I paesaggi sanniti nel cinema italiano Ambiente

Quando un paesaggio vive in un film, vive due volte. Lo sa bene il professor Sandro Bernardi, che in un saggio del 2009 parla delle intenzioni di Lumière: il primo Cinematografo deve guardare il mondo per scoprire genti e culture sconosciute.

È col ″neorealismo″ che i paesaggi del Sannio diventano fiori all’occhiello dei film, scelti esattamente per ciò che esprimono.

Nel 1953 il regista Augusto Genina gira ‘Maddalena’ con Gino Cervi, Jaques Sernas e la svedese Märta Torén. Dopo anni abominevoli si sente il bisogno di nuovi valori morali. Gino di Vico racconta che per le scene della protagonista si sceglie l’esterno e l’interno della basilica dell’Assunta di Guardia Sanframondi. È la cornice più indicata ad una Maddalena che affronta a viso aperto i concittadini.

Nel 1955 tocca a Cerreto Sannita: Mario Camerini gira una nuova versione de ‘La bella mugnaia’ adattamento di un romanzo di Pedro Antonio de Alarcón, con Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Vittorio de Sica, Paolo Stoppa, Yvonne Sanson. La prima versione cinematografica del ‘34 è stata mutilata da Mussolini. La nuova rappresenta tutte le scene di ribellione censurate nella piazza Roma di Cerreto Sannita, non a caso sede della rivolta del popolo del 1737 contro i conti Carafa, colpevoli di repressione. Le riprese offrono anche una splendida panoramica dei boschi locali, da cui spuntano i casali rurali: nel Sannio, infatti, la placidità dei luoghi bilancia ogni aggressività.

Nel 1961 Mario Camerini torna a Cerreto Sannita per girare ‘I Briganti italiani’ con Vittorio Gassman e Rosanna Schiaffino, tratto dal libro di Mario Monti del ‘59. Ancora una volta coglie lo spirito di queste alture, regno del brigante Cosimo Giordano. Le stesse alture che riparano anche dalla crudeltà del mondo. Nel film Sante Carbone, il brigante cinematografico, suscita la solidarietà di un soldato piemontese che cerca di salvarlo da una sparatoria ambientata in piazza Roma.

Dieci anni dopo, il regista Gian Luigi Polidoro sceglie Montesarchio e lo sfondo della torre del castello per l’esilarante ‘Permette signora che ami vostra figlia?’ del 1974. Ugo Tognazzi è il capocomico Ugo Pistone che fa il suo trionfale ingresso dall’Appia a bordo di un’automobile, seguito dalla sua bislacca compagnia teatrale in cui compaiono Felice Andreasi e Franco Fabrizi. Il titolo è ispirato alla famosa frase di Mussolini (ancora lui) rivolta sottovoce alla madre di Claretta Petacci nel giorno in cui la conobbe. Pistone vuole infatti mettere in scena una piece teatrale sulla loro storia d’amore. Le pretese di rivalsa di un attore mediocre tradito dalla moglie devono contrastare col mondo della tranquilla provincia rurale, indifferente all’ambizione. Per questo la scena si gira nell’ampia piazza Umberto I di lunedì, in pieno mercato.

Anche gli sceneggiati RAI richiedono location significative: negli anni Ottanta il regista Leonardo Cortese sceglie Sant’Agata de Goti per ‘Gelosia’ tratto dal libro di Alfredo Oriani, con Nando Gazzolo, Carlo Simoni, Arnoldo Foà e Lorenza Guerrieri. I portici di via Roma diventano scenario di liete passeggiate in carrozza e cupe veglie notturne intrise di passione, complici il basolato antico, le facciate ottocentesche e gli ingressi delle botteghe storiche.

Nel 1996 nella stessa location il set diventa politicamente impegnato: Wilma Labate gira ‘La mia generazione’, film d’esordio di Stefano Accorsi, con Claudio Amendola e Silvio Orlando. Presentato alla 53ª Mostra di Venezia, sfrutta le atmosfere più cupe del borgo medievale.

Nel 2009, a Frasso Telesino, si gira ‘Impotenti esistenziali’ di Giuseppe Cirillo, dramma erotico a episodi con Tinto Brass, Sandra Milo, Alvaro Vitali, Don Backy, Antonella Ponziani. Ma stavolta il genius loci non lascia segni sulla produzione cinematografica.

Lo fa invece ‘Janara’, film horror di Roberto Bontà Polito girato nel 2014 a San Lupo. Lo stesso sceneggiatore dichiara di essersi ispirato ad una visita al paese ed ai racconti di una vecchietta del posto appunto sulle janare. Il paesaggio locale diventa il film stesso, senza il quale la storia è impossibile.

Ma il Sannio dondola continuamente tra superstizione e misticismo: nel 2015 Alessandro Siani gira ‘Si accettano miracoli’ a Sant’Agata de Goti, vincendo il Nastro d’Argento e il Ciak d’Oro. Siani concentra le riprese sulle geometrie seicentesche della piazza Umberto I con i suoi aranci selvatici e le facciate sacre; e la suggestiva veduta del costone tufaceo orientale, in cui è scavata la rampa di uscita dal paese fin dall’epoca di fondazione.

Si gira a Dugenta nel 2018 ‘Noisy Silence’ cortometraggio in inglese di Agostino Fontana con Giuseppe Zeno, ambientato nella tenuta cinquecentesca Torre Gaia, immersa tra i vigneti, location simbolo di isolamento per una storia sulla violenza domestica nascosta agli occhi della società.

Nello stesso anno Pippo Mezzapesa e Sergio Rubini scoprono e fanno scoprire Apice vecchia con ‘Il Bene mio’. Qui il cinema restituisce al paesaggio urbano tutta la sua autonomia con le sue complessità e contraddizioni, il dramma umano e l’indifferenza della Natura. La vecchia città recita se stessa, abitata solo dal protagonista Elia, che non vuole lasciarla; e da Noor, una donna in fuga.

È il perenne dilemma sannita: restare o andare via? L’importante è cercarla la strada, poeticamente indicata da ‘La divina cometa’ (foto) di Mimmo Paladino, girato a Benevento nel 2022 nella zona fluviale (e lunare) del Parco Verde, in attesa di esistere pienamente.

ROSANNA BISCARDI