Tra i migranti possono nascondersi i terroristi In primo piano
A fronte degli incontenibili sbarchi sulle coste siciliane e calabresi di migranti provenienti dal Medioriente e dall’Africa, cresce il sospetto che non si tratti soltanto di rifugiati in cerca di asilo o di profughi in attesa di trasferirsi in altro Paese europeo, ma anche di clandestini che possono coprire l’infiltrazione di terroristi e delinquenti.
Tutto questo però non giustifica le posizioni di quei ministri che si preoccupano soltanto di organizzare i centri di permanenza per i rimpatri (C.P.R.), come se si trattasse di un fenomeno occasionale, gestibile con misure di emergenza.
Dovremmo rimpatriare quei migranti, ma verso quale Patria? Forse non teniamo conto che questi sono fuggiaschi ormai senza Patria; non sono gli stessi di quei migranti che nel secolo scorso partivano dai nostri paesi rurali, dove molti di loro pensavano di ritornare dopo dieci, quindici anni di lavoro all’estero. Oggi fuggono da una condizione invivibile, e non solo per ragioni economiche.
E’ questa la grande differenza tra i migranti dei secoli scorsi verso l’Ovest e il Nord e quelli di oggi che hanno non solo un’altra geografia ma soprattutto un’altra storia. Ed anche un altro status: spesso non si tratta di uomini in cerca di occupazione, ma di ragazzi, bambini, madri incinte, che cercano un altro modo di vivere.
Dovremo convincerci che ogni secolo ha il proprio tipo di migrazione. Quella di oggi sembra meno decifrabile e quindi meno governabile, ma sbaglieremmo se la giudicassimo diversa solo perché, nei secoli scorsi, noi del Sud Italia la guardavamo da una posizione di partenza e non di arrivo. Oggi invece la guardiamo anche con un eccesso di diffidenza che non ci onora, sia come sanniti che come meridionali, anche perché, sebbene una certa politica oggi finga di non accorgersene, d’ora in avanti i movimenti migratori intercontinentali e intracontinentali saranno sempre più incontenibili e di difficile controllo.
Forse, come dice Ferruccio Pastore, nel suo libro “Migramorfosi”, anche noi italiani non potremo fare a meno di nuova immigrazione: altro che emergenza da affrontare con i C.P.R. Quindi il problema non è solo quello di come respingere gli irregolari ma innanzitutto di come accogliere ed includere i regolari, ovviamente non in massa e non senza limiti. Ma certamente senza ghettizzarli in quartieri degradati ed emarginati.
L’INPS ci dice che ne abbiamo bisogno ma non sappiamo stabilire dove e come inserirli.
Occorre un’accoglienza volta all’inclusione ed alla convivenza. Forse a questo ha pensato il Presidente Mattarella quando ha parlato del “potenziale degli studenti figli dei migranti”.
Se guardiamo a quello che hanno dato, oltre a quello che hanno ricevuto i nostri emigrati nelle Americhe, in Australia e nel Centro-Nord europeo, possiamo capire che le migrazioni di oggi, se ben governate, possono rappresentare un fenomeno naturale più che accettabile: non un’emergenza da cancellare, ma uno “snodo cruciale di un futuro inevitabile”.
Riconoscere il ruolo positivo degli immigrati in Europa non significa cedere all’esterofilia, ma neanche all’esterofobia. Non dobbiamo dimenticare il servizio delle badanti straniere che liberano le donne italiane di alcuni umilianti lavori domestici.
Mi si dirà che tra i migranti si possono comunque annidare trafficanti, terroristi e delinquenti di vario tipo: difatti noi campani non possiamo dimenticare che il massimo gangster del secolo scorso, Al Capone, era figlio di emigrati di un paese della nostra regione.
Ormai è certo che anche tra i cosiddetti neomelodici napoletani possono annidarsi primari camorristi. Ed allora che dobbiamo fare? Mettere fuori legge o sotto controllo tutti i neomelodici?
Dobbiamo convincerci che ormai le migrazioni sono un fenomeno planetario inarrestabile. Non un’emergenza.
ROBERTO COSTANZO