Siamo alla follia... 170 persone muoiono ogni anno a causa dei selfie Società

La mania dei selfie impazza. O forse sarebbe meglio dire impazzisce: negli ultimi tempi infatti quella che era iniziata come una moda apparentemente innocua si è trasformata in un’autentica sfida al buon senso. Un anno fa preconizzavo ironicamente la nascita del selfie col morto come nuova moda dell’estate. Non ci siamo ancora arrivati, ma siamo pericolosamente vicini.

Appena un paio di settimane fa, a Piacenza, una donna è stata investita da un treno. Un ragazzo le si è avvicinato ed ha estratto il cellulare: non per chiamare i soccorsi, bensì per scattarsi un selfie. Fortunatamente, la donna è sopravvissuta, ma ha subito l’amputazione di una gamba. Gli agenti della polizia ferroviaria, dopo essersi assicurati che la vittima dell’incidente fosse stata soccorsa dai sanitari, ha imposto all’improvvisato fotografo di cancellare dal suo smartphone la foto che aveva appena scattato alla poveretta riversa sui binari. Il giovane ha obbedito, non senza proteste. Fatto sta che le forze dell’ordine non hanno potuto fare di più, poiché non è possibile inquadrare un gesto del genere, di certo discutibile sotto molti aspetti, in alcuna fattispecie di reato.

Un mese prima in India si era verificato un caso ancora più assurdo: un uomo, dopo aver avvistato un orso sul ciglio di una strada, si è avvicinato all’animale con il cellulare in mano e si è messo in posa per scattarsi un selfie. L’orso, evidentemente poco propenso ad essere immortalato, anziché invocare il diritto alla privacy ha reagito sbranando il malcapitato. La scena è stata ripresa, manco a dirlo, dallo smartphone di un’altra persona presente sulla scena (che perlomeno ha avuto abbastanza sale in zucca da tenersi a debita distanza dall’orso).

Non è il primo caso e con tutta probabilità non sarà neanche l’ultimo in cui qualcuno muore mentre si scatta una foto in una situazione pericolosa. Si calcola che ogni anno siano circa 170 le persone che perdono la vita a causa dei selfie (nella maggior parte dei casi si tratta di individui che si fotografano mentre sono al volante di un’auto).

A cosa possiamo ascrivere tanta follia? Possibile che si tratti di casi di narcisismo estremo, al punto da trascurare le più elementari regole della prudenza? Il selfie è una moda cui non si sottrae nessuno, dagli adolescenti al Papa, che spesso e volentieri accetta di farsi fotografare con i fedeli. È un modo per coniugare la vanità, la voglia d’apparire, con il desiderio di conservare un ricordo dei momenti memorabili della propria vita.

Ma davvero c’è qualcuno che mette insieme gallerie fotografiche di selfie, sia pur virtuali, per riguardarle in futuro? O il selfie è un qualcosa totalmente difforme dal concetto di foto ricordo? Non un souvenir per il futuro che ci riporti alla mente il passato, ma un’immagine proiettata nel presente, da condividere all’istante per raccogliere più like possibile e da dimenticare subito dopo, appena pubblicato il selfie successivo?

Verrà il giorno, andando avanti di questo passo, in cui toccherà emanare leggi per regolare ed all’occorrenza vietare i selfie. Già adesso succede in alcuni luoghi, come in certe località italiane teatro di delitti da prima pagina, o come per esempio ad Auschwitz, dov’è proibito scattarsi selfie davanti alle camere a gas o ai forni crematori (un divieto che dovrebbe essere sottinteso almeno quanto quello di bestemmiare in chiesa). Qualcuno forse protesterà in nome della libertà, ma vi è una grandissima differenza tra il diritto di cronaca ed il rispetto dovuto alle persone in certi luoghi ed in certe situazioni.

Morire di selfie è dunque possibile. Ed è più frequente che morire di vergogna.

CARLO DELASSO