Minori e smartphone Società

Minori e smartphone. Se avete figli in età adolescenziale (o anche più giovani, perché ormai il primo apparecchio viene regalato sempre più presto, spesso in occasione della Prima Comunione), saprete che separare uno di loro dal telefono è più difficile che separare un pitbull affamato dalla sua ciotola di cibo. E non meno rischioso. Rappresenta dunque una novità importante, forse addirittura un precedente che può fare scuola, la decisione di Instagram di porre dei limiti agli account aperti dai minori di 16 anni.

Partiamo innanzitutto dal principio che i social, in genere, fissano la regola in base alla quale bisogna avere almeno 13 anni (in alcuni casi 14) per aprire un account. Regola che viene puntualmente aggirata: è facile incappare in dodicenni che hanno già un profilo Instagram, Snapchat o TikTok, ufficialmente “gestito dai genitori”, ma nella pratica totalmente in mano al minore. Non nomino Facebook, perché notoriamente la creatura di Mark Zuckerberg è oramai snobbata dai giovanissimi, che lo considerano un social per anziani.

Ebbene Instagram, che pure fa parte del gruppo Meta a cui appartiene anche Facebook, ha deciso per una stretta sugli account dei giovanissimi. Gli utenti sotto i 16 anni che aprono un loro account avranno il profilo impostato di default come privato. Questo significa, in soldoni, che tutte le foto postate dai ragazzi saranno visibili solo ai follower, cioè alle persone che i ragazzi stessi avranno accettato. Non sarà possibile rendere il profilo visibile a chiunque, opzione disponibile invece per chi è più grande.

Il motivo di questa decisione è facilmente intuibile: fermo restando che su Instagram sono bandite immagini o filmati di nudo, anche di utenti maggiorenni, l’intento di Meta è tutelare la privacy dei giovanissimi, anche contro la loro volontà. Nei post e nelle storie infatti i ragazzi possono pubblicare immagini realizzate in casa, a scuola, nei luoghi di ritrovo. Mettere in piazza la propria vita, in poche parole; comportamento che, personalmente, sconsiglierei anche ai maggiorenni, ma che a maggior ragione rappresenta un azzardo se attuato dai minori. Certo, resta il fatto che la misura perde d’efficacia se il ragazzo titolare dell’account accetta tutte le richieste di potenziali follower ricevute, ma almeno una sorta di barriera viene eretta a tutela della privacy.

Ancora più interessante, secondo me, è un’altra limitazione stabilita da Meta per gli utenti sotto i 16 anni: il divieto di poter utilizzare il proprio account dalle 22 alle 7 di mattina. Una misura che ha lo scopo d’impedire ai più giovani di fare nottata su Instagram. Lo smartphone, infatti, ci tiene compagnia di notte come di giorno. E se per gli adulti è una forma di dipendenza guardare lo schermo per controllare aggiornamenti e notifiche a qualunque ora, per i ragazzi, che di norma al mattino devono alzarsi presto per andare a scuola, sottrarre tempo al sonno per dedicarlo ai social è oltremodo deleterio. Sarebbe un bene se dopo Instagram, altri social decidessero di copiare questo limite.

Dunque, dopo il bando degli smartphone nelle ore di lezione a scuola, ora cominciano ad essere imposti dei paletti anche per l’utilizzo nel tempo libero. Un’apparente limitazione della libertà personale dei giovanissimi dettata però innanzitutto dal buon senso.

È curioso notare infine un’altra iniziativa di Meta: trascorsa un’ora di fila su Instagram, ai ragazzi apparirà sullo schermo un messaggio che ricorda che l’uso prolungato dei social può creare dipendenza e suggerisce di dedicarsi ad altre attività. Non siamo ancora arrivati alle scritte del tipo “Il fumo uccide” presenti sui pacchetti di sigarette, ma ci stiamo pian piano avvicinando.

CARLO DELASSO