La vicenda artistica dell'altro Vorrasi, Pio Cultura

Questa volta ho deciso di riservare ai lettori di Realtà Sannita la rivelazione di alcuni fatti poco noti che riguardano il famoso artista sannita Pompeo Vorrasi, scomparso nel mese di dicembre del 2019 alla veneranda età di 91 anni, nonché carissimo amico ed estimatore di questo giornale.

Per la verità il mio racconto riguarda solo indirettamente l’artista Pompeo perché, più che di lui, voglio presentare il cugino Pio, rimasto quasi sempre nell’ombra a causa del suo carattere schivo, ma altrettanto bravo.

Correva l’estate del 1973, con Pio Vorrasi eravamo in campeggio a Montesilvano, provincia di Pescara, insieme ad altri amici. Il sito del campeggio era allocato nella famosa pineta, poco distante dalle piscine olimpioniche de Le Naiadi. Già allora la spiaggia antistante avvertiva forte erosione marina, si presentava già erosa, già ristretta, insomma già mangiata dal mare.

Più volte nelle conversazioni, anche animate, che intavolavamo con Pio, nel campeggio, sulla spiaggia, nel corso delle lunghe passeggiate per viale D’Annunzio, PIO ci parlava di Pineto, centro balneare in provincia di Teramo, a pochissimi chilometri da Pescara, raggiungibile percorrendo la SS 16 in direzione nord.

Quando il discorso cadeva su Pineto ci raccontava orgoglioso di eventi artistici riguardanti i suoi avi, i fratelli Vorrasi, tinteggiatori-stuccatori-decoratori, Rodolfo e Tiberio, originari di Molinara. Successivamente, si trasferirono in Fragneto Monforte e in Pietrelcina in occasione dei loro rispettivi matrimoni: Tiberio in Fragneto Monforte e Rodolfo in Pietrelcina. A Fragneto Monforte nacque, nel 1928, il grandissimo pittore ritrattista e paesaggista Pompeo, deceduto nello scorso mese di dicembre; a Pietrelcina nacque, nel 1950, il grande pittore ritrattista, impressionista Pio, da pochissimi anni deceduto.

Due fratelli Tiberio e Rodolfo, entrambi grandi artisti nel campo delle tinteggiature, degli stucchi e delle decorazioni di interni, primeggiando nelle volte, nelle soffittature; due cugini, Pompeo e Pio, entrambi pittori. Pompeo pittore super quotato di fama nazionale ed internazionale. Pio pittore la cui grandezza si è rivelata postuma, insomma la morte lo ha reso grande, e solo a distanza di tempo, per una strana sorte di coincidenze imprevedibili, la sua arte è stata valorizzata, il suo genio artistico è stato conosciuto e finanche apprezzato dai più.

Un po’ come è accaduto al grande Van Gogh, divenuto grandissimo pittore solo dopo la morte. Il pittore Pio Vorrasi, come Van Gogh, vendette in vita un solo dipinto: Van Gogh vendette La vigna rossa; Pio Vorrasi Il Paesaggio de Il Castello con il volto di Padre Pio a sovrastarlo. Ritorniamo ai racconti di Pio, ai suoi ricordi aviti su Pineto che ci proferiva. Ci ricordava del lungo soggiorno a Pineto di suo padre e di suo zio, avvenuto nell’immediato Secondo Dopoguerra. Furono contattati dai nuovi proprietari di villa Padula per restaurare gli interni, per renderli fruibili ai clienti del nuovo Hotel Garden.

La nuova proprietà si apprestava a convertire la maestosa villa Padula in una efficiente struttura alberghiera. E, difatti, così avvenne. Pio era ben informato della villa, a parlargliene degli antichi fasti di essa fu il papà. Ricordiamo ancora il breve excursus storico che in merito ci faceva. La Villa venne costruita agli inizi del Novecento da notissimo chirurgo Fabrizio Padula, la volle regalare alla moglie. Una simile la fece costruire a Napoli, dove esercitava con molto successo, la professione medica. Quella di Pineto, si trova a poca distanza dal mare, è un gioiello dell’architettura liberty. E’ inconfondibile, è tinteggiata con rosso porpora, ha arcate in stile gotico con sesto acuto, ha intrecci alle finestre in stile veneziano e portichetti arabeggianti.

