Quale futuro per le Province In primo piano

Dopo lo stop del 2014, tramite la tanto contestata Legge Delrio, con le linee guida sulla riforma degli Enti Locali si vorrebbe dare “nuova vita” alle Province, ma un articolo pubblicato nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore, sempre puntale su argomenti del genere, ha fatto andare nuovamente in forte fibrillazione l’attuale maggioranza giallo-verde al Governo della Nazione.

Ecco cosa dice testualmente l’articolo incriminato, che fa parte della riforma degli Enti Locali: “Le Province hanno un presidente eletto a suffragio universale dai cittadini dei Comuni che compongono il territorio provinciale, coadiuvato da una giunta da esso nominata. A coadiuvare con il presidente c’è poi il Consiglio, eletto anche a suffragio universale , avente indirizzo di controllo”.

Praticamente addio Legge Delrio e nuova vita per le Province!

Apriti cielo, però, dopo la pubblicazione dell’articolo del Sole 24 Ore, e nuovo forte scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle, dopo che, a quanto sembra, i pentastellati in un primo momento sembravano d’accordo sulle modifiche. Così Di Maio è subito uscito fuori con parole al veleno: “Per noi le Province devono essere tagliate perché rappresentano un vero e proprio poltronificio, mentre c’è bisogno di snellimento ed efficienza”.

Parole che sono state accolte con un certo stupore da Salvini e dalla Lega, che sembrano propensi a far rinascere questi Enti.

Antonio Di Maria, presidente della Rocca dei Rettori, assolutamente non ci sta con le parole di Di Maio, e lo dice con chiarezza: “Gli Enti di area vasta sono le Istituzioni di programmazione strategica su un territorio omogeneo. Essi sono tanto più necessari in una realtà socio economica, storico e geografica quale quella campana, le cui aree interne hanno bisogno di specifici e calibrati interventi, diversi da quelli ipotizzabili per le aree costiere che hanno emergenze specifiche. Sebbene sia indispensabile un governo ed un presidio istituzionale del territorio, oggi sono in atto politiche per la soppressione dei piccoli Comuni, delle Comunità Montane e delle Province, il tutto in contrasto totale con le linee guida dell’Europa. Ed allora mi chiedo: chi governa i territori frammentati, fragili e spopolati, dall’interno? Si può lasciare, senza istituzioni, l’intera dorsale appenninica, che patisce problematiche opposte a quella della conurbazione metropolitana?”.

Intanto però, chiediamo a Di Maria…

Dopo la pubblicazione del Sole 24 Ore l’attuale maggioranza di Governo è andata nuovamente in tilt…

Al di là delle scelte politiche, voglio ricordare a Di Maio che le Province sono organi di grande dignità Costituzionale ed il referendum relativo alla soppressione è stato bocciato dal popolo italiano. Il Movimento 5 Stelle è in forte contraddizione con se stesso, perché dapprima vara nel Bilancio statale stanziamenti specifici alle Province, sebbene esigui, fino al 2033 per consentire di intervenire sulle strade e scuole superiori, poi denuncia il tentativo di riportarle in vita.

Di Maio ha affermato che le Province devono scomparire perché sono un poltronificio. E’così?

A lui rispondo esattamente quello che ha dichiarato il Ministro Tria al Sole 24 Ore lo scorso 9 maggio: che i tanti sbandierati tagli finanziari a danno delle Province (2 miliardi di euro) per tappare i buchi dei conti statali non hanno prodotto alcun vantaggio, ma solo complicato le vite delle Province, che, senza soldi e funzioni di grande spessore (agricoltura, cultura, turismo…), debbono però assicurare la percorribilità di 130mila chilometri di strade e la sicurezza di migliaia di edifici scolastici. Ribadisco che è necessario ridare il potere ai cittadini di eleggere gli Organi delle Province e di assicurare a questi Enti, come dice Tria, le risorse necessarie per soddisfare le legittime istanze per strade e scuole sicure.

Ma qual è la posizione dell’UPI?

L’UPI già dallo scorso mese di cembre, con il Governo, le Regioni ed i Comuni, in sede di Conferenza Stato Regioni, nel ridefinire l’assetto locale, vuole assicurare che servizi essenziali per i cittadini siano svolti nella maniera più efficiente possibile e senza sprechi. Per semplificare il problema - ha sottolineato il presidente UPI Michele De Pascale - basta attuare la Costituzione e garantire che vi sia chi continui ad occuparsi dei diritti dei cittadini.

Ora alla Rocca dei Rettori ci sono un presidente ed un Consiglio con pieni poteri. Quali i problemi che sta incontrando?

Quelli legati alle penuria di risorse finanziarie dovute al prelievo forzoso (è di pochi giorni fa la sottrazione dal nostro bilancio di altri 600mila euro dell’Imposta di Trascrizione, soldi dirottati a Roma) e delle risorse umane (il personale è oramai ridotto al lumicino, anche nel ruolo chiave dei tecnici). Su noi tutti cittadini incombe la questione dei rifiuti, con la mancata perequazione da parte della Regione dei soldi (circa 1,8 milioni di euro l’anno), che i contribuenti sanniti sono costretti, per legge, a versare per gestire le discariche “post mortem” installate nel Sannio in nome della solidarietà, e che, tuttavia, sono al 90% circa piene di rifiuti provenienti da altre Province. Segnalo il tema della critica situazione della manutenzione ordinaria e straordinaria dei 1.300 chilometri di strade, dei corso d’acqua, dei 52 edifici scolastici. Infine, stiamo lavorando per valorizzare la risorse strategica dell’acqua della diga di Campolattaro sul Tammaro, e per ridare dignità e sviluppo ai tanti beni culturali del territorio.

Intanto, tra poco ci sarà un nuovo Direttore Generale: su quali indirizzi dovrà operare?

Dovrà lavorare sull’assetto organizzativo per una gestione efficiente dei servizi, in raccordo con gli indirizzi politici, riducendo i tempi della burocrazia, avendo una visione manageriale della gestione e della programmazione della Provincia.

GINO PESCITELLI