Odori beneventani (di Lucia Gangale) Politica

Anche gli odori sono segno, tangibile, del grado di civiltà di una comunità. E’ sera tarda di un sabato ottobrino, sono appena rincasata dall’odorosa Sagra della Castagna di Cervinara, per poi tuffarmi nella delizia di un mokaccino goloso di una nota pasticceria del capoluogo, che ha le sue origini in quel di Minori, sulla costiera amalfitana… E mi capita sotto gli occhi un bell’articolo del professor Francesco Morante, sul Viale Principe di Napoli, dal titolo, “Il viale degli odori”, postato da poco sul suo seguitissimo blog www.parliamodibenevento.it, dove, oltre a molte curiosità e notizie storiche della città, sono riportate anche bellissime immagini d’epoca della nostra cara città. Un gioiello, se solo fosse tenuta un po’ più pulita di quello che è. Nella bella immagine riportata da Morante, la prima cosa che si nota è che sull’ampio viale, non ancora alberato, non vi è segno alcuno di sporcizia, nemmeno una minuscola carta a terra.

Il Viale, da come lo descrive Morante, è il paradiso dei sensi, in particolare per il tanto bistrattato olfatto: “C’era l’odore del legno - scrive il prof -, che proveniva soprattutto dalla grande falegnameria di Russo. Poi c’era l’odore di mandorle, nocciole, zucchero e vaniglia, che proveniva dal biscottificio Serino ma anche da diversi laboratori che producevano il torrone. In altri periodi dell’anno, intensissimo era l’odore del tabacco che veniva messo ad essiccare. Proveniva soprattutto dal tabacchificio che era in via XXV Luglio, ma anche dalle tante masserie dei dintorni che confinavano direttamente con la città.

Intenso era anche l’odore del vino o di altri prodotti alcolici, visto che i maggiori depositi erano proprio lungo il viale che conduceva alla stazione. E, più ci si avvicinava alla ferrovia, più si percepiva anche l’odore della lavorazione del ferro, che proveniva soprattutto dalle Officine De Caterina, che si mischiava a quello dei lubrificanti e dei combustibili.

Giunti alla piazza, l’odore principe era, ovviamente, quello del liquore Strega, che era prodotto nello stabilimento di Alberti, proprio di fronte la stazione. Mi raccontava un amico che, prima della guerra, quando transitavano i treni che andavano da Roma a Bari, c’erano i carrettini che vendevano bevande e rinfreschi ai viaggiatori, che acquistavano sporgendosi dai finestrini. Un addetto della Alberti aveva l’incarico, qualche minuto prima che arrivassero i treni, di irrorare i binari con una mezza bottiglia di Strega. I passeggeri, affacciandosi ai finestrini, ne percepivano l’odore ed erano così indotti ad acquistarne qualche bottiglia. Tecniche pubblicitarie di una volta”.

Che bello il pezzo di Morante, che, con poche sapienti pennellate, ci restituisce intatta l’atmosfera di questo piccolo mondo antico.

E oggi?

Oggi, oltre al fatto che in città sembra esserci una penuria cronica di operatori ecologici, il Viale in questione, come l’adiacente Via Francesco Paga (quella, per intenderci, su cui si affaccia il Pronto Soccorso del Fatebenefratelli) è la pattumiera della città, dove ogni marciapiede ed angolo di marciapiede è millimetricamente ricoperto di rifiuti vari, forse perché molta gente usa lo stesso riguardo verso casa propria, ed è il luogo dove, oltre che l’odore del pane, del cioccolato, dei liquori, è possibile avvertire il maleodore di tali rifiuti, dei bisogni dei cani randagi e dei mendicanti che stazionano in questi luoghi, chiedendo denaro mentre parlano al cellulare e si connettono pure via smartphone.

Dov’è il signorile, e pulito beneventano di una volta? Ce lo chiediamo in molti…

LUCIA GANGALE

luciagangale.blogspot.com

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