Empatismo spirituale - Al Centro LA PACE la mostra di Giovenale curata da Cosimo Boffa Società
Ancora pochi giorni per poter visitare al centro la Pace la mostra del pittore/medico Giovenale Tresca intitolata Empatismo spirituale. Inaugurata il 3 novembre e aperta fino al 16 novembre i visitatori avranno la possibilità di immergersi in un percorso d'arte. Infatti l'artista Giovenale ed il Curatore arch. Cosimo Boffa hanno immaginato un percorso consigliato per il visitatore che ha spesso l'esigenza e la difficoltà, nel visitare le mostre di arte contemporanea, di riuscire a comprenderne il messaggio recondito. L'organizzazione di una mostra è parte integrante del percorso comunicativo dell'opera artistica e di questo e altro abbiamo chiesto al Pittore Giovenale e al curatore Cosimo Boffa.
Giovenale, quali sono le ragioni ispiratrici e le intenzioni che muovono la sua profonda creazione artistica? Non faccio riferimento a maestri o filoni artistici perché sono un autodidatta totale. Produco la mia arte confrontandomi, nel silenzio, con la tela che mi trovo di volta in volta dinanzi. Ogni opera é un gesto espressivo di cui quasi non riesco a individuare la matrice. Sento un parallelo con la mia professione di medico ginecologo, professione che mi ha impegnato per tutta la vita lavorativa; così come medico accompagnavo amorevolmente la venuta al mondo di un neonato, così nella produzione artistica accompagno la nascita di un quadro. Mi sostiene la religiosità che mi coinvolge e mi conduce oltre e dentro la mia produzione creativa, come la fede rappresenta la energia che muove la mia vita nello stesso modo genera la mia produzione artistica.
Arch. Boffa cosa ne pensa delle affermazioni dell'artista? Giovenale non è un artista di avanguardia pur essendo facilmente rapportabile ad esse. Non è un pittore figurativo perché non si trastulla con riferimenti visivi facilmente riconoscibili. Non è un pittore di facile comunicazione, perché non si sforza di individuare intenzioni o messaggi trasmissibili con la sua opera. Non c'è uno sforzo di girare intorno l'immagine, la figura che la vista ci permette di afferrare. Sarebbe in tal caso figurazione o interpretazione della realtà. Quel che ricerca sta dentro l'immagine. Non un fenomeno ottico, non un fenomeno celebrale, ma empatico con la messa in forma di figure oggetti e proiezioni. Dunque, se proprio vogliamo un riferimento lo chiameremmo Empatismo spirituale. Qualcosa che è in sintonia spirituale con l'immagine al punto tale da volerci essere dentro. Ma essere dentro naturalmente il fluire di immagini lo porta a viverle in simbiosi, in sintonia così profonda da regalargli spiragli di luce indelebili. Ciò si spiega e chiarisce il percorso verso la luce che la mostra documenta e che porta alle estreme e irradianti conclusioni.
Giovenale, quali sono le fasi principale della tua ricerca pittorica riconoscibili nelle varie parti della mostra? La mostra ruota intorno a uno spazio centrale dedicato al ricordo di don Emilio Matarazzo. A molti visitatori è nota la figura del sacerdote a cui é dedicata la mostra proprio nel centro di spiritualità da lui voluto ed iniziato. Per alcuni di noi egli rappresenta: il maestro di filosofia liceale, il maestro di vita umana e spirituale, il confidente e per me l'ispiratore. La città di Benevento lo ha conosciuto come prete innovatore e vivacemente impegnato nel sociale. La collocazione centrale della stanza riferita a don Emilio consta di figure che ne attestano la presenza, i vuoti di immagine che ne attestano l'assenza e quindi la interpretazione della sua figura. Le stanze che invece documentano il mio percorso creativo sono riconoscibili con i riferimenti a: a. La stanza dedicata alla tauromachia rappresenta la prima fase della mia produzione artistica e si caratterizza per riferimenti espliciti alla mia terra, ai suoi campi duramente solcati da buoi e aratri. L'empatia totale con quel mondo è riconoscibile, oltre che per i riferimenti visivi anche dalla scelta di tecniche e materiali di chiara derivazione agreste e per certi versi rapportabili ai disegni delle caverne primitive. b. La stanza dedicata alla fase dei riferimenti evangelici rappresenta la fase successiva che contribuisce a sciogliere la conflittualità con quel mondo agricolo, per sublimarlo in immagini di chiara derivazione religiosa. Vi ho riconquistata una pace interiore con riferimenti alle vicende salvifiche della fede. Le forme sono astratte e geometriche, i colori sono chiari e festosi, la composizione delle immagini è chiara ed equilibrata. c. La stanza successiva documenta un percorso verso l'astrazione, un processo di liberazione dai vincoli della rappresentatività figurativa. L'immagine diventa infatti astrazione geometrica, libera composizione delle figure con colori forti e primari tutto ricomposto in un gioco liberatorio. d. La stanza successiva documenta la fase dell'intreccio tra astrazione e riferimento evangelico attraverso l'uso della luce. Il messaggio biblico diventa proiezione di fede e di esperienza luminosa. e. La stanza dedicata alla gioia rovescia le posizioni. Le forme costruite con materiali di risulta di vita quotidiana composti in una cornice/quadro diventano parte di una proiezione della luce verso un fondo. Noi dobbiamo ritrovarci su quelle pareti e afferrare le luci percependone il messaggio di gioia che ne può derivare. I colori cupi e tenebrosi della tauromachia si sono elevati attraverso un percorso di astrazione verso luci di gioia.
Arch. Boffa per concludere come sintetizzerebbe la produzione artistica di Giovenale organizzata in questa mostra? Nei quadri del nostro autore si vedono forme, colori, luci e perfino cornici (esse stesse parte della creazione) che volteggiano libere nello spazio. A primo acchito sembrano prive di senso: forme, geometrie, reti, materiali in libera ed autonoma composizione, che svolazzano sulle tele e nelle sobrie cornici che fanno i suoi quadri. Giovenale é in quelle forme e composizioni mentre volteggia nella sua profondità. Una ricerca di profondità che esige dedizione, concentrazione e immersione nel buio del profondo. Il percorso di Giovenale si dirige verso l'infinito, sperimentando il linguaggio della fede e il bisogno di Dio. Giovenale dopo aver liberato il suo mondo originario con le forme e i colori della sua arte inizia un percorso di semplificazione, di riduzione all'essenza fatta di riferimenti assoluti, geometrici. Infatti, il percorso si fa astratto e si riduce a geometrie e sprazzi di luce. La comprensione più profonda dell'opera di Giovenale si basa sulla lettura multidirezionale che va effettuata sia in successione che per aggregazione sintetica dei valori citati.
NICOLA MASTROCINQUE
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