Sindaco chi? E' bagarre per le candidature In primo piano
Onorevole Del Basso De Caro, sulle colonne di questo giornale l’on. De Girolamo ha riferito che lei ha voluto le primarie per “fregare” il sindaco uscente, Fausto Pepe. È davvero così?
«No, assolutamente. Le primarie sono lo strumento attraverso il quale si dà la parola ai cittadini: non sono né il giudizio universale, né una resa dei conti».
Deve ammettere, però, che lei tempo fa si espresse per una riconferma del Sindaco quale candidato naturale di tutto il centrosinistra…
«Non rinnego quelle dichiarazioni. Tuttavia, considero che a tutto vada anteposto il pluralismo delle idee e la ricchezza di un confronto, che è sempre occasione di crescita civile e democratica della comunità».
Ora corre voce, invece, che lei sta lavorando per un’alleanza del tutto incredibile: nientedimeno che con i finiani del senatore Viespoli, ovvero un suo avversario storico. È possibile mai una cosa del genere?
«Premettendo che le decisioni del Partito Democratico non sono nelle mani di una sola persona, ma di un numeroso, forte ed autorevole gruppo dirigente abituato al confronto nelle sedi proprie, penso che non si possa non partire dall’attuale coalizione che governa il Comune di Benevento dal 2006 e che dovrà governare l’Amministrazione Provinciale fino al 2013. Credo anche che l’evoluzione politica nazionale vada seguita con grande attenzione anche in sede periferica. In ogni caso, discorsi di tal genere mi paiono prematuri. Ribadisco che qualsiasi decisione, anche di ampliamento del quadro delle alleanze, dovrà essere frutto di consapevole scelta dell’intera coalizione e non appannaggio di un solo partito politico».
È vero che in questa ipotetica cordata, entrerebbero anche i popolari dell’on. Mastella?
«Alle domande di pura fantasia non posso dare risposte concrete. Io sono per la democrazia dell’inclusione. Il Partito Democratico lavorerà per la costruzione di un quadro di alleanze forte e credibile poiché non siamo chiamati solo a vincere, come francamente auspichiamo, bensì a governare: esercizio, quest’ultimo, assai più complicato senza programmi seri ed alleanze coese».
E il candidato Sindaco di questa “strana” coalizione, chi potrebbe essere?
«Lei continua a partire da una premessa sbagliata sicché la risposta non vi può essere. Il percorso che il Partito Democratico ha deciso prevede la costruzione dell’alleanza di governo, l’adesione programmatica e, da ultimo, le modalità ed i criteri di scelta del candidato sindaco. Stiamo, dunque, ancora verificando le premesse politiche e lei vorrebbe che io giungessi ad una conclusione evidentemente molto affrettata. In questa fase, occorrono prudenza, buon senso, equilibrio, nervi saldi perché la partita è appena agli inizi».
Ma lasciamo da parte queste voci…ormai si va verso le primarie, già decise e calendarizzate dal PD. Ma come funziona la cosa: chi avrà più voti, sarà automaticamente il candidato sindaco?
«La Direzione Nazionale del PD ha stabilito, in tutta Italia, la data del 23 gennaio 2011 per lo svolgimento delle primarie. Ciò non significa che le primarie siano inevitabili ed in ogni caso non le stabilirà il PD da solo. Se non vi dovesse essere convergenza unitaria su un solo candidato, probabilmente la coalizione si determinerà in tal senso proprio per offrire alla cittadinanza la possibilità d’individuare un candidato largamente condiviso e non qualcuno eletto nelle segreterie dei partiti».
Mi dica la verità: ma non l’intriga l’idea di scendere in campo in prima persona?
«Sono incompatibile perché eletto pochi mesi fa in Consiglio Regionale e, per la verità, mi intriga molto di più lavorare in quel consesso per la mia Provincia e per la città di Benevento che ho l’onore di rappresentare».
Sempre su queste colonne l’on. De Girolamo del PDL ha dichiarato di considerarla esponente di una generazione che “ormai ha fatto il suo tempo e deve andarsene a casa per far posto ai giovani”: cosa risponde?
«Ho già risposto alla “rottamazione” invocata dall’on. De Girolamo. Ho anche dichiarato che il livello di consenso viene misurato dal suffragio universale e, su questo terreno, sono molti chilometri davanti all’on. De Girolamo. Nella mia vita professionale e politica, all’interno dell’Ordine degli Avvocati come del Partito ho sempre, concretamente, valorizzato i giovani e le donne a condizione che il dato anagrafico non venisse considerato svincolato dalla vivacità intellettuale e culturale e dalla passione che deve accompagnare ciascuno di noi nelle attività pubbliche nelle quali immaginiamo d’impegnarci. L’assenza di queste doti minime, produce soltanto autoreferenzialità e supponenza».
Deve convenire, però, caro onorevole, che la classe dirigente di questi ultimi 50 anni nel suo complesso non ha certo brillato se è vero che questa nostra Città non ha avuto uno sviluppo adeguato.
