili da raggiungere e, nel caso qualche sprovveduto ci riuscisse, dovrà farlo su una viabilità “afgana” dove le buche e le voragini unite ancora ai fanghi dell’alluvione del 2015 la fanno da padrone.

Confcommercio nell’anno 2004 propose, con il supporto del compianto prefetto Ciro Lomastro e dell’allora sindaco, Sandro D’Alessandro, con non poche difficoltà, la condivisione da parte dell’ANAS circa il ripristino degli accessi tra la viabilità secondaria e l’arteria principale.

Ci sono voluti dieci anni di Amministrazione Fausto Pepe per appaltare i lavori e solo l’attuale amministrazione Mastella è riuscita finalmente ad aprire i cantieri in modo ritenuto “confusionario”: quasi un’altra “Salerno-Reggio Calabria”!

Ovviamente gran parte delle aziende che negli anni hanno investito in loco si sono dovute arrendere alla realtà delle cose: c’è chi ha chiuso e chi è scappato.

Considerato che siamo tra le ultime dieci economie commerciali ed industriali nazionali, l’unica provincia campana che non cresce nei settori primari - ad eccezione dei nuovi insediamenti in agricoltura - e con  il più alto numero di chiusure di attività “storiche”, verrebbe da chiedersi a cosa serve avere aree vincolate e disponibili la cui percentuale per estensione supera quelle di economie ricche quali Trento, Ferrara, Mantova.

Omettendo per un attimo le cause e le irresponsabilità, dissesto e quant’altro, resta da considerare che nell’attuale amministrazione vi sono ancora anche quegli stessi consiglieri che ben conoscono la grave situazione in atto da decenni.

Restano, pertanto, gli interrogativi di sempre:

1. quali progetti infrastrutturali sono previsti, per rendere appetibili gli insediamenti?

2. quante sono le aziende, ad oggi, interessate ai lotti?

3. perché non si sono inserite le aree nella progettazione per avvalersi dei fondi comunitari?

4. perché sono stati dirottati altrove parte dei contributi di Terna, erogati al Comune per il passaggio dell’elettrodotto nelle aree?

Domanda delle domande:

Supponiamo, che oggi, il signor Decio Cavallo nipote del già famoso acquirente della Fontana di Trevi da Totò, acquisti un lotto nelle aree in oggetto versa l’iperbolica cifra stimata al ribasso ai proprietari, costruito l’immobile poi abbisognerebbe delle licenze commerciali per espletare la propria attività, può farne richiesta senza acqua corrente e controllata e senza servizio fognario?

Se si in base a quali correnti norme?

Non ci si venga a dire che si può far uso di depositi e cisterne.

Fa che non sia vero:

Finché possiamo dire: “Quest’è il peggio” vuol dire che il peggio deve ancora venire.