Urbanizzare Piano Cappelle In primo piano

E’ in discussione l’autorizzazione, da parte del Comune di Benevento, di una variante al Piano Regolatore per consentire la realizzazione di un complesso all’interno del quale vedrà la luce quello che sarebbe il più grande campo di golf dell’Italia Meridionale. La zona interessata ricade tra quello che resta di contrada Cretarosssa e la campagna tra la provinciale per Apice e l’Istituto Agrario.

L’occasione è propizia per portare all’attenzione degli amministratori, ma anche dei cittadini, la necessità di dare un “volto” al territorio adiacente, noto come Piano Cappelle. Quel che una volta era piana agricola solcata dalla nazionale Appia oggi è una importante area di servizi alle imprese, ma anche ai cittadini. Depositi e magazzini di materiali per l’edilizia, esposizione e vendita di arredamenti, elettricità, igienici, una multisala, una clinica e un centro di riabilitazione, scuole e centri di ricerca, il Museo dell’Agricoltura: tutto questo mobilita un notevole flusso di esercenti e clienti. Il tutto si è organizzato ai lati di quella antica arteria che era la statale Appia in un tratto di un paio di chilometri. Dalla fine della salita del Ponte delle Tavole e fino al Ristorante Pascalucci è un tratto sostanzialmente pianeggiante, lungo il quale i “frontisti” hanno lasciato una sufficiente distanza di rispetto nei confronti della vecchia statale.

Non è problematico, insomma, immaginare un viale a doppia carreggiata per cui risulterebbe (ad occhio) facilmente progettare una viabilità a due sensi di marcia, con marciapiedi e alberate per migliorare la salubrità dell’aria e per il temperamento climatico. La progettazione funzionale di marciapiedi consentirebbe non solo l’esercizio di positivi esercizi fisici, ma soprattutto di scendere e salire dall’autobust urbano sapendo dove mettere i piedi. Oggi gira da quella parti un autobus (il numero 7) che lascia letteralmente “a terra” i temerari che osano scendere in qualche “fermata”. Chi scende oggi dal bus si trova tra le erbacce, ai margini di un canale per la raccolta di acqua piovana (adibito talora anche a deposito di rifiuti).

Dare un “volto” urbanisticamente decoroso e funzionale per il traffico “interno” e di semplice passaggio obbedirebbe non solo a sani concetti di civilizzazione, ma rispetterebbe gli indispensabili standard di sicurezza per automobilisti e pedoni. Si stanno facendo e rifacendo marciapiedi un po’ dappertutto. Ci permettiamo di suggerire a qualche assessore di andare a vedere a Via Valfortore, nella zona dei passaggi a livello, per progettare una buona volta un paio di centinaio di “salvapedoni” in una zona ampiamente (e pericolosamente) trafficata.

Tornando a Piano Cappelle, in realtà andrebbe riqualificata tutta la zona lungo l’asse dell’Appia a partire dalla rotonda di Via Meomartini, per continuare fino al ponte delle Tavole (mettendo se mai in risalto i resti per vecchio ponte) e alla salita che mena a Piano Cappelle. Qualche maggiore difficoltà potrebbe incontrarsi per quest’ultima tratta in la salita, ma le strade di immediato accesso alla città dovrebbero avere (tutte) una funzionalità e un tasso di sicurezza sia per gli automobilisti e sia per i pedoni.

Nel caso di Ponte delle Tavole si tratta dell’accesso in città per chi viene dal raccordo autostradale. Non è assolutamente decoroso il “tono” con il quale la città dà il benvenuto a chi vi giunge. Ancor più paradossale, per chi arriva dalla vecchia nazionale Appia trovare illuminato il tratto in discesa e trovarsi al buio per i tre-quattrocento metri fino alla rotonda Meomartini.

Gli ingressi in città sono i primi biglietti da visita. Urbanizziamo gli ultimi spezzoni di quella che fu isolata periferia. L’esempio dell’autobus urbano è più che eloquente. Sulla linea 7 non ci sale quasi nessuno. Assicurando a chiunque che alle fermate c’è un minimo di sicurezza (leggi, marciapiedi, illuminazione) farebbe aumentare il numero degli utenti, con soddisfazione anche dei contribuenti che pagano oggi l’insoddisfacente servizio.

MARIO PEDICINI