Tavolo per l'Europa, Costanzo: ''Meno Europa o più Europa? Come e perché'' In primo piano
In questo quarto ed ultimo confronto dialogico pre-elettorale (il quinto lo faremo a commento dei risultati elettorali) ci siamo soffermati con Roberto Costanzo su alcune dichiarazioni e proposizioni fatte dai leader politici italiani impegnati nelle elezioni europee: dichiarazioni e proposizioni volte a realizzare meno o più unità europea. Come fare per portare avanti l’uno o l’altro proposito? Non sempre i nostri leader sembra che si pongono questi problemi. E allora chiediamoci se se li pongano i cittadini sanniti se pensano di andare a votare...
La mia prima impressione, esordisce Costanzo, è che un po’ tutti non guardiamo a queste elezioni per analizzare o rianimare il percorso iniziato settant’anni fa dall’integrazione europea, quanto piuttosto per misurare e confermare lo spazio elettorale del proprio partito, in Italia e in provincia. Unione Europea vista non come una casa comune, da consolidare e rendere più efficiente, quindi più vivibile, quanto invece come una specie di condominio in cui ogni inquilino pensa solo a se stesso, a come competere, ma non a come cooperare con l’altro.
Il direttore Maria Gabriella Fuccio fa subito questa riflessione: ci sono capi partito che affermano “più Italia e meno Europa”, altri che dicono “l’Italia deve cambiare l’Europa”. Quale dovrebbe essere il ruolo del nostro Paese sullo scenario europeo? Frenare o accelerare?
Noi dobbiamo chiederci: in che senso vogliamo cambiare questa Unione Europea? Non ci piace l’abbattimento dei confini tra i 27 Stati membri? Non ci piace la libera circolazione di persone, merci e capitali? Non ci piace il mercato unico? Non ci piace la moneta unica? Per non parlare dei finanziamenti europei alle regioni più svantaggiate o degli interventi straordinari come quelli del periodo post Covid, del tanto decantato PNRR, che porta in Italia centinaia di miliardi di euro, che rappresentano un aiuto finanziario quattro volte superiore al Piano Marshall di 75 anni fa. Chiediamo ai nostri padri cosa significò il Piano Marshall in quel periodo del dopoguerra, così potremmo spiegare ai ragazzi di oggi cosa significhi il PNRR dopo la pandemia.
Intanto Giuseppe Chiusolo fa notare che i tempi attuali sono già molto diversi da quelli di 50 anni fa.
Certamente - risponde Costanzo - al punto in cui siamo arrivati, tenendo conto del mondo in cui viviamo, che è diverso non solo rispetto a quello di ottant’anni fa ma anche rispetto a quello che era dieci anni fa: tutto è diverso. La Russia di oggi non è più quella del secolo scorso; così pure gli Stati Uniti, con il rischio del ritorno di Trump; come pure la Nato è diversa rispetto al Patto Atlantico. E che dire della Cina di oggi e quella di domani. E presto avremo a che fare anche con la nuova potenza indiana, prima nel mondo non solo per numero. In questo nuovo mondo come dovremo confrontarci, competere o interagire: noi italiani o noi europei? Possiamo farlo come singoli Stati europei? Con quali risultati?
Interviene a questo punto Annamaria Gangale chiedendosi se l’Italia, pur non essendo un piccolo Paese, non possa confrontarsi e competere, da singolo Stato, con la Cina, la Russia, l’India, l’Africa di domani?
E Costanzo risponde brevemente che anche l’Unione Europea, così come è oggi, non potrebbe competere con i grandi del mondo. Deve tendere a diventare una vera federazione di Stati se vuole essere anch’essa una grande sullo scenario mondiale.
A questo punto s’inserisce il direttore Fuccio con questa domanda: l’Europa, a suo parere, arriverà ad avere una difesa comune?
È difficile realizzare la difesa comune, sebbene il costo di un unico esercito europeo, sarebbe molto inferiore al totale degli attuali costi nei 27 Stati membri. Un unico esercito europeo non piace ai fabbricanti di armi, è difficile farlo ma comunque necessario. Gli italiani che parlano di cambiamento, in Europa e dell’Europa, perché non si pronunciano su questi vitali problemi?
E qui Chiusolo ritorna al discorso del cambiamento, quello immaginato e quello possibile. Costanzo s’inserisce dicendo...
