Il boom dei 'Compro Oro' esplode anche a Benevento Società

Stanno invadendo le strade e i rioni della città di Benevento dei minuscoli quanto scarni negozietti dove l'unica cosa ad attirare gli sguardi è l'insegna mastodontica che a caratteri cubitali annuncia “Compro Oro - Pago in Contanti”.

Complice la crisi economica ed il rialzo del prezzo del nobile metallo - che negli ultimi cinque anni è lievitato del 160% - si sta verificando una corsa per vendere i propri preziosi.

L'oro, si sa, è un bene rifugio e oggigiorno sono sempre di più le persone che trovandosi in difficoltà decidono di rinunciare a collier, braccialetti, orecchini e quant'altro per rimpinguare un po' il portafogli e fare fronte alle spese.

All'alba del terzo millennio, dunque, sono loro - i Compro Oro - il fenomeno commerciale tutto italiano che nel giro di breve tempo ha subito una vera e propria impennata (tanto da far sbiancare persino 100% Brumotti che di scalate e di impennate con la sua fedele bike se ne intende) arrivando a contare da nord a sud dello Stivale circa 30mila punti vendita per un giro d'affari che muove non meno di 500 tonnellate di oggetti preziosi all'anno pari a oltre 14 miliardi di euro.

Se vogliamo, rappresentano una rilettura in chiave moderna di quelli che un tempo erano gli antichissimi Monti di Pietà.

A dicembre abbiamo lavorato davvero tanto - mi racconta una ragazza poco più che maggiorenne, impegnata già nell'aureo settore - con l'Imu da pagare ed il Natale alle porte molti beneventani, persino insospettabili, hanno sacrificato alcuni beni di famiglia”.

Discorsi simili anche all'interno di altri Compro Oro “Impiegati, pensionati, padri di famiglia venivano da noi dicendo: ho tot Imu da versare, quindi, pesatemi questi oggetti e fermatevi solo quando raggiungete la cifra che mi serve”.

Da me si è visto pure qualche studente universitario” mi spiega un altro esercente.

Emblematico, poi, il racconto di una signora anziana che, proprietaria di svariati gioielli, anche di grande valore, rubati dal suo appartamento una mattina che era uscita a fare compere, ha deciso di disfarsi dei pochi monili salvati, solo perchè indossati quella catastrofica mattina, “in quanto - fa presente - non riuscirei più a sopportare lo shock di un altro furto”.

Pochi, anzi pochissimi, quelli che si sbarazzano dei preziosi perchè non li considerano più di moda.

Se al di fuori queste botteghe non hanno nulla di bello, anzi le vetrine sono abilmente foderate con grossi adesivi o manifesti per tutelate la privacy di chi vi si reca, ma forse sarebbe più giusto dire il timore di alcuni ad “essere visti”, all'interno la situazione appare ancora più desolante, sembrano fatti tutti con lo stampino, sia che si tratti di franchising oppure no: un piccolo locale asettico con le mura spoglie, una persona che ti parla da dietro un vetro, una fessura in cui depositare gli oggetti ed un display su cui leggere il peso dei propri beni, qualcuno però è sprovvisto di questa bilancia a vista e quindi bisognerebbe fidarsi.

Insomma, nulla che ti possa trattenere una manciata di minuti in più, per la serie “prendi i soldi e scappa”.

L'unica nota dolce, se vogliamo, è un piattino di caramelle messo un po' in disparte e che sicuramente non basta per indorare la pillola a chi sta per separarsi da un bene affettivo, prima che pecuniario.

Tutti i commercianti, poi, sono muniti di una pietra nera di forma rettangolare: è l'ardesia (detta anche pietra di Lavagna) su cui l'oro viene strofinato, senza però subire danni, lasciando una serie di graffi.

Se gli oggetti sono veramente forgiati nel nobile metallo, i graffi saranno visibili anche dopo la stesura di un apposito acido, se al contrario scompaiono vuol dire che sono patacche.

Il pagamento avviene in contanti - dietro esibizione di un documento - sopra i 1.000 euro, invece, chi vende può prendere un assegno bancario (trasferibile o circolare), oppure farsi accreditare i soldi sul proprio conto corrente dando il codice Iban.

Ma quanto costa un grammo d'oro? Le quotazioni - relative alla stessa giornata - non sono state proprio uniformi nei vari Compro Oro di Benevento.

30 o addirittura 40 euro al grammo riferito ai 24 carati, il famoso e ambito lingotto tanto per intenderci, mentre un grammo d'oro 18 carati (il più diffuso) nello stesso pomeriggio chi lo ha valutato 25 euro, chi 25,50, chi ancora 26 euro ed infine chi ha detto: “Io pago un grammo d'oro 27 euro e 50 centesimi”.

Alla domanda: “La valutazione è fluttuante di giorno in giorno, di ora in ora?”, le risposte sono state “Si cambia il prezzo con un occhio alla Borsa”, “Io cambio quando me lo dice la Banca d'Italia”, “Per il momento è così”... mah!

Comunque, nei Compro Oro è possibile vendere anche l'argento, le quotazioni però sono bassissime: 20, 30 o al massimo 35 centesimi al grammo, sia per l'argento 800 che per quello 925, pertanto diventa “conveniente” solo se si possiedono interi servizi di posate, vasellame di una certa consistenza o una bella collezione di monete.

Qualcun altro, infine, acquista anche perle, coralli, diamanti e pietre preziose in genere: “Queste valutazioni le effettua esclusivamente il mio datore di lavoro - mi fa presente la ragazza di cui sopra -. So solo che ritira pezzi in ottimo stato e di una certa caratura”... ohibò!

Cambiano le epoche e cambiano anche le mode, se nell'Ottocento c'era chi correva in America alla ricerca delle pepite d'oro per dare una svolta significativa alla propria esistenza, oggi per svoltare la giornata basta girare un angolo di strada e trovare chi ti compra “le pepite”. Sarà triste, sarà acre, ma purtroppo è la realtà.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it 

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