La simpatia e la bravura di Troisi rivivono a Benevento Cultura
All’Auditorium Calandra, in Benevento recentemente, si è tenuto il Premo Troisi 2014. L’importante evento rimane nel Sannio, nel 2012 e 2013, è stato ospitato nella suggestiva cornice di Morcone.
Il rilevante evento è stato promosso da Cosimo De Luise ed Antonio Parcesepe, con l’abnegazione di Giuseppe Petito, presidente della Pro-Loco Samnium. Nell’arco temporale di un mese e dieci giorni è stato possibile realizzare la kermesse.
Sono giunti nella Città capoluogo il regista Toscano Leonardo Piraccioni ed altri prestigiosi artisti. Sono stati premiati: Loredana Lana; Marisa Laurito; Massimiliano Bruno; Maurizio Nichetti; Sabrina Paravicini; Manuela Tempesta; Renato Scarpa; Geppi Di Stasio.
Per la categoria scrittori ha ottenuto un ambito riconoscimento Domenico Caldaro, autore di “Esci Matto” insieme con Ersilia Cacace. Nonostante sia affetto da una malattia rara, chiamata artofria muscolare spirale dimostra di vincere le avversità della vita con il suo talento.
Presenti in sala il sindaco della Città capoluogo Fausto Pepe, il presidente della Camera di Commercio di Benevento Antonio Campese e l’assessore Regionale al Commercio e all’Artigianato Vittorio Fucci.
Ha ricevuto il Premio Troisi Roberto Pedicini, attore e doppiatore beneventano. La serata finale del Premio Troisi è stata presentata da Claudio Lippi e da Grazia Caruso, originaria di Benevento.
Sono state particolarmente ammirate per la loro bellezza le madrine Debora Antonaci di Ponte e Martina Goglia di Solopaca.
Prima della conclusione della serata Maurizio Nichetti, l’attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico milanese, ci ha rilasciato un’intervista.
Quale eredità ha lasciato Massimo Troisi al cinema italiano?
Lui ha fatto i suoi film, i film li ricordano tutti, tutta la passione che la gente ancora oggi, a distanza di vent’anni dimostra per il suo per il suo cinema è l’eredita che lui ha lasciato, per cui un sorriso, una battuta, una gag o che ogni volta che in televisione compare chi l’ha visto se lo ricorda ancora.
In che modo ha esaltato la “cosiddetta napoletanità” nel mondo di celluloide?
E’ una star internazionale e con il suo napoletano riusciva a far ridere e a divertirsi, pertanto, non è stato un comico napoletano, ma è stato comico italiano apprezzato per tutte le altre regioni.
Quale film del suo repertorio le piace di più e perchè?
Io mi ricordo “Ricomincio da tre”, perchè era il primo ai tempi di “Ratataplan”, di “Ecce Bombo”, di “Bianco, Rosso e Verdone”, per cui erano opere che presentavano una nuova generazione di registi, di attori e di pubblico.
Nel Sannio è stata rilanciata la figura di Massimo Troisi da Morcone a Benevento. Quale messaggio può comunicare alle future generazioni in un contesto confuso e privo di valori esistenziali per le vicende del nostro tempo?
Se qualcuno volesse partecipare ad una serata come questa o andare a vedere i film di quegli anni penso che potrebbe divertirsi ancora.
La sua comicità e la sua gestualità in quale filone espressivo si può paragonare nella storia del cinema italiano e mondiale?
Era uno che usava la parola, ma usava tanto l’espressione, i tempi morti, il muto e la controscena. Era la tradizione di tutti i grandi comici da Totò in poi.
Che cosa si ricorda maggiormente di lui ed in particolare della sua umanità?
Credo che di lui sia giusto ricordarsi delle scene dei suoi film, perché la sua vita privata se la ricordano le persone che l’hanno frequentato.
Sabrina Paravicini: “il suo era un linguaggio universale”
Nell’Auditorium Calandra abbiamo incontrato anche l’attrice, regista, scrittrice e sceneggiatrice, Sabrina Paravicini. Ha esordito con Maurizio Nichetti nel 1993, nel film: “Stefano Quantestorie”. Ha lavorato con Monicelli, Lizzani e Tavarelli. E’ divenuta famosa con la celebre fiction “Un medico in famiglia”. Sono stati dati alle stampe: “Figli di albergo” (Zelig 1997); “Capo Danno” ( I Corti - Edizioni El 1998); “Il cerchio del destino” (Feltrinelli 2004); “La camera blu” (Rizzoli 2007), ripubblicato da Edizioni Clandestine nel 2012 con il titolo: “17 anni, 9 mesi, 27 giorni”. L’attrice ha lasciato una testimonianza sulla figura di massimo Troisi.
Nonostante la giovane età nel vedere i film di Troisi che cosa coglie degli aspetti qualitativi della sua interpretazione?
Il modo con cui comunica il linguaggio universale che tutto abbiamo compreso anche se come dire lui aveva questo modo di raccontarsi in un dialetto particolarmente stretto. Io ho visto questo documentario oltre ai film che è stato realizzato con Massimo Troisi e quando uscì il primo film incrociarono le dita in sala alla prima a Roma, si temeva che nessuno capisse quello che aveva detto. Invece, lui ha creato questo linguaggio universale e poi aveva questa poesia nel proporsi e nel fare le cose.
Nell’ultimo suo film, “ Il Postino”, girato a Salina, quali ricordi ritornano nella sua mente?
Molto poetico, tra l’altro la regia non la fece lui che stava già male. Nel film è trasformato e sofferente e credo che questa cosa, che ha determinato che il cuore ad un certo punto ha ceduto all’arte è stato importante, l’ha consacrato a livello veramente internazionale. E’ stato un sacrificio incredibile e lui ha girato questo film, pur sapendo che il suo cuore non avrebbe retto, credo che sia la massima espressione di un artista e del suo impegno.
NICOLA MASTROCINQUE