La chitarra, la mia passione Cultura
Nell’Oratorio Padre Isaia Columbro, il celebre chitarrista dei Pooh, Dodi Battaglia ha concesso un’intervista per Realtà Sannita, prima di esibirsi per la seconda volta in Foglianise, in Piazza Santa Maria con la cover Palasport. E’ ancora vivido nella memoria il concerto dei Pooh, il 18 agosto del 1978, quando vennero sperimentati per la prima volta gli effetti suggestivi del laser nella scenografia. Un ritratto di un artista, di un compositore a tutto tondo dall’ingresso della band più longeva d’Italia fino ai giorni nostri. Colpisce il senso di gratitudine per il compianto Valerio Negrini a cui ha dedicato il brano strumentale inedito “ Vale”, con la chitarra elettrica.
Dodi dai “Rigidi” ai “Meteors”ai “I Judas” ai Pooh. Avresti mai immaginato di entrare a parte di uno dei più prestigiosi gruppi della storia della musica italiana?
Sinceramente no. Devo ringraziare profondamente una grande mente, una grande anima che purtroppo non c’è più di questo mondo dei Pooh che è stato appunto Valerio Negrini, che un giorno, venendo in locale a Bologna, dalla sua grande proiezione di quello che è il futuro, si accorse che io potevo diventare il chitarrista dei Pooh. Io ai tempi suonavo la chitarra da poco tempo, però lui vide in me quel talento tale da poter pensare che io sarei potuto diventare il chitarrista dei Pooh.
Sei l’interprete dei principali successi dei Pooh: “Tanta voglia di lei”, “Noi due nel mondo e nell’anima”, “Infiniti noi”, “Uomini Soli”, “L’altra donna”. Quali emozioni provi ancora a cantare queste splendide canzoni?
Devo dire che l’emozione cambia ogni sera, è diversa e non è mai uguale. Sicuramente non sono di quegli artisti che prima di salire sul palco dicono vado a fare un’ennesima, scusami il termine, scrivilo così “marchetta”. Vivo non con terrore, con emozione e con grande rispetto, ogni volta che vado sul palcoscenico con migliaia di persone in televisione e quando mi capita, come succede ultimamente, di incontrare delle persone nei miei seminari l’approccio rimane il medesimo.
L’album “Parsifal”, nel 1973, ha segnato una svolta nella storia dei Pooh. L’omonimo brano è una vera suite, il mix tra il rock progressivo e la musica classica. Perchè la chitarra elettrica valorizza questa composizione?
Non spetta a me a dirlo, perché ho cercato di fare il mio dovere, il mio mestiere dalla cosa che mi veniva più spontanea di fare. Avevo soltanto 22 anni, per me è stato un primo esperimento, perché è stato un brano che ha segnato la maniera moderna di fare musica, fino a quel momento la musica era fatta di canzoni e canzonette. A livello di scrittura è un concetto più ampio proprio una suite musicale. Non ho fatto altro che di esaltare quello che era una cosa bella di fondo.
Hai ottenuto ambiti riconoscimenti: due volte miglior chitarrista europeo (1981), (1986). Nel 1986 la critica ti ha conferito il premio di miglior chitarrista italiano. Hai fatto battere all’asta una chitarra per i terremotati di San Giuliano, sei testimonial italiano delle chitarre della Maton. Perché la chitarra è il magnete della tua vita?
Assolutamente si. A 5 anni suonavo la fisarmonica, poi a 14 anni ho conosciuto il mio amore travolgente: la chitarra. Sia la Maton che la Fender ha fatto un modello per me e per Eric Clapton. Il mio modello di chitarra trae dalle mie indicazioni ed è stato messo in commercio per cui è un grande onore.
I Pooh e l’ambiente. La copertina di Oasi è stata fatta con carta riciclata. Che rapporto Dodi con la natura?
Abbiamo iniziato a girare l’Italia molto tempo fa e l’abbiamo vista cambiare in peggio. Quando siamo diventati grandi abbiamo cercato di approfondire questi concetti. Noi stessi quando facciamo i concerti negli stadi cambiamo ogni tanto le pile e buttiamo per terra le batterie. E’ una cosa tremenda e questa è ignoranza. Siamo stati contattati dal WWF e ci hanno insegnato come comportaci e di dare il nostro contributo.
Parliamo dei tuoi seminari per valorizzare i giovani. Com’è la realtà musicale italiana oggi?
La realtà musicale è molto migliorata nel senso che, grazie alle scuole, ad internet, ai nuovi mezzi di comunicazione, i ragazzi hanno più strumenti per imparare a suonare ed il livello si è alzato. Il problema però è che mi sembra giusto che bisogna riconoscere un compenso per tutti quelli che fanno questo mestiere. Io che sono responsabile di una società IMAIE ( Istituto Mutualistico Artistico Interpreti Esecutori), sono solito dire che in altri tempi, quando c’era più trippa per i gatti, si potevano fare più investimenti rispetto ad oggi. Ci sono realtà che tendono un pò a sfruttare i ragazzi che cominciano ad avere notorietà. La musica in Italia è molto meno tutelata che in altri Paesi
Tra due anni si celebrano i 50 anni dei Pooh. Ci puoi anticipare qualcosa?
Nel 2016, festeggeremo i 50 anni, ci saranno grosse sorprese e non dico quali.
NICOLA MASTROCINQUE