Il filologo sannita Goffredo Coppola morì con Mussolini a Dongo Cultura

Nei prossimi mesi le edizioni Realtà Sannita pubblicheranno per la collana 'I Protagonisti' un volume dedicato ad Arturo Bocchini, Goffredo Coppola ed Arturo Jelardi, tre personaggi sanniti che ebbero un ruolo di primo piano durante il ventennio fascista: Bocchini, fu infatti il Capo della Polizia e della potentissima OVRA, Coppola, illustre filologo, fu Rettore dell'Università di Bologna e fu fucilato con Mussolini a Dongo nel 1945, mentre Jelardi fu il primo Segretario Federale del Sannio.

Ai tre protagonisti verrà dedicato eccezionalmente un unico volume, in quanto essi rappresentano tre progressive fasi del regime: la prima di organizzazione e di insediamento a livello nazionale e locale, rappresentata a Benevento da Arturo Jelardi, la seconda di grandi successi con personaggi potenti come Bocchini ai vertici del regime, e la terza finale, con i giorni pre e post otto settembre e della Repubblica Sociale, di cui Coppola fu tra i principali protagonisti.

Dei tre personaggi solo Arturo Bocchini è già noto alla storiografia nazionale ed internazionale, mentre gli altri due sono stati dimenticati per molti anni. Il volume nasce appunto per ricostruire le biografie di questi tre sanniti illustri, protagonisti di un difficile e controverso periodo della storia d’Italia, accomunati oltre che dalle origini sannite, anche da fatti e vicende diverse, che si succedono e si intrecciano per poco più di un ventennio.

Si è cercato quindi di fare luce non solo sulla loro carriera professionale, ma anche sugli aspetti più intimi e tormentati delle loro vite, e per questo nel libro saranno pubblicate anche testimonianze di persone che furono a loro vicine.

Proprio nei giorni scorsi chi scrive ha incontrato nella sua casa di Roma la nipote di Goffredo Coppola, la signora Rachele Olivieri a cui ha rivolto alcune domande sull’illustre zio, fratello della madre.

nora Olivieri, come ricorda suo zio Goffredo Coppola, che fu uno dei più illustri grecisti del '900?
Goffredo Coppola era un fratello di mia madre, il più piccolo. Lo ricordo bene, anche se egli veniva a Roma, dove vivevamo, molto raramente. Preferiva alloggiare all’Hotel De La Ville, piuttosto che a casa nostra, perché non rinunciava alla sua intimità, era piuttosto burbero e schivo, perché sempre immerso nei suoi studi. Era per questo anche molto distratto e preso dai suoi pensieri tanto che una volta fu investito da un'automobile, mentre attraversava la strada leggendo il giornale.

zio fu appunto uno dei più illustri filologi del primo novecento, e solo dopo l'8 settembre cominciò a fare politica attiva. A cosa attribuisce questa scelta?>
Mio zio fu indubbiamente uno dei più importanti filologi del novecento, ma fu anche giornalista e si interessò, oltre che di letteratura greca e latina anche di altri studi; pubblicò infatti anche scritti sul Carducci. La politica attiva per gran parte della sua vita non lo interessò, ma solo dopo l'otto settembre prese la decisione di dare un contributo attivo alla Repubblica di Salò, fu eletto Rettore dell'Università di Bologna, fece un viaggio in Germania, e incontrò più volte Mussolini.
La passione per la politica l'aveva ereditata dal padre Pietro Coppola, personaggio politicamente molto attivo negli ultimi anni dell'800, e ancora di più questo interesse l'aveva ereditato suo fratello Mario.

a ricorda di suo zio Mario Coppola?>
Zio Mario era il secondogenito dei fratelli Coppola, ed era il mio zio preferito. Aveva lo stesso nome di mio padre e per questo sin da bambina affettuosamente lo chiamavo ‘zio Coppola’. Ero legatissima a lui, ed è morto qui a Roma in casa mia, nel 1956. Era stato un personaggio politicamente molto attivo, fu Podestà di Benevento e fu uno dei collaboratori di Arturo Jelardi. Ricoprì anche l'incarico di Capo dell'Ufficio Stampa della Federazione Provinciale Fascista di Benevento. Dopo la tragica morte del fratello si rifugiò a Venezia e poi a Vetralla presso Viterbo, ove mia madre provvide a farlo accogliere in un convento dei padri Passionisti.

oppola erano originari di Guardia Sanframondi, come mai nessuno di loro vi ha mai fatto ritorno?>
La famiglia Coppola aveva a Guardia Sanframondi una bella casa con un grande giardino, ma nei primi anni del novecento mio nonno e i suoi figli si trasferirono a Benevento, in una casa a Piazza Roma. Poi durante la guerra i miei nonni morirono di spagnola ed i tre fratelli rimasero orfani giovanissimi. Mia madre si sposò e si trasferì a Roma mentre mio zio Goffredo, intraprese la carriera universitaria dapprima a Cagliari e poi a Bologna. Rimase a Benevento soltanto Mario, che dopo la seconda guerra mondiale raggiunse la sorella a Roma.

offredo Coppola fu fucilato a Dongo nel 1945, come ricorda quei giorni ?
Quando mio zio Goffredo fu fucilato a Dongo noi eravamo a Roma. Con lui morirono Mussolini ed altri gerarchi. Il suo cadavere fu esposto a Piazzale Loreto e poi seppellito a Milano. Negli anni '50 i suoi resti furono traslati al cimitero di Bologna, città ove egli aveva sempre vissuto. Mio padre e mio zio Mario provvidero alla traslazione e mio zio scrisse l'epigrafe in latino per la sua tomba. Dopo la sua morte molti si sono interessati, della sua produzione letteraria, e tra questi vorrei ricordare soprattutto Lietta Tornabuoni, che su mio zio scrisse un bellissimo articolo. Purtroppo di mio zio Goffredo non posseggo nulla, tranne una vecchia fotografia degli armi giovanili. Era una persona schiva e riservata non amava conservare oggetti e scritti personali, era sempre impegnato nei suoi studi, e la sua produzione letteraria è il suo ricordo più importante.

I ricordi della signora Olivieri ci hanno permesso di conoscere anche gli aspetti più intimi e personali della vita di Goffredo Coppola, illustre filologo di Guardia Sanframondi, che pagò con la vita la sua adesione al fascismo. Purtroppo però per anni, dopo la sua morte, i molti suoi biografi, sono stati inclini a sminuire la sua attività professionale, proprio per i suoi ideali politici. Ma Coppola, così come Bocchini e Jelardi, fu figlio del suo tempo, visse ed operò in uno dei più controversi periodi della storia italiana, lasciando comunque un contributo di grande rilievo nella filologia del novecento, che non può essere ignorato.

Come lui anche Bocchini e Jelardi, sono stati indiscussi protagonisti della storia italiana e sannita, e per questo oggi nel volume di prossima pubblicazione, si è voluto fare luce sulle loro vite e sulle loro storie, da cui vengono fuori tre momenti diversi del ventennio fascista, tre modi diversi di fare politica, tre ritratti di personalità che furono esaltate e temute nei momenti di gloria, per poi essere criticate, sminuite, se non addirittura dimenticate dall'Italia del dopoguerra.

ANDREA JELARDI

(Realtà Sannita n. 11 / 16-3O giugno 2002)