Troppi buchi neri lungo il Corso In primo piano

I report sulla crisi economica sono ogni giorno più preoccupanti e non c’è settore industriale, commerciale e sociale che non sia stato coinvolto in una delle maggior sciagure finanziare di tutti i tempi. Se è vero che l’economia europea e quella nazionale sono in affanno, è anche vero che a risentire maggiormente degli effetti negativi sono le realtà già provate da decenni di arretratezza ed esclusione imprenditoriale come le regioni del sud Italia.

Purtroppo neanche il Sannio è sfuggito a questo trend negativo e anzi, è proprio nelle vie dei nostri borghi e nelle nostre città che le teorie e i modelli macroeconomici si materializzano e diventano più che reali. In ogni telegiornale o talk show decine di esperti e opinionisti dibattono su rimedi e soluzioni, più o meno valide: si parla di snellimento della burocrazia, di incentivi, di aiuto ai mercati, ma è nelle saracinesche abbassate definitivamente che si infrangono tutti quei progetti su carta che non diventano mai realtà. Nelle lungaggini delle discussioni più bizzarre e fantasiose, tra chi propone una cosa e chi desidererebbe l’esatto opposto, decine di imprese hanno chiuso, e questa volta, non solo per la paventata e controversa pausa festiva obbligatoria.

A fare le spese di questa inerzia generale non sono state solo le attività recenti, fisiologicamente sempre più esposte ai rischi dell’insuccesso, ma anche quelle realtà che i beneventani considerano storiche: quei negozi e quelle aziende da sempre presenti nei locali fronte strada, e che sono entrate tanto nell’immaginario comune, da essere utilizzati come punti di orientamento: siamo sotto da…, ci vediamo vicino a…!

La chiusura, da danno economico del titolare, diventa un danno per tutta la collettività trasformando e sfilacciando drasticamente e irrimediabilmente il tessuto sociale della comunità.

Le insegne luminose che per anni hanno plasmato la geografia cittadina, più della toponomastica “ufficiale”, spegnendosi hanno privato ognuno di noi di quei riferimenti così cari e rassicuranti ed è forte il senso di smarrimento che si percepisce nelle strade.

Nomi antichi che per decenni ci hanno fatto compagnia, oggi non ci sono più e chi non ha chiuso definitivamente si è spostato in zone periferiche con affitti meno esosi e proprio le richieste elevate da parte di alcuni proprietari, unite agli incassi sempre più ridotti, hanno fatto si che il centro storico si spopolasse nell’impotenza e nell’indifferenza generale.

Esempio lampante non può che essere il corso Garibaldi, forse una delle vie più conosciute e frequentate in città, che si è tristemente spopolato e lentamente ci siamo abituati alle decine di vetrine vuote.

Con il Natale in arrivo si noterà ancora di più il colore triste delle serrande e se passeggiare nel periodo di festa, con i negozi decorati dagli esercenti e le vie addobbate dal comune e dai vari comitati di quartiere era una gioia per tutti i beneventani, oggigiorno le luci sono sempre di meno e si affievoliscono come candele ridotte allo stoppino; le strade scintillanti sono solo un lontano pensiero e li dove era un piacere camminare con la compagnia di chi era intento a fare acquisti, ora è tutto buio, scuro, chiuso!

Se da un lato le grandi catene hanno fagocitato i piccoli mercati rionali e lo shopping elettronico è ormai l’abitudine di molti, dall’altro lato c’è anche il segnale di una città sempre più vuota di quelle persone che con le loro esigenze e necessità tenevano viva l’economia del Sannio.

Il fallimento di molte attività è in parte dovuto ad anni e anni di emigrazione meridionale che hanno svuotato quel bacino di clienti-consumatori, da intendersi non come massa acritica e consumista, bensì come tassello fondamentale di tutto un ecosistema delicato e fragile che fa incontrare la domanda con l’offerta. Interrottosi il flusso economico, proprio come accade in natura con i fiumi, tutto ciò che da esso traeva beneficio si è seccato trasformando quelle vie che un tempo fiorivano rigogliose, in un triste deserto. Nell’era di internet e degli smartphone gli acquisti si fanno dietro uno schermo con la velocità di un click e se questo ha in qualche modo semplificato le cose, è anche vero che ci ha fatto perdere quel contatto diretto con il quartiere, l’incontro con il vicino di casa o la chiacchiera con il conoscente e ci ha, nostro malgrado, resi tutti più soli ed estranei.

ANTONINO IORIO

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