Sono orgoglioso di aver servito la giustizia Società

Lunedì 6 maggio è stato l’ultimo giorno di lavoro prima della pensione per il presidente del Tribunale di Benevento, Rocco Carbone. Oggi a presiedere il Palazzo di Giustizia è la reggente, dott.ssa Marilisa Rinaldi, presidente della sezione Penale. Una carriera, quella del presidente Carbone, lunga mezzo secolo: cinquant’anni vissuti in magistratura sempre in prima linea, con gioie ed angosce. La cerimonia di commiato si è svolta nell’aula di Corte d’Assise alla presenza del presidente dell’Ordine degli Avvocati, Camillo Cancellario, dei magistrati Maria Letizia D’Orsi, Simonetta Rotili e Giacomo Iannella e dei funzionari del Tribunale Rosanna Grasso e Giuliana D’Auria.

Quali parole ha utilizzato per salutare le tante persone che Le sono state vicine in questi anni?

Beh, oggi per me è davvero emozionante: concludo cinquant’anni di magistratura, davvero un periodo lunghissimo. Ma lo faccio con grande serenità, perché credo di aver svolto il mio dovere con impegno, fino in fondo. Del resto l’istituzione lo merita, perché l’istituzione Giustizia è essenziale nell’impianto democratico del nostro Paese. Non rimpiango, quindi, le energie spese”.

Il momento più bello, più esaltante della sua carriera che ricorda con piacere?

Momenti belli, ce ne sono stati tanti, magari quando sono riuscito a risolvere un problema spinoso o qualche processo delicato; o quando mi sono state affidate importanti Presidenze. Come pure la partecipazione al Consiglio giudiziario, mi ha fatto molto piacere”.

Mentre quello più oscuro?

Sicuramente gli anni del terrorismo, quando molti colleghi venivano trucidati. C’è stato un momento in cui si è temuto che i brigatisti fossero più efficienti dello Stato: ma siamo riusciti a venirne a capo”.

Proprio in questi giorni, ci sono timori che il clima di quegli anni possa tornare…

Non bisogna mai abbassare la guardia, sia con il possibile insorgere di un nuovo terrorismo politico (che però non mi sembra ci sia) ma soprattutto con la criminalità organizzata, che fa sempre paura e con la quale bisogna essere inflessibili”.

Ai giovani che si avviano al difficile compito di giudicare, quali parole si sente di dire?

Ai giovani che vorranno intraprendere questa carriera e a chi sta iniziando adesso, dico che questo è un mestiere davvero difficile; al contempo, però, è un lavoro affascinante ed insostituibile. Perché bisogna rendersi conto –lo ribadisco- che l’istituzione Giustizia è essenziale in un Paese democratico e, quindi, farne parte, significa molto. Bisogna esserne orgogliosi”.

GIUSEPPE CHIUSOLO  

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