La testimonianza di Alessandra Corubolo, figlia di un profugo istriano Società

La Giornata del Ricordo è stata istituita nel 2004 per commemorare le vittime delle foibe e gli esuli giuliano - dalmati. Mio padre era un profugo giuliano ed il periodo storico di riferimento della tormentata vicenda delle vittime e degli esuli di Gorizia va Ball’ 8 settembre 1943 al 16 settembre 1947, giorno in cui la città tornò ad essere italiana.

A Gorizia le prima deportazioni si verificarono ad opera di bande armate slave nei mesi di settembre ed ottobre del 1943. Fu allora che i miei familiari dovettero abbandonare la loro casa, a San Pietro di Gorizia, rifugiandosi in un’altra abitazione sempre a Gorizia. Fu il primo esodo, fatto con la speranza di poter un giorno tornare indietro. Mentre alcune persone scomparivano senza che più nulla si sapesse di loro, i reparti delle SS tedesche prendevano possesso della città, con l’alleanza degli slavi domobranzi, belogardisti, ustascia e cetnici.

L’occupazione delle SS perdurò fino alla fine di aprile del 1945 si verificarono episodi gravissimi ai danni della popolazione civile, mentre le SS consideravano nemici tutti gli italiani e si avvalevano della collaborazione degli slavi per sterminare fascisti e partigiani italiani, considerati nemici solo in quanto italiani. Fu allora che vennero eliminati tutti coloro che avrebbero potuto costituire un ostacolo alla avanzata jugoslava, per questo avvenne l’eccidio dei partigiani italiani a Malga Porzus ad opera di altri partigiani, per questo vennero eliminati da slavi e tedeschi coloro che pure all’epoca avrebbero dovuto essere loro alleati e cioè i bersaglieri che presidiavano l’Alta Valle dell’Isonzo e i reparti della Decima Mas sull’Altopiano di Tarnova.

Nel mese di aprile i tedeschi abbandonarono la città di Gorizia lasciando nelle retrovie gli slavi cetnici. Gruppi di cittadini si armarono e riuscirono a liberare la città. Ma la gioia fu presto tramutata in nuovo dolore. Le formazioni dei partigiani jugoslavi furono le prime ad entrare in città. Gorizia, sofferente dopo 643 giorni di occupazione nazista, subì 42 giorni di occupazione da parte jugoslava. Fu allora che molti scomparvero inghiottiti nelle foibe e deportati in luoghi sconosciuti, di loro non si seppe più nulla. Ed i primi ad essere imprigionati ed eliminati furono proprio coloro che si erano ribellati ai cetnici. Per annettere Gorizia alla Jugoslavia si doveva dimostrare di averla liberata, ma non fu così.

Durante il periodo di occupazione jugoslava mio padre, scampando alla cattura da parte degli slavi che gli avevano sparato contro e rimanendo miracolosamente illeso, era arrivato a Farra di Isonzo, nascosto nella fattoria di un contadino di origine slava che stimava la famiglia e cercava di proteggerlo in ogni modo. Fu allora che i partigiani slavi interrogarono il fattore per catturarlo, come figlio di due maestri era accusato di fascismo, stava per compiere 15 anni. Molte volte tornarono a cercarlo e molte volte il fattore lo nascose, salvandogli la vita.

A Gorizia intanto. Gli slavi andarono ripetutamente nella abitazione in cui gli altri membri della famiglia erano nascosti e cercarono i miei nonni. Il nonno era lontano, impegnato nei combattimenti. La nonna era morta un anno prima. Paradossalmente fu una fortuna per lei morire a 38 anni, almeno morì circondata dall’affetto dei suoi cari. Altrimenti sarebbe morta sola, ingoiata dalla terra, in una cavità oscura, legata per i polsi ad un altro sventurato con il filo di ferro. Così morirono tanti, legati, picchiati, torturati e dimenticati.

Il 12 giugno del 1945 Gorizia passò sotto l’amministrazione Anglo Americana poiché rientrava nella zona A, mentre l’Istria rimase sotto l’amministrazione jugoslava, che la considerava già di fatto annessa e venne definita zona B. Ed è dagli scritti stampati in segreto dagli italiani dell’Istria, sotto il terrore dell’Ozna, la polizia segreta, al di là della cortina di ferro che era già calata che possiamo comprendere quale fosse il piano jugoslavo. In un raro documento dei novembre 1946 stampato dal Comitato di Liberazione Nazionale dell’Istria si legge che furono distrutti i registri anagrafici in vari comuni, scomparvero moltissime persone, vi furono massacri e attentati terroristici. Tutti finalizzati alla snazionalizzazione delle zone A e B.

Ma nemmeno gli alleati riuscirono ad impedire il progetto del genocidio degli italiani e purtroppo per troppi lunghissimi anni la storia ha nascosto queste orribili pagine. Sono state celate, facendo sprofondare ancora una volta e più in basso le povere vittime delle Foibe, rendendo vani gli sforzi dei parenti rimasti a casa a gridare nel vuoto la propria disperazione. L’errore è stato probabilmente quello di tentare di dare un colore politico alle vittime. Ancora oggi nelle nostre scuole non si studia obiettivamente questa pagina di storia, si parla di avversari che furono seppelliti in fosse comuni chiamate “foibe”, oppure si accenna solamente che tra il 1943 e il 1945 sono morti circa 5000 italiani e che oltre 300.000 profughi hanno dovuto abbandonare per sempre il loro mondo. Quanti sanno che Gorizia è stata divisa come Berlino? Che la linea ha diviso intere famiglie e vite? Nell’aprile del 1948 da Gorizia scrivevano:

Così ho conosciuto la città quando ero bambina, ho visto mio padre andare sul castello di Gorizia a guardare oltre il confine per tentare di scorgere la casa in cui aveva trascorso l’infanzia e parte dell’adolescenza. Mio padre sperava sempre in una soluzione pacifica e nella fratellanza fra i popoli. Gorizia, è una contea nata all’incirca nell’anno mille. Da sempre la sua anima è stata mitteleuropea ed i suoi abitanti sono stati aperti a tutte le culture, rispettandole ed integrandole nella vita cittadina. Per questo le ferite del passato sono state così gravi, perché sono state coinvolte persone pacifiche, che avevano sempre e solo desiderato essere italiani. La soluzione migliore è nata dall’Europa. L’Unione Europea ha portato la pace su quelle terre, perché garantisce che mai più si ripeteranno atrocità come quelle avvenute nel passato e fa sperare in un futuro migliore. Ciò nonostante non si deve dimenticare ciò che è stato, la storia deve essere studiata nel modo più obiettivo possibile, perché l’esperienza del passato ci renda persone migliori.

ALESSANDRA CORUBOLO

 

 

Nella foto la signora Alessandra Corubolo e sua figlia Valentina Calissano

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