CDR = Come Distruggere Risorse Ambiente

Ormai il famigerato CDR (sigla che significa Combustibile da Rifiuti, da noi parodiata nel titolo) è una realtà. Una grande ferita bianca nel paesaggio collinare della verde Valle del Tammaro, visibile da ogni prospettiva intorno, sorgendo su una collinetta isolata.

Dalle colline di Pontelandolfo, appare in tutta la sua desolante ampiezza, troneggiando a notevole altezza, con i suoi ampi capannoni industriali, di quelli che generalmente si edificano nelle pianure, sul fondovalle.

Nato nel peggiore dei modi, imposto dalle decisioni dell’ex sindaco di Casalduni, Raimondo Mazzarelli, si trova sulla linea di confine di ben quattro Comuni, Fragneto Monforte, Fragneto l'Abate, Campolattaro, oltre a Casalduni, sulla collina di Torremaione, sito della zona industriale di quest’ultimo Comune, ospita anche una fungaia. Le popolazioni si sono ribellate alla decisione dell’istallazione del CDR, che ha fruttato ben 7 miliardi al Comune promotore. L’attività consisterà nel separare i rifiuti umidi da quelli secchi.

I primi saranno trattati per divenire concime (chi avrà il coraggio di concimare con quella roba?); i secondi saranno compattati termicamente per costituire materiale combustibile, da utilizzare nei cementifici o addirittura come massicciata dei fondi stradali; questo è ciò che si dice. Dovunque sono sorti, questi impianti hanno generato proteste, fino allo sciopero della fame da parte di abitanti dei Comuni interessati.

La preoccupazione è per i danni all’ambiente, per l’emissione di fumi e di polveri. Ovunque c’è una combustione, si producono queste sostanze, i cui effetti, nella lunga durata, non possono che essere dannosi.

A soli 500 m di distanza, in linea d’aria dal famigerato CDR di Casalduni, sorge la collina di Monterone, antico feudo dei Montalto, oggi contrada di Fragneto Monforte.

Qui sono sorte diverse aziende agrituristiche, si pratica un’agricoltura tradizionale, quasi biologica. Gli abitanti si sentono particolarmente esposti al rischio di contaminazioni, anche perché, alle spalle del CDR, sotto il quale peraltro si trovano anche falde acquifere che alimentano l’acquedotto, il solito Comune di Casalduni ha pensato bene di consentire l’istallazione di un’antenna per la radiotelefonia, che frutterà un’altra quarantina di milioni annui per l’affitto del suolo.

Come si sa, tali impianti generano forti campi elettromagnetici, responsabili di gravi patologie, per chi subisce lunghe esposizioni ad essi. Diversi esponenti politici e delle istituzioni si sono alternati, il sen. Antonio Di Pietro, il presidente dell’Amministrazione Provinciale, Carmine Nardone, il sottosegretario al Ministero del Lavoro, allora sindaco di Benevento, Pasquale Viespoli, per criticare le scelte o rassicurare, promettere che il CDR non sarebbe stato dannoso. Poi c’è stato un attentato al proprietario di una ditta locale che s’interessava dei lavori all’impianto, ferito a revolverate ed è stato chiaro che intorno all’affare CDR c’erano interessi anche di organizzazioni malavitose, sempre pronte ad accaparrarsi appalti lucrosi.

Ora la zona è off limit, impossibile avvicinarsi non si sa se perché si temono attentati o per nascondere ciò che si fa.

Come se non bastasse, circolano voci sull’istallazione di un altro impianto per la demolizione di vecchi elettrodomestici accanto al CDR. Intanto i lavori fervono; gli operai fanno turni continui anche di domenica: è prevista l’inaugurazione dello stabilimento CDR per il prossimo 15 luglio. E’ per questo che abbiamo interpellato il presidente Carmine Nardone sulla complessa vicenda, mentre sono sulle spine decine di famiglie, che vedono messa in pericolo la loro vita, le loro attività economiche.

Presidente Nardone, gli abitanti dei Comuni interessati dall’affare CDR si sentono traditi. I politici e voi fra questi, avevano escluso che lo stabilimento CDR entrasse in funzione.

Purtroppo fin quando ci sarà il Commissariamento regionale, noi non avremo voce in capitolo, non appena terminerà il Commissariamento in materia rifiuti, la nostra Provincia avvierà il piano a cui stiamo lavorando, che esclude il funzionamento di impianti come il CDR.

Quindi la costruzione di quest’impianto sarebbe inutile? Come mai allora si proseguono i lavori?

La costruzione non è inutile, poiché ne sarà cambiata la destinazione, potrebbe diventare utile per lo stoccaggio, potrebbe funzionare come deposito, come magazzino.

Perché non avete provveduto a fermare l’allora sindaco Mazzarelli, che era anche consigliere provinciale?

Perché le decisioni che ha preso erano inerenti ai suoi poteri di sindaco. Come tale e con l’appoggio del suo Comune non era soggetto ad alcuna limitazione perché agiva su un territorio di pertinenza del suo Comune.

E se avesse deciso di impiantare un reattore nucleare l’avrebbe potuto fare? Lo sa che dietro al CDR è sorta anche un’antenna per i cellulari?

(Allarga le braccia) Non lo sapevo!

Insomma, è stato deciso che gli abitanti della zona devono essere contaminati e poiché la popolazione di Casalduni dà il consenso a queste cose, non c’è chi tuteli gli altri da eventuali soprusi!

Non esageriamo! Anche a Casalduni una parte della popolazione ha cominciato a rendersi conto degli errori e i rapporti con l’ex sindaco Mazzarelli sono peggiorati un po’ dappertutto.

Cosa diremo allora a quei cittadini interessati dall’attività del CDR, che le loro paure sono immotivate, che possono stare tranquilli?

Appena riavremo le nostre competenze in materia rifiuti, attiveremo un piano che non prevede lo smaltimento con CDR.

Dopo queste assicurazioni, che ci confortano, resta da vedere quando terminerà il commissariamento.

Per quella data, quante tonnellate di rifiuti saranno state lavorate. Quanti camion avranno percorso la statale 88 o Dei due Principati, nella temibilissima zona di Zingara morta, responsabile di oltre 200 vittime di incidenti in venti anni di esistenza, mentre i lavori di raddoppiamento sono appena agli inizi.

Non per fare i menagrami, ma speriamo che nell’attesa, non si debbano piangere altri morti o danni irreparabili all’ambiente.

PAOLA CARUSO

(Realtà Sannita n. 11 / 16-3O giugno 2002)