Ricorrenze del 2025 In primo piano

Tra festeggiamenti e ricordi, gli anniversari di quest’anno 2025 relativi alle vicende storiche a noi più vicine sono certamente quelli della gestazione di un nuovo ordine politico in Europa e in Italia. Ottant’anni fa si andava verso la fine della seconda guerra mondiale

Roosevelt, Churchill e Stalin si incontrano a Jalta per “sistemare” le zone d’influenza per le azioni politiche post-belliche, tra cui la divisione delle zone geografiche e la organizzazione di un sistema democratico mondiale di consultazioni e di decisioni. Se la Società delle Nazioni, nata dopo la prima guerra mondiale, non aveva impedito che il mondo si infiammasse vent’anni dopo, l’idea di un organismo mondiale di indirizzo politico e di reale cooperazione fu giudicato comunque necessaria per tenere lontana l’ipotesi di un’altra catastrofe quale si stava mostrando lo stato bellico non solo in Europa. Nacque a Jalta il progetto della Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU in italiano, UNO in inglese United Nations Organization).

Si gettano le basi anche per disegnare le prospettive di casa nostra.

Il 25 aprile 1945 segna la fine della Repubblica di Salò. Il Regno d’Italia aveva chiuso la guerra con la resa senza condizioni del 3 settembre 1943 e la firma dell’armistizio annunciata alla radio il successivo 8 settembre. Dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 il Centro-Nord d’Italia era rimaste nella Repubblica di Salò, alleata della Germania.

La prima “esercitazione” di democrazia sotto la vigilanza degli eserciti presenti sul territorio italiano (la Monarchia, con il re Vittorio Emanuele III sopravviveva con i territori del Sud e della Sicilia) fu la costituzione di un governo provvisorio, guidato da Ferruccio Parri e composto dai rappresentanti di tutti i partiti riconosciutisi espressione della Resistenza antifascista. Restò fuori il partito repubblicano, per la sua condizione preliminare contro la monarchia e per la scelta della forma repubblicana nel futuro dell’Italia.

All’esito del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 (Monarchia o Repubblica?) cessa la Monarchia e l’Italia diventa una Repubblica. Contestualmente al referendum, gli italiani maggiorenni, comprese le donne, votano per eleggere una assemblea costituente, che svolgerà anche le funzioni di parlamento. La Costituzione della Repubblica Italiana, incartando anche alcune precise clausole del trattato di pace del 10 febbraio 1946, viene approvata il 22 dicembre 1947. Il presidente dell’Assemblea Costituente Terracini, il presidente del consiglio De Gasperi e il presidente del comitato dei 75 Meuccio Ruini presentano al presidente della Repubblica Enrico De Nicola la “carta costituzionale” che viene promulgata sabato 27 dicembre, per entrare in vigore il 1° gennaio 1948.

Come sta la quasi ottantenne Repubblica?

A giudicare da quel che succede in Campania si direbbe non bene. Un organo nuovo voluto dalla Costituzione repubblicana, cioè la Regione, ci offre lo spettacolo di un presidente che non vuole andarsene alla scadenza di due mandati, perché ritiene che solo lui potrà portare a compimento tutto quello che ha messo in cantiere durante il suo governo. Stranissima concezione della continuità amministrativa che in repubblica è un dovere che incombe su chi da legittime elezioni viene eletto. De Luca, insomma, non si fida neanche del più fidato portaborse, opportunamente fatto eleggere, per la continuazione del suo mandato.

In questo 2025 dobbiamo rinnovare il “parlamentino” regionale e, a oggi, non sappiamo se possiamo affidare la pratica a don Vincenzino da Salerno e se qualcuno di noi (pure un sannita) possa preparare armi e bagagli per affrontare la battaglia elettorale a diventare governatore della Campania.

Deciderà la Corte Costituzionale. E vorreste che ognuno sia così patriottico da abbassare la testa e tenersi la sentenza? Contro una eventuale decisione della Corte Costituzionale un fine giurista non andrebbe anche davanti alla Corte di Giustizia Europea in Lussemburgo e alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia?

Sì, perché stavo dimenticando che l’Italia è tra i fondatori della Comunità Europea. Né il governo nazionale né la Corte Costituzionale possono ritenere “chiusa” una pratica.

Non è, forse, per questa infinita incertezza di chi comanda che certuni, nel frattempo, si affidano a bombardamenti e “operazioni speciali”?.

Buon 2025.

MARIO PEDICINI