Un maledetto imbroglio Società

In una città dove il pubblico sito “patrimonio dell'umanità” dell'UNESCO è adibito al libero giuoco del pallone può succedere che un gruppo di privati, non riuscendo a ricostruire le antiche proprietà, decida di spianare e farci un parcheggio.

Che, poi, il posto del nuovo parcheggio sia proprio quello dove da decenni si gestisce il più affollato e il più funzionale dei parcheggi abusivi della città genera un conflitto di interessi solo nella mente malata di chi pensa che il “il pubblico” possa imporre il solenne immobilismo di cui è sovranamente capace.

I privati hanno fatto, più o meno, il seguente ragionamento. Che si potrebbe tradurre, addirittura, in forma di atto amministrativo.

Noi, titolari anche in quanto eredi di tutti gli immobili, intestati a noi e ai nostri avi, esistenti prima della guerra nel quadrato che va da via Gregorio VIII, piazza Orsini, Via Gaetano Rummo e Corso Garibaldi (inglobante il vicoletto che collegava Corso Garibaldi a piazza Orsini, vicoletto di cui ci verrà in mente più tardi il nome ormai da quasi tutti dimenticato);

appurato che iniziarono le bombe degli angloamericani in transito su Benevento nel felice settembre del 1943 e continuarono il commissario Alfonso Ferrara (insignito di medaglia d'oro dal Comune di Benevento) e il sindaco Lucio Facchiano che, con successive azioni concordanti nel fine, rasero al suolo quelle che erano chiamate “macerie”;

preso atto che sulla spianata, nonostante i ripetuti tentativi di riedificare o di allargare la piazza Orsini, ha prevalso la apocalittica decisione di attendere nuovi bombardamenti o, almeno, nuove repliche dei terremoti del 1688 e 1702, onde poter godere dei medesimi benefici susseguitisi dopo il terremoto del 1980;

verificato che amministrazioni succedutesi nel tempo, e significativamente quelle presiedute da sindaci comodamente assisi per cinque anni alla volta grazie al voto del popolo, non hanno mai inteso provocare interruzioni e/o disservizi alla pubblica funzione di parcheggiamento abusivo sulle predette aree;

fatto il necessario paro e sparo;

ritenendo di dover fare buon uso del diritto di proprietà, anche per concorrere alla ripresa economica tenacemente perseguita dal presidente Napolitano che all'uopo interessava il presidente Monti e per trovarsi in posizione di vantaggio non appena sarà siglato il CAB (accordo Casini, Alfano, Bersani);

Decidono

recintare l'area, stendere un nuovo manto di asfalto e partire quanto prima con un nuovo parcheggio le cui entrate, se permettete, saranno devolute secondo le quote millesimali ai suesposti e sottoscritti proprietari ed eredi.

Dato a Benevento nel mese di marzo 2012 (69° dei bombardamenti, 42° dello spianamento delle macerie)

La notizia era stata diffusa a mezzo di suadente dichiarazione da uno dei comproprietari. Già questo aveva messo in ansia il Comune. Che, a riprova della strategica preparazione, prontamente interveniva quando, oltre alle fenze di recinzione si notava l'avvio di uno scavo. Una pacifica trincea per potervi gettare un po' di cemento chi dice per un muretto e chi dice per una ringhiera.

Il cittadino si domanda: che male fa un privato se vuole fare, sulla sua proprietà, ciò che stanno già facendo altri abusivamente? Perché il Comune è intervenuto prontamente allorché i privati hanno tentato di riappropriarsi dell'uso dei propri beni e nulla ha fatto per stroncare i parcheggiatori abusivi? Evidentemente il Comune ha riconosciuto nella sia pure abusiva attività parcheggiatoria ininterrottamente accettata una specifica caratteristica di pubblica utilità.

Aggiunge l'avvocato di antica formazione: “Altro sarebbe se i privati avessero preteso di godere dei propri beni, esibendo parti del corpo esposte al sole. Poco congrua alla sacralità del luogo sarebbe una sfilza di sedie a sdraio che in ogni proprietà privata non avrebbero l'obbligo di notificarsi al Comune ma, trattandosi di una piazza, sia pure abusiva, entra in funzione il buon costume”.

Replica il cittadino: “E chi ha dato la licenza alla Sovrintendenza per costruire quella specie di baracca di legno con scritto da una parte Bartolo e dall'altra Meo che copre un immondezzaio?”

Si intromette uno di passaggio: “Se il Comune ha aggiustato le scale di via Gregorio VIII e ci ha messo pure la ringhiera, significa che la piazza è del Comune e i vecchi proprietari sono stati dichiarati decaduti”. “Se se - ammicca passando don Saverio - mo' non decadono i consiglieri comunali e decadono i proprietari ca puro la Costituzione sta scritta che la proprietà è sacra e guai a chi cela attocca”.

I beneventani che ci leggono dal Piemonte, dal Veneto o addirittura dall'Australia staranno pensando: ma questo è un racconto o è un indovinello?

Non c'è bisogno di porre dilemmi. Si tratta semplicemente di una vergogna. Di una vergogna collettiva che non assolve l'ignavia di chi ha amministrato.

MARIO PEDICINI