«Ne convengo senz’altro. Ma per classe dirigente non può intendersi solo il ceto politico ma anche quello imprenditoriale e le libere professioni: ciò che comunemente viene definita “borghesia”. A Benevento scontiamo, da anni, l’assenza di un progetto idoneo a definire l’identità della Città ed al tempo stesso la presenza di un ceto burocratico- parassitario tetragono al cambiamento, indifferente al rinnovamento in qualsiasi forma e tutto ripiegato su se stesso. È la grande colpa collettiva di una Città che non sa essere all’altezza della sua nobile tradizione e cerca disperatamente di aggrapparsi al demiurgo che, ciclicamente, si propone come… salvatore della Patria! Occorrono, invece, prese di coscienza collettive, severe autocritiche ed uno spirito solidale del tutto estraneo alla nostra tradizione civica».
Cosa si potrà ancora dire ai giovani che non trovano lavoro e sono esasperati? Lei come vecchio socialista, sensibile a queste problematiche, come vive il loro dramma? (converrà che di dramma si tratta…).
«Se c’è un pensiero che sinceramente mi rattrista è quello che riguarda i giovani e l’assenza di prospettive. Assistiamo malinconicamente al declino della comunità perdendo ogni anno centinaia di laureati che lasciano Benevento ed il Sannio per mancanza di utile occupazione. La crisi, evidentemente, viene da lontano ed investe il pianeta, ma qui da noi è più acuta in quanto interviene su un organismo molto debilitato, privo di difese immunitarie e perciò stesso esposto alle epidemie. Oggi, più che mai, è necessario stare tutti uniti, al di là degli schieramenti e delle appartenenze, per combattere una grande battaglia per l’affermazione di un diritto costituzionalmente protetto qual è quello al lavoro ed al riconoscimento della dignità di ogni persona. È necessario, su un tema del genere, non dividersi perché non ce la faremmo mai. Coloro che hanno, a vario titolo, responsabilità nella guida dei processi stiano insieme per definire un serio e credibile progetto di riscatto economico e sociale della nostra comunità e per dare alle giovani generazioni un futuro di dignità e di lavoro in questo territorio. E non in altri».
Ora lei è alla sua prima esperienza regionale. Che aria tira a Santa Lucia? Il presidente Caldoro, già socialista come lei, come se la sta cavando?
«Tira un’aria di crisi che si atteggia talvolta nelle forme della rassegnazione, tal altra nella disperazione ed altre ancora nelle forme della rabbia. Vale anche per la Campania il ragionamento che ho fatto per la mia Provincia: senza un grande sforzo di buona volontà, che sappia anteporre agli interessi di parte, pur legittimi, il bene comune, la Regione non si salverà perché è destinata nel breve periodo a trasformarsi in una bomba sociale. Il Presidente Caldoro è persona perbene ma troppo osteggiato dai suoi attuali compagni di cordata, che hanno posto una pesante ipoteca sulla sua attività di governo, sulle scelte di territorio e sulla gestione degli affari correnti. L’implosione del PDL potrebbe, in un tempo non lontano, offrire al presidente Caldoro opportunità nuove e diverse ed è dinanzi alla sua sensibilità decidere se continuare a vivere in ginocchio, genuflesso dinanzi a Cosentino e Cesaro, o combattere in piedi una grande battaglia per lo sviluppo, per la democrazia e per la “legalità” di molte parti del territorio campano ove questa parola talvolta appare compressa».
Purtroppo, recentemente, invece dei giovani abbiamo dovuto occuparci dell’immondizia. Ora a che punto siamo? Come Sannio possiamo stare tranquilli o continueranno a sversare nelle nostre discariche i rifiuti di Napoli?
«La legge regionale n. 4 del 2007 e quella statale n. 26 del 2010, hanno stabilito la provincializzazione del ciclo dei rifiuti. Se questo principio verrà rispettato, non avremo nulla da temere. In caso contrario, non mi sentirei tranquillo. In ogni caso continuerò, come credo di aver già fatto, a difendere il nostro territorio con l’augurio che le città ove la raccolta differenziata non raggiunge i limiti minimi di legge, tra cui purtroppo Napoli, imparino a rispettare le leggi e con esse i principi minimi di civiltà».
Lei è d’accordo con il principio della “provincializzazione”? Se sì, vale solo per i rifiuti o deve valere su tutto?
«Per i rifiuti ho già detto innanzi. Vale anche per i trasporti ed innanzi tutto dovrà valere per l’uso delle risorse idriche. In tal senso, rivolgo un forte appello ai settantotto Sindaci del Sannio, a prescindere dalla loro appartenenza, per difendere gli utenti della nostra provincia dall’ennesimo tentativo di rapina che vorrebbe perpetrarsi in loro danno attraverso la proposta di affidamento del servizio idrico all’Alto Calore Servizi SpA. Sarebbe una scelta demenziale, scellerata e contraria agli interessi dei sanniti, che pagherebbero i canoni da due a tre volte in più, affidandosi ad una società che ha il cuore ed il cervello in Irpinia e che farebbe ricadere sui nostri comprovinciali i costi di una gestione clientelare della società. Nessuno, nemmeno De Mita, può pensare di prescindere dalle istituzioni del Sannio rappresentate dai Sindaci, dal Presidente dell’Amministrazione Provinciale e da una lunga schiera di amministratori che sicuramente sceglierà di difendere Benevento da un chiaro disegno egemonico portato avanti con totale spregiudicatezza da chi, per mezzo secolo, ha immaginato che fossimo un territorio da colonizzare. Anche in questo caso l’iniziativa più giusta da prendere è quella di stare uniti e di combattere una buona battaglia per una giusta causa».
GIUSEPPE CHIUSOLO