Una piazza degna per De Gasperi In primo piano
La fonte municipale che spara nominativi per la intitolazione di strade, incroci, muretti e giardini ha deciso che una palazzina lungo il Viale Principe di Napoli, destinata ad ospitare una piccola succursale di Palazzo Paolo V ( pur esso svuotato) debba essere intitolata ad Alcide De Gasperi.
Buon senso vorrebbe che ci fosse un criterio meritocratico oggettivo e un riferimento ad un evento che metta in relazione la storia umana del prescelto alla storia della città di Benevento. E allora…
Alcide De Gasperi è stato il più importante statista dell’era repubblicana. Presidente del Consiglio dei primi governi del dopoguerra, si presentò con le pezze in culo ai vincitori della guerra che si stavano distribuendo il bottino e andò a Washington a concordare la “scelta atlantica” che ci ha consentito di rinascere e di far parte dell’Occidente libero e prospero. Oggi nessuno più oserebbe insinuare (come si usava negli anni Cinquanta della nostra fanciullezza) una incerta italianità per il De Gasperi che era stato deputato al parlamento austriaco, quando il Trentino era parte dell’Impero Austro-ungarico.
Quelli che hanno appiccicato (idealmente) il nome di De Gasperi alla frangia del sottotetto della palazzina contenitore di uffici comunali avranno almeno letto le note biografiche preparate dal Comune intestatore. Forse tra le massime cariche occupate dallo Statista mancherà qualche spunto minore per argomentare una “relazione” di De Gasperi con la città di Benevento.
Ve ne sono due.
Alcide De Gasperi venne a Benevento da Presidente del Consiglio il primo luglio 1949 per inaugurare la Prima Fiera Campionaria allestita nello slargo di piazza Risorgimento e negli edifici scolastici (Scuola Elementare Mazzini, Liceo Classico Pietro Giannone, complesso GIL - Gioventù Italiana del Littorio). Travolto il fascismo dall’esito della guerra, la piazza della Rivoluzione che, secondo le idee progettuali degli anni venti del secolo scorso, doveva costituire il cuore di una Città giardino fu ringiovanita col titolo di piazza Risorgimento.
Il Presidente De Gasperi, dopo l’apertura della Fiera e il giro nei vari padiglioni, si portò per la visita istituzionale in Prefettura. Ebbene, dal balcone del Palazzo del Governo, sulla balaustra del quale erano sistemati due altoparlanti a tromba Geloso, De Gasperi non si limitò ai saluti ai beneventani e al lavoro del governo. Volgendo il braccio a destra e indicando la palazzina quasi di fronte, De Gasperi accennò ad una sua breve permanenza di qualche anno prima, ospite della famiglia di Antonio Lepore.
E’ necessario un tuffo nel passato. De Gasperi divenne deputato del Regno d’Italia con le elezioni del 1921. Fu eletto nel collegio di Roma, poiché il “suo” Trentino, dopo l’annessione all’Italia a seguito della “Vittoria” della guerra, era amministrato da un commissariato.
Nel primo governo Mussolini erano presenti due ministri del Partito Popolare. Già nell’aprile 1923, però, i “popolari” uscivano dal governo. La frattura con Mussolini voluta da Sturzo portò De Gasperi a far parte della delegazione di tre parlamentari che, il 10 giugno 1925, i deputati “aventiniani” mandarono dal Re Vittorio Emanuele III per rappresentare l’esigenza di garantire le libere istituzioni della monarchia parlamentare di fronte alle violenze delle squadre fasciste nelle zone calde del Nord Italia. Dopo lo sventato attentato contro Mussolini del 31 ottobre 1926, De Gasperi non ebbe difficoltà a considerarsi uno dei possibili bersagli della vendetta dei facinorosi sostenitori del duce. Costretto a lasciare la casa di famiglia di Borgo Valsugana, girovagò per l’Italia. Cercò di stare alla larga dai territori presidiati dalle squadre fasciste. Un punto di riferimento nel Sud era Giambattista Bosco Lucarelli, il guaio era che a casa dello stimato democristiano a San Martino Sannita chiunque avrebbe scoperto lo “straniero”. Bosco Lucarelli, tenuto presente che capo della polizia (dal 13 settembre 1926) era il sangiorgese Arturo Bocchini, pensò che ospitare De Gasperi corrispondeva a consegnarlo direttamente alla Polizia politica: figurarsi se non venisse in mente a qualche zelante camicia nera di pigliare sul fatto De Gasperi e inguaiare il democristiano barone Bosco Lucarelli.. La missione di ospitare De Gasperi fu affidata ad Antonio Lepore, figura meno appariscente rispetto a Bosco Lucarelli. E Lepore preparò il rifugio. Quando però fu chiaro che era sotto stretto controllo nei suoi movimenti, De Gasperi preferì liberare l’amico Lepore dal suo pesante gravame. Dopo una sosta a Roma, con un biglietto ferroviario per Trieste in tasca, fu beccato dalla Polizia alla stazione di Firenze la notte dell’11 marzo 1927.
Per lui e la moglie si aprì il portone di Regina Coeli. Per il reato di tentato espatrio (il biglietto per Trieste!) la pena fu di quattro anni di reclusione, ridotti a due in appello e poi la cancellati dalla “grazia” del Re con l’obbligo di non muoversi da Roma.
Sono storie che fanno capire come si viveva una volta.
Intitolare qualcosa ad un personaggio come Alcide De Gasperi, tra l’altro tra i fondatori della Unione Europea, sempre con la schiena dritta (niente appoggio dei misini a Roma, contro il desiderio di Papa Pio XII che si vendicò negando a De Gasperii il ricevimento in Vaticano per un anniversario di nozze), è un atto di straordinaria importanza.
Ecco, allora, l’invito al Comune di rivedere la propria decisione. Si intitoli ad Alcide De Gasperi la “nuova” piazza Risorgimento. Se le intenzioni dei progettisti e degli amministratori sono per una riqualificazione estetica e funzionale del “cuore” della città novecentesca, la intitolazione ad Alcide De Gasperi assume un significato profondo. Qui è passata un’ala di storia alla quale soprattutto i giovani avranno di abbeverarsi.
MARIO PEDICINI