Il cappotto verde, un vero capolavoro Società
Caro direttore,
appena ho letto il libro “Il cappotto verde” di Mario Pedicini, edito da Realtà Sannita, ho vissuto nella memoria tutto il percorso della mia età giovanile, ho avuto una sensazione indescrivibile, il profumo ed il sapore delle cose proiettate con piacere in un mondo che non esiste più.
Mi è sembrato di sentire lo scoppio dal tubo di scarico della moto Guzzi regalatami da mio padre quando avevo diciotto anni, adesso ho superato gli ottanta.
Le cose sono cambiate e siamo stati fortunati per aver vissuto un’epoca dolce ed irripetibile.
Nella prefazione l’amico Antonio Pietrantonio coglie nel segno con un P.C. di due epoche – Penna e Calamaio – Penna e Personal Computer.
Il libro di Mario Pedicini, secondo un mio modesto parere, ha la capacità di far rivivere, attraverso gli episodi narrati, una vita semplice, senza pretese, vissuta con nostalgia e con amore verso il padre ed il fratello ottantenne.
La lambretta, il miele “Quell’amaro, però, mi piaceva. Così come si sentiva l’amaro del miele elaborato dalle api dai succhi dei fiori del tabacco, soprattutto del tipo macedonia”.
Gli episodi raccontati vanno letti per assaporare il senso di una vita vissuta.
E che dire del “Cappotto Verde” che “concluse la sua gloriosa carriera sulle bottiglie di pomodoro. La stoffa era buona e pure come coperta per tenere calde le bottiglie faceva la sua figura”.
Caro direttore, vorrei raccontare tante cose, ma la mia penna non ha la capacità di Mario Pedicini, giornalista con scrittura secca e pungente, editorialista di lungo corso di “Realtà Sannita” e perciò resto in attesa di un altro capolavoro del nostro caro Mario.
Affettuosamente
NICOLA PICA
Nella foto Paolo Pedicini, Riccardo Tortora, Gianni Pagnozzi, Salvatore Ugliano e Ugo Palmieri sfilano per il Corso, orgogliosi di un ragguardevole campionario di cappotti. Nei primi anni '50 non è cosa da poco