Bollenti litigi post-elettorali Società

Tutti i nodi vengono al pettine” sentenzia Gelsomina. Il riferimento ci appare agnostico. Ma avendoci letto sul volto l’interrogativo, la nostra lavascale specifica... il sesso degli angeli: il proverbio enunciato è di natura politica e cointeressa vinti e vincitori (ammesso che ci sia stato un gruppo vincitore... oltre a quello delle 5 stelle).

Cavalie’, lo so che dopo l’abbuffata della campagna elettorale, a tutti verrebbe voglia di non parlare più di partiti, di lega nord e sud e dell’escopuà ... dell’exploit... insomma di Grillo che è diventato il movimento più votato a Benevento.

Però i partiti che in città hanno pur scalato per il rotto della cuffia un posto al Parlamento (ma la volta scorsa la destra contava quattro deputati e la sinistra due) invece di leccarsi le ferite si beccano tra di loro, come i famosi capponi di Renzo Tramaglino, il promesso sposo di Lucia (Montella).

La “gallinella” più beccata dagli amici di cordata è la riconfermata deputata sannita del Pdl, Nunzia De Girolamo. “Con lei” accusa l’ex senatore Mino Izzo “la destra ha perduto il 50 per cento dei voti”. Izzo, a sua volta, è accusato di avere fatto votare Monti nel suo paese (Airola) dove, invece quella lista ha raccolto soltanto tremila voti, mentre il Pdl con 1.500 voti è risultato al primo posto.

E a dare la croce addosso alla povera Nunzia è anche particolarmente Roberto Capezzone, coordinatore vicario del Pdl, che risulterebbe “cacciato” dalla coordinatrice per avere fatto votare “altri” (anche lui!).

Capezzone rifiuta sdegnosamente l’accusa infamante e, a sua volta - così come Izzo - accusa l’onorevole De Girolamo di essersi isolata nella sua stanza di coordinatrice locale del Pdl, facendo coincidere il partito con la sua segreteria. E, come torre che non crolla, Capezzone resta abbarbicato alla sua carica di coordinatore vicario del partito. Insomma... una specie di separato in casa”.

Chi ha ragione, Gelsomi’?” chiediamo, ammiccando, allo scopo di sentire ulteriori commenti della nostra Politologa.

Cavalie’,” borbotta la nostra interlocutrice, che ha capito dove vogliano andare a parare “non mettete altra benzina sul fuoco!... Non fate il guerrafondaio proprio mentre l’eurodeputata Erminia Mazzoni, indossata la divisa di vigile del fuoco, cerca di gettare acqua fredda sul fuoco della contesa tra la De Girolamo... sola (?) contro tutti gli altri.

Pace, fratelli e sorella!” predica l’ On. Mazzoni, sperando che le parti in causa ritrovino l’unità fosse pure quando lei dovrà ripresentarsi alle urne, magari soltanto (?) come candidata al Parlamento italiano...

E se Atene piange, Sparta non ride. Anche in casa Pd non sono tutte rose e fiori...” ci lasciamo sfuggire.

Cavalie’, non fate d’ogni erba un fascio! “La flessione” dice sinceramente l’onorevole Del Basso De Caro “c’è stata, ma abbiamo retto”. E il sindaco Pepe quasi conferma: “Il Pd non ha vinto ma neppure perso”.

Insomma, i capi della sinistra beneventana cercano di minimizzare la mancata crescita ovvero consolandosi con la conservazione di un certo prestigio elettorale.

Ma qualcuno non ci sta e fa la voce grossa. E’ il caso del segretario provinciale Mortaruolo che per sfogare la delusione di non avere vinto se la prende con l’on. Mario Pepe, reo di avere dato indicazioni di voto per Monti e Casini...

Embè?” commenta Gelsomina “E che si aspettava che Pepe facesse “l’utile idiota” dopo la mancata candidatura?”.

Ma Mortaruolo non si calma. E col dito puntato contro l’onorevole emerito minaccia di espellerlo dal partito.

Non l’avesse mai minacciato. Mario Pepe ritorce la condanna contro il suo denigratore e gli restituisce pan per focaccia: “Io messo fuori dal partito? Ma non mi faccia ridere! Io ne sono già fuori. Piuttosto, dopo gli avvilenti risultati con chiaro regresso di voti, “si dimettesse lui!... Il Pd merita ben altro nocchiero di segreteria...”.

E neppure il sindaco Pepe gode sonni tranquilli. E’ encomiabile la sua fermezza nel volere continuare a stare seduto (forse meglio sarebbe dire: abbarbicato in trincea) sulla massima poltrona di Palazzo Mosti, lanciando programmi di rinnovamento, a partire dalla pianta organica, ovvero dai cinque dirigenti (di cui uno solo di ruolo; gli altri di nomina del sindaco!) che percepiscono tra gli ottanta ed i centomila euro. Occorrerebbe valutarne la conveniente produttività...

In definitiva, chi per un verso, chi per un altro iu casa Pdl e Pd non mancano litigi e battibecchi mentre occorrerebbe unità di intenti per affrontare i problemi sul tappeto, con particolare riferimento alla disoccupazione giovanile imperante.

E fa specie, nel resto della provincia, che i 15 sindaci invitati a partecipare all’incontro per discutere sulla grave “questione idrocarburi” abbiano dato forfait, disinteressandosi dei rischi che si corrono per le eventuali perforazioni del terreno alla ricerca del petrolio.

Diamoci da fare, senza improduttive guerriglie. “Tacete! - si raccomandava nel periodo bellico - Il nemico vi ascolta”. Oggi c’è il nemico (?) grillino...

CLEMENTE CASSESE 

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