La democrazia delle parole ultime Società

Riflettete un attimo. Renzi ha dichiarato: 'La data delle elezioni interessa solo agli addetti ai lavori'. Lui, ci mancherebbe, è un addetto ai lavori. Perchè vuole certe date per mandare a votare gli italiani molti non l'hanno capito. Ma si capisce.

Piccolo passo indietro. Qualche giorno fa, sui social, c'era chi incolpava Renzi di voler mettere in difficoltà gli scissionisti del Partito Democratico. La mia idea è che Renzi, con la scusa che dal PD i D'Alema e i Bersani se ne sono andati via con le loro gambe, adesso li vuole tenere fuori anche dal parlamento. Una legge elettorale fatta in fretta e furia, dopo mesi di appisolate riflessioni, stabilisce sbarramenti insuperabili per tutti furbastri sopravvissuti con artifizi (e raggiri?).

Le anime semplici seguono il dibattito politico pregustando che forse già a settembre si andrebbe al voto. Forse ci sarebbe la possibilità di dare una preferenza. Sicuramente il collegio elettorale cambierà. Per noi di Benevento non andremo più con Caserta, Avellino e Salerno, il nuovo (piccolo) collegio ci farà sentire compaesani di quell'Alifano che già il Duce ci concesse in dote quando soppresse la provincia di Caserta. Approfittando della semplicità di tante anime, viene accuratamente nascosto il fine ultimo del 'grande accordo' che vede miracolosamente uniti il PD, i Cinquestelle e Berlusconi, con Salvini piuttosto perplesso.

La legge elettorale detta 'alla tedesca' (quindi vicina alla perfezione) è solo una occasione per consentire a chi ne ha bisogno di 'regolare i conti' in casa propria. Detto papale papale, questa legge elettorale in questa circostanza politica, ratifica e rafforza il ruolo dei capibastone. Lo stesso Grillo ha messo a tacere i timidi dissenzienti chiamando in causa l'esito della consultazione su internet. Più democrazia di questa, signori miei? Ha deciso il popolo! E Renzi non è stato incoronato dal popolo delle 'primarie'? Berlusconi è un caso atipico. Non ha bisogno di votazioni (risparmia pure, ora che è diventato un po' tirato) ma interpreta direttamente l'umore del suo popolo: anzi, prima lo ispira e poi lo interpreta.

Con questa legge elettorale non entrerebbero in parlamento tutti i campioni dei partiti minimi, che bene o male hanno campato assegnandosi ministeri, presenze in tv, commissioni, viaggi pagati in tutto il mondo. Data la consentita spensieratezza con la quale accompagnare simili incombenze, costoro hanno perso completamente l'abitudine di ragionare sulle cose per comprenderne il senso (e regolarsi di conseguenza).

La democrazia è stare insieme (popolo, tribù, famiglie) e tirare a campare con continui compromessi, fino ad affidarsi per una decisione al voto della maggioranza. Per questo è faticosa, la democrazia. Se D'Alema e Bersani fossero rimasti nel PD avrebbero faticato ad accettare le smargiassate di Matteo Renzi ma, con un cedimento di schiena, avrebbero potuto pensare ad una candidatura con un posto in lista nelle parti alte.

Avendo rifiutato la democrazia del PD, pensando di inventarsene una nuova, hanno lasciato mano libera a Renzi (senza mettersi d'accordo con nessuno, per carità) di convertisti al 'sistema elettorale tedesco'. E per impedire ai reduci di mille battaglie (D'Alema e Bersani, ma anche Fini, Casini, Alfano) di riaversi dalla sorpresa, gli prepara il funerale di terza classe sul finire dell'estate. Questi qui il Parlamento se lo possono scordare, a meno che non si trasferiscano in Grecia (la Libia no, è zona obiettivamente pericolosa).

C'è chi dice che Renzi in questo modo uccide la democrazia. Si può dire che ne approfitta. Ma che tipo fosse Renzi non lo sapevano D'Alema e Bersani? Alla prima occasione li ha fatti fuori in maniera definitiva. E adesso quale tv li chiamerà?

Se di omicidio della democrazia si potrà parlare un giorno, bisognerà iniziare il racconto da quel martedì dopo le elezioni del 2013 quando, alle ore 17, puntuale come un treno in orario Luigi Bersani, nella qualità di segretario di partito, emise la famosa dichiarazione 'Siamo risultati primi ma non abbiamo vinto', perché secondo il suo ragionamento il mirabolante premio di maggioranza incassato alla Camera non trovava riscontro al Senato. Di qui, in sequenza, interventi convergenti verso una idea strampalata (alla quale metterà il timbro anche la Corte Costituzionale) secondo la quale in democrazia serve una legge elettorale 'omogenea' per Camera e Senato, perché è inammissibile che un popolo possa votare in maniera diversa quando la democrazia dovrebbe essere una autostrada senza curve.

In questi giorni il Parlamento sta trovando questa forma democratica. Massimo Gramellini ha ricordato di recente che Massimo D'Alema soleva ritenere che 'Capotavola è dove mi siedo io'. Saltate la sedia e la tavola, la trinità che sta facendo la legge ha fretta di fare pure le elezioni. Chiunque 'farà primo', stavolta, dirà che ha vinto e buona notte alla democrazia dei tentennamenti. Avremo finalmente la democrazia delle parole ultime.

MARIO PEDICINI

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