Quanti di noi andranno a votare con queste preoccupazioni e non per vedere se quel partito riesca a superare il 25% dei voti espressi o per verificare quali liste sapranno raggiungere il 4% per conquistare qualche seggio al Parlamento di Strasburgo. Da ogni parte si prevede e si suppone una scarsa affluenza di votanti. Ma se i partiti, non dico le liste improvvisate, si fossero soffermati su quello di buono, che non è poco, che comunque è riuscita a fare l’Unione Europea - integrazione di 27 Stati nazionali con libere e democratiche scelte, senza aggressioni e occupazioni belliche - caso unico nella millenaria storia del mondo. In questi 70 anni certamente sono stati commessi anche errori, ritardi ed abusi, quale sarebbe l’attenzione della gente a queste elezioni? Rispetto a questi inconfutabili realtà, quale sarà l’attenzione della gente in queste elezioni? Gli isolazionismi e gli antagonismi nazionali ci hanno portato almeno due catastrofiche guerre mondiali nel secolo scorso: guerre che possono ancora interessare i fabbricanti di armi, ma non l'attuale generazione e le prossime, dell'Italia, dell’Europa e del mondo.
Concretamente che possibilità hanno i due candidati sanniti, Sandra Mastella e Luigi Barone, chiede Annamaria Gangale? Ed ecco la risposta di Costanzo.
Personalmente rispetto tutti i candidati, anche quando non condivido la loro storia politica. La lista Stati Uniti d’Europa è una lista che al 70% ne condivido l’impostazione europeista; io sono un sostenitore dell’Europa federale da quando avevo 16 anni: prima di iscrivermi alla Democrazia Cristiana mi iscrissi alla Giovane Europa. Detto questo, si capisce perché chi viene a parlare in termini europeisti mi suscita attenzione. Mentre verso un partito come la Lega, che si presenta promettendo “meno Europa”, si capisce la mia posizione. Massimo rispetto per i singoli candidati, ma qui stiamo parlando del Parlamento europeo e non del Consiglio comunale di Ceppaloni.
Altro tema importante di questa campagna elettorale, a volte divisivo, è l’ambiente. Si può arrivare ad una sintesi tra le diverse posizioni -rileva Chiusolo. E Costanzo replica.
L’ambiente e l’utilizzazione dei suoli, con l’obiettivo di tutela del paesaggio e del clima, rappresentano un problema reale. L’Unione Europea su questa materia sta discutendo, prendendosi anche delle critiche, perché in alcuni casi si sta esagerando con il Green Deal; ma sulle finalità sostanziali, no: è necessario difendere l’ambiente, difendere il territorio non solo come terreno produttivo, ma in senso generale. Purtroppo quello che fa l’Unione Europea per la transizione ecologica, per la tutela della salute umana, dell’ambiente e del paesaggio, non trova riscontro in altre parti del mondo. Certe esigenze, così come si fa nel Parlamento europeo, andrebbero affrontate a livello di ONU. Gli agricoltori europei protestano contro gli eccessi del Green Deal, non perché siano insensibili alla tutela ambientale e alla salute umana, ma soltanto perché certi controlli e sacrifici non possono essere imposti solo all’agricoltura europea.
E Annamaria Gangale fa un’ultima riflessione: giovani e politica, sembra esserci uno scarso interesse da parte loro per queste elezioni. È davvero così?
E questa è la risposta conclusiva di Costanzo.
Debbo dire, con dati di fatto, che durante e dopo la mia esperienza di parlamentare europeo ho sempre cercato di confrontarmi con i giovani, sia universitari che di scuola media. Non sono mai rimasto deluso. Qualche giorno fa ho avuto modo di assistere agli interventi di tre studenti liceali ad un convegno, presso il Centro Studi del Sannio, con il seguente tema:“Europa, aree interne e futuro. In dialogo con i giovani”. Quei tre ragazzi, non esagero, mi hanno dato una lezione di storia e di politica. Magari gli attuali candidati all’europarlamento si esprimessero come loro... mi piace chiudere questi nostri incontri dialogici preelettorali con una frase della dichiarazione della Commissione delle Conferenze episcopali europee: “Il progetto d’integrazione europea nasce dalle ceneri delle terribili guerre che hanno devastato il nostro continente nel secolo scorso, provocando immenso dolore, morte e distruzione. È stato concepito con l’intento di garantire pace, libertà e prosperità”. (Parte 4ª - Continua)
MARIA GABRIELLA FUCCIO
ANNAMARIA GANGALE
GIUSEPPE CHIUSOLO
Link 2ª parte: https://www.realtasannita.it/articoli/in-primo-piano/tavolo-per-leuropa-costanzo-ue-al-pari-di-usa-russia-cina.html
Link 3ª parte: https://www.realtasannita.it/articoli/in-primo-piano/tavolo-per-leuropa-costanzo-occorre-coltivare-la-terra-non-abbandonarla.html