Il verde pubblico e privato è patrimonio dell'umanità Ambiente

Il Corriere del Mezzogiorno (Campania e Puglia) ha pubblicato lunedì 4 marzo scorso un inserto sulla Intelligenza Verde. Stefano Mancuso, docente di arboricoltura ed etologia vegetale all’Università di Firenze, dice che se l’aumento delle temperature nelle città (per colpa del superaffollamento delle popolazioni) “ha raggiunto una media di tre gradi e più”, è necessario “raffreddare”. Come? “Piantando alberi, tanti alberi, in maniera massiccia”. Aggiunge: “Gli alberi non raffreddano solo perché fanno ombra, per quello basterebbero le tende, ma perché funzionano come condizionatori. La fotosintesi, sia per il tramite delle fronde che per quello delle radici, ha la stessa funzione dei condizionatori”.

A Benevento il bilancio del verde vivente non è prospero. A fronte di poche piantumazioni, si assiste al taglio indiscriminato di essenze verdi lungo i fiumi e alla capitozzatura di alberi storici. Abbiamo mostrato sul sito di Realtà Sannita come siano tornati i “mancati carpentieri muniti di motosega” a fare strage di verde pubblico. Le foto dicono tutto. Solo qualche indicazione affinché chi abbia voglia possa andare a toccare con mano il massacro di alberi che hanno diritto alla vita, non foss’altro perché assicurano agli esseri viventi l’ossigeno necessario per vivere.

Dapprima i tigli di Via Torre della Catena. Fanno bella mostra le nuove lampade illuminatrici delle mura. Gli alberi capitozzati tra poco faranno “scoppiare” dalle radici (oltre che dai monconi), le gemmazioni di nuovo fogliame. Sono tigli che andrebbero catalogati nel censimento che una legge ordina e i comuni ignorano.

Nel caso specifico, dopo che sindaco a assessori giulivi hanno inaugurato l’impianto di illuminazione, ci saremmo aspettati una “potatura intelligente” per “portare in alto”, con la ramificazione, lo sviluppo delle chiome, proprio per valorizzare l’effetto della illuminazione. Dovremo accontentarci, invece, dei una ramificazione “primitiva” che comunque sottrarrà ai cittadini il benefico contributo di ossigeno. Alberi potati a regola d’arte producono fogliame governabile, per la mitigazione climatica e per la salubrità dell’ambiente.

Una corsa al Viale della Stazione di Porta Rufina, che due anni fa, il giorno di Pasqua, finì all’attenzione delle associazioni ambientaliste, per riscontrare che anche i platani (che hanno un secolo e messo di vita) sono stati massacrati con la illegale “cura” della capitozzatura.

Abbiamo fatto passare qualche giorno, anche correndo il rischio di arrivare secondi, per verificare se c’è un assessore, un consigliere della opposizione, un dirigente comunale che si sia accorto di quello che è successo e che, molto probabilmente, continuerà:

E’ il caso allora di chiamare in causa chi ha la funzione della tutela e del controllo. Carabinieri Forestali, Guardie Provinciali, ASL e costosi organismi regionali. Bisogna passare alle sanzioni. Ecco all’uopo ora che a definire illegittima la pratica della capitozzatura è il Regolamento del Verde Pubblico e Privato, approvato dal Consiglio Comunale di Benevento il 26 dicembre 2008, che sanziona anche “da 50 a 300 euro” l’importo della multa (è prevista anche una misura ridotta forfettaria a 150 euro).

Più articolata la illustrazione del Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 4 aprile 2020, entrato in vigore (dopo 120 giorni) il 3 agosto successivo. Oltre alla responsabilità dei proprietari del patrimonio arboreo, il decreto ministeriale prescrive che “L’aggiudicatario deve evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica, perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione”.

Benevento ha avuto nei fiumi l’occasione di stare al centro della storia: incontri e scambi economici, guerre e contese risolte con battaglie, ma soprattutto poter contare sulla risorsa ineliminabile del processo vitale vuoi dell’uomo, vuoi degli animali ma soprattutto dell’agricoltura.

Ebbene, con il passaggio delle competenze alle Regioni, è venuta meno la funzione degli Ispettorato Agrari, organi del Ministero nazionale. Per anni abbiamo assistito alla paralisi e alla morte degli apparati statali e alla non brillante sostituzione con altrettanto autorevoli competenze da parte delle strutture regionali. La conseguenza è che gli stessi agricoltori non hanno punti affidabili di riferimento, se non nell’eco dei lontani organi comunitari.

Come per le capitozzature delle alberate urbane, così per i fiumi si assiste a operazioni dissennate di devastazione della vegetazione spontanea e di illusorio “allineamento” del loro corso. Senza pensare che le curvature e le pozzanghere (laddove non si sia ristretto a forza il letto del fiume con arginature a muraglioni) sono scelte intelligenti della natura che rallentando la velocità dell’acqua, favorisce l’habitat di varia selvaggina, soprattutto pesci e uccelli.

Il fiume Calore pieno di verde è un polmone che assicura ossigeno agli abitanti, nonché qualche mitigazione delle temperature. Dalla curva del Cimitero è stato ristretto il passaggio dell’acqua, sistemando a destra e a sinistra un modesto terrapieno che è stato sconvolto dalla prima piena. Così al fiume Sabato in vista della confluenza nel Calore nella zona di Cellarulo sono stati tagliati tutti gli alberi che offrivano l’habitat ad uccelli di varia taglia, ivi compresi aironi e cormorani.

Chi ha autorizzato tutto questo? Chi ha visto e non se n’è importato?

Sindaco, assessori e dirigenti non hanno nulla da chiarire?

MARIO PEDICINI