Risata e paura. Gli esordi del cinema Società
Nel dicembre 1895 i fratelli Lumière presentarono a Parigi un’invenzione destinata a fare la storia: il cinematografo, che in seguito sarebbe diventato noto con il semplice nome di cinema. I primi film erano dei brevi spezzoni della durata di pochi secondi. Il primo mostrava un uomo che innaffiava le piante e finiva con l’innaffiarsi la faccia a causa dello scherzo di un bambino, il secondo l’arrivo di un treno in una stazione ferroviaria. Il pubblico di allora, vedendo la locomotiva avvicinarsi, fuggì spaventato dalla sala, temendo che potesse uscire dallo schermo e travolgere gli spettatori. Ecco le prime emozioni trasmesse dal cinema: la risata e la paura.
Da allora la settima arte ha vissuto una moltitudine d’innovazioni, sia nel modo in cui vengono girati i film (il sonoro, il colore, gli effetti speciali realizzati al computer, il 3D, il digitale che ha sostituito la pellicola), sia nel modo in cui i film possono essere visti. Dalle sale siamo passati alla visione casalinga, prima grazie alla televisione, poi con le videocassette, i dvd, i blu-ray e lo streaming, che permette di guardare un film anche sul pc o sullo smartphone.
Ma l’innovazione maggiore degli ultimi anni risiede forse nel fatto che oggi chiunque da spettatore può trasformarsi in cineasta. Se dapprima girare un film richiedeva attrezzature costose riservate ai professionisti, adesso i più moderni telefoni sono dotati di obiettivi di qualità cinematografica e la risoluzione dei filmati è quasi la stessa dei film di Hollywood e Cinecittà.
Non solo sono nati festival del cinema riservati a film girati con lo smartphone, ma anche registi affermati hanno utilizzato questo strumento. Girare un film con uno smartphone consente infatti di risparmiare parecchio sui costi di produzione: niente cineprese ingombranti, meno operatori e tecnici sul set e niente costi per lo sviluppo della pellicola. Per alcuni autori le immagini girate con lo smartphone sono perfino più autentiche, più reali. Infatti con questo mezzo sono stati realizzati soprattutto documentari.
Per un regista, o aspirante tale, ottenere visibilità per un film girato con lo smartphone è estremamente facile, grazie alla moltiplicazione dei canali di fruizione: i film autoprodotti non arriveranno in tutte le sale come i kolossal, ma possono essere pubblicati su piattaforme come Youtube e, grazie alle inserzioni pubblicitarie, chi ha realizzato il video potrà ricavarne dei guadagni.
Sia chiaro che non stiamo parlando soltanto di film della durata canonica di un paio d’ore: anzi, nel caso dei filmati su Youtube la durata può essere anche di pochi minuti o addirittura di un minuto o due. Quello che conta è l’originalità dei contenuti, ma soprattutto l’interesse che suscita nella platea degli utenti della rete e la capacità di diventare virale (attraverso la condivisione gli utenti segnalano ad altri utenti un video, che in questo modo moltiplica i potenziali spettatori in modo esponenziale).
Non è un caso se Youtube è diventato il canale preferito per i video musicali, quelli che una ventina d’anni fa venivano trasmessi in tv dall’ormai defunta MTV.
Ma in fatto di brevità, nessuno batte TikTok: i video pubblicati su questo social possono durare infatti anche solo 15 secondi. E tra i giovanissimi, adolescenti o poco più che bambini, TikTok è oggi il social più frequentato.
Torniamo così alle radici: dai brevi spezzoni dei fratelli Lumière siamo arrivati ai brevi video di TikTok. E chissà che tra i tanti ragazzini che oggi pubblicano videoclip non si celi l’Orson Welles del 21° secolo.
CARLO DELASSO