Dare del porco conviene Cultura

Mamma, si dice porco o maiale?” domandavano dubbiosi i bambini con in braccio cani e gatti e in mano figurine di Sant’Antonio Abate col maialino. Carnevale cominciava a Benevento la mattina del 17 gennaio davanti alla Chiesa di Sant’Agostino a Piano di Corte, ’a chiesa ’e Sant’Antuono. Il prete benediceva gli animali, il sacrestano distribuiva panini santi. “Maiale devi dire, maiale, mi raccomando, l’altra è una parolaccia” rispondeva preoccupata la mamma. Arrivavano intanto i contadini con pecore, capre, asini, vitellini. Di maiali nemmeno uno, a Carnevale erano in… lavorazione anche nelle case di città per farne strutto e salumi: quella del porco, si diceva, è l’unica morte di cui si fa festa.

Sannio e Lucania antichi erano coperti da querceti affollati di cinghiali golosi di ghiande, tradotti man mano in maiali da allevare. Furono proprio i sanniti e i lucani a insegnare l’arte della salatura ai romani invasori, che a loro volta la trasmisero ai celti delle aree padane. Ancora oggi nel Veneto la salsiccia è chiamata luganega cioè lucanica. Eppure, solo di recente gli archeologi hanno capito perché negli scavi fatti nei territori irpino-beneventani non sono stati mai trovati ossi di zampe posteriori di maiali. I Sanniti le trasformavano in prosciutti da dare ai Greci delle coste campane e pugliesi in cambio di manufatti artigianali in metallo e terracotta. Considerata la qualità artistica delle tante ceramiche greche importate a Caudium (Montesarchio), direi che a volte dare del porco conviene.

Fu però nell’antica Roma che dare del porco a qualcuno diventò il peggiore insulto. Porche erano chiamate le prostitute a Pompei, dove un innamorato tradito svergognò la sua ragazza scrivendo su un muro: Nykerate vana succula, cioè Nikerate sei una infedele porcellina. E da quel succula - diminutivo femminile del termine latino sus (suino) - deriva il napoletanissimo zoccola. Con buona pace delle… topoline.

La scienza attuale studia le strutture del cervello degli animali e i loro comportamenti, ma non vuol sapere cosa pensa un maiale quando ci guarda mentre viene macellato. È una rimozione evidente, sarebbe come dare del porco al maiale proprio nel momento del suo sacrificio, ha commentato uno psicologo quando si è accorto che anche in campagna non si parla mai di quanto potrebbe campare il prezioso animale. A domandarlo a un contadino mi sono sentito rispondere con tutta serietà: “campa un anno ma continua a vivere da salame”. Forse anche il contadino rimuove il pensiero che un maiale arriverebbe a vent’anni se venisse trattato come un cane.

ELIO GALASSO