Roberto Costanzo: una visione ''europea'' per le sorti del Sannio In primo piano

Le elezioni per il Parlamento europeo si sono svolte un mese fa, ma il conseguente riassetto delle istituzioni di Bruxelles e di Strasburgo non si è ancora concluso, tuttavia con questo numero, che apre le vacanze estive di Realtà Sannita, vogliamo fare qualche riflessione su quelli che potranno essere i nuovi rapporti dell’Italia nell’Unione europea, pensando anche a quel poco di nuovo che si rileva nella posizione del Sannio nella Regione Campania. Naturalmente il nostro interlocutore è Roberto Costanzo che ci ha condotti per mano alla consultazione elettorale dell’8 e 9 giugno.

I cittadini sono rimasti scossi non solo dal voto per l’Europarlamento in alcuni Stati membri, ma anche da quello, più recente, per il Parlamento nazionale in Francia. Cominciamo, però, dalla Campania, e non tanto dalle rumorose esibizioni del presidente De Luca, quanto piuttosto dall’altalenante rapporto tra il nostro Sannio e la Giunta regionale.

Non si vuol prendere atto che la Campania non è fatta solo dalla fascia costiera, ma anche e soprattutto dalle aree interne, che rappresentano circa l’80% della superficie regionale. E tutto questo alimenta l’insoddisfazione di buona parte dei Sanniti, che spesso manifestano intenzioni separatistiche verso Napoli, con lo sguardo ad una ipotetica aggregazione al Molise.

Per quanto riguarda il ruolo dell’Italia nell’UE cosa ci dice?

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni batte i pugni sul tavolo di Bruxelles col rischio di essere emarginata, non tanto a causa del rapporto tra l’Italia e l’Unione Europea, ma in conseguenza del colore della maggioranza dei voti italiani per l’Europarlamento: difficoltà d’intesa tra il partito di Meloni e le altre forze politiche in Europa, più che della cooperazione dell’Italia nelle istituzioni comunitarie. Complessivamente la situazione politica è di non facile lettura in vari Paesi membri dell’UE, così come quello che è successo in Francia, con le recenti elezioni nazionali. A distanza solo di un mese, gli elettori francesi fanno passare dalla prima alla terza posizione il partito di estrema destra.

Dunque i cambiamenti che si registrano a livello nazionale non restano poi senza incomprensioni a livello europeo, vero?

Certamente, tali cambiamenti non sempre sono compresi in Europa. Così come non sono del tutto comprensibili certi cambiamenti di condizioni e di prospettive nella nostra regione. Difatti, se ci soffermiamo sulla linea assunta negli ultimi mesi dal primo giornale meridionale, Il Mattino, dobbiamo cominciare a credere che la Campania non è più quella regione disordinata, improduttiva ed impoverita di sempre; siamo nel pieno di un “cambio di paradigma”, al quale il quotidiano da oltre un mese dedica diverse pagine con grandi titoli.

Quindi, da qualche anno, le cose in Campania sarebbero modificate in positivo, sebbene quasi nessuno se ne sia accorto prima che iniziasse il bombardamento del quotidiano con titoli di questo tipo: “Il sogno della rinascita è diventato realtà... Napoli, vola il PIL pro capite superiore alla media nazionale... Il Sud cresce più del Nord... Export, il Sud vola... La conferma dell’Istat: Mezzogiorno locomotiva...”.

Difatti da oltre un mese Il Mattino ci sta inondando di note e di cifre che non riguardano, però, il territorio e l’economia della Campania interna. Non un titolo, non una frase su Avellino e Benevento, dimenticandosi che i territori della dorsale appenninica rappresentano circa l’80% del territorio regionale.

Si tratta di territori, quelli appenninici, che danno non poco alla regione senza quasi nulla ricevere. Se i monti alifani, sanniti, irpini e cilentani smettessero di donare acqua, energie rinnovabili e tanto altro, come vivrebbero le popolazioni e l’economia dell’altra parte della regione? Eppure il cosiddetto “cambio di paradigma”, esaltato da Il Mattino, non riguarda l’Appennino campano!

Questa mancata attenzione si aggiunge a quella più volte sollecitata agli organi regionali...

Anche il governatore De Luca, con i suoi rumorosi discorsi si preoccupa del rapporto tra il Governo nazionale e la Campania, genericamente, senza mai fare alcun riferimento alle aree interne, che vengono utilizzate soltanto come spazio di attraversamento delle grandi infrastrutture viarie che debbono collegare velocemente le due coste, tirrenica ed adriatica, e non come territorio d’insediamento di varie opere medie destinate a rianimare le zone interne e non soltanto ad occuparle e sfruttarle come spazio di attraversamento.

Quale deve essere la prospettiva...

Quando si parla di cambio di paradigma non si tiene conto di quell’80% della regione che non ha bisogno di assistenza, ma ha il diritto di valorizzare ed impiegare le sue risorse naturali, energetiche e produttive. È vero che l’Europa, come rivendica la presidente Meloni, deve tener conto delle potenzialità e delle esigenze di tutti i Paesi che la compongono, a prescindere dal colore politico dei relativi governi in carica, ma è anche vero che la Campania non può limitarsi a donare le briciole alle province interne, per dedicarsi solo alla fascia costiera ed in particolare all’area metropolitana che, benché abitata dal 55% della popolazione campana, rappresenta meno del 10% della superficie regionale.

Però come l’Italia non ha la possibilità né la convenienza di uscire dall’Unione Europea, così pure il Sannio dalla Campania.

Verissimo, però sia l’Unione Europea verso l’Italia, che la Campania verso il Sannio, debbono comportarsi da madre e non da matrigna. Se guardiamo al rapporto tra i due spazi territoriali, quello costiero e quello collinare e montano-appenninico, non è difficile constatare che le aree interne danno tanto al resto della Campania, in cambio di quasi nulla. È molto più grave del rapporto tra lo Stato italiano e l’Unione Europea: non sono possibili paragoni. L’Italia ci guadagna molto con la sua adesione all’Unione Europea; non altrettanto, per molti versi, il Sannio dopo la nascita della Regione Campania.

Per quanto riguarda la presenza dell’Italia in Europa, la Presidente Meloni non sembra soddisfatta, forse a causa della ripartizione dei poteri nelle istituzioni europee, ma non altrettanto potrà dire per quanto riguarda la ripartizione dei fondi comunitari, come il PNRR, che vedono l’Italia in prima linea.

L’Italia è in prima linea nella distribuzione dei fondi europei, non altrettanto il Sannio in Campania, e non per il fatto che sia una piccola provincia. Per chiudere possiamo dire che l’Europa, se vuole stabilire un rapporto positivo ed integrativo con l’Africa, attraverso il Mediterraneo, secondo la logica del Piano Mattei, ha bisogno dell’Italia; così come la Campania, se vuole essere una delle massime Regioni italiane, e non solo per ampiezza geografica e popolazione residente, ha bisogno di valorizzare le aree appenniniche.

MARIA GABRIELLA FUCCIO

ANNAMARIA GANGALE

GIUSEPPE CHIUSOLO