Pio ci diceva: “Caspita, siamo qui, a pochi chilometri da Pineto, ci devo andare!”. E così avvenne. E avvenne così! La sera ci recammo, da Montesilvano, in centro a passeggiare lungo viale D’Annunzio. Prendemmo l’autobus urbano. Al primo tabacchino, comprò le sigarette, le famose MS, la scotola di fiammiferi svedesi, e chiese al tabaccaio dei gettoni telefonici. Ci disse che doveva telefonare allo zio Nicola Fucci, di professione musicista, clarinettista, fratello di sua madre Fedora.

Aveva sposato una signora della provincia di Pescara, abitava lì. Lo voleva telefonare per avere informazioni più dettagliate su Pineto, su villa Padula, e come si poteva raggiungere con mezzi pubblici. Telefonò dalla prima cabina telefonica che individuammo, là vicino. A rispondergli fu lo zio Nicola. Terminata la telefonata, ci disse che la mattina successiva, essendo venerdì, potevamo recarci a Pineto con l’autobus extraurbano, la fermata era sulla SS 16, che attraversava Montesilvano.

Poche decine di chilometri, la mattina successiva, giungemmo lì, a Pineto, e ci recammo là, in villa Padula. Ci incoraggiò tantissimo ad andare con lui riferendoci che lo zio Nicola avrebbe prenotato un tavolo tutto per noi in una trattoria famosa del centro storico, poco distante dalla piazza centrale. Potevamo così degustare il famoso Brodetto di Pineto, ovvero la famosa Zuppa di pesce abruzzese, e ad accompagnare il Brodetto potevamo ordinare una bottiglia di Trebbiano bianco ciascuno, naturalmente il pregiato Trebbiano bianco abruzzese.

Ci consigliò, altresì, di farci portare un piatto fondo ciascuno e una pagnottina di pane di mezzo chilo per ognuno, cotto nel forno a legna. Anzi ben cotto doveva essere, con la crosta dorata, aggrascata come si dice in dialetto. E così facemmo.

Ma lo zio Nicola, ne prenotò uno maxi ciascuno.

Ma a Pio non era solo la visita a villa Padula che gli interessava. Bensì erano i lavori artistici dei suoi avi che lo intrigavano, che lo incuriosivano, i quali avevano restaurato tinteggiando, stuccando, decorando gli interni. La villa risultò danneggiata durante l’ultima guerra, la nuova proprietà decise di impiantarvi il famoso Hotel Garden. E così fu fatto. E fu fatto così! L’Hotel Garden da allora, sino al pochi anni fa, è stato famoso albergo, ristorante, piano bar, pub, discoteca. Disponeva di cinquanta stanze, e di ampi locali al piano terra e in quello rialzato. Da pochi anni è una struttura abbandonata, in disuso, quasi fatiscente. I nuovi proprietari hanno difficoltà a ristrutturarla, a riconvertirla, soprattutto per le nuove norme sulla sicurezza, su vincoli urbanistici e sulle difficoltà economiche sopravvenute dovute alla crisi economica in atto.

Anche il Comune di Pineto ha dato disponibilità alla risistemazione della ex storica villa Pudula, dell’ex famoso Hotel Garden. Pio voleva osservare gli interni dell’Hotel, ammirare le tinteggiature, gli stucchi, le decorazioni dei fratelli Vorrasi. Voleva accertarsi se vi fossero ancora tracce di essi. Il direttore dell’albergo ci fece osservare che già nell’ingresso, nelle salette adiacenti, risultavano volte e soffittature ancora risalenti al secondo dopoguerra. Fu uno spettacolo osservarli, risultavano ancora ben tenuti, ben conservati. Pio ci diceva che lo zio Tiberio era specializzato nei putti, nei paesaggi, nei cieli, nei volti; il papà nei drappi, nei fiori, nei volti. Insomma si erano divisi i compiti, si completavano. Questa era la caratteristica portante del loro successo artistico. Dipingevano tutto. Erano, come si dice oggi, full optional. Ma la voglia di Pio di visitare l’Hotel Garden non finisce qui, non si esaurisce qua.

Nel lungo soggiorno dei fratelli Vorrasi in Pineto, durato mesi, nei periodi di vacanza ai due fratelli si aggiungeva un'altra presenza, quella del giovanissimo Pompeo Vorrasi, allora studente in Napoli presso il Liceo Artistico, poi presso l’Accademia delle Belle Arti in via Costantinopoli, dirimpettaia al Museo Nazionale.

Pio era curioso di rintracciare qualche paesaggio dipinto da suo cugino Pompeo, qualche traccia non solo dei paesaggi, bensì anche qualche ritratto di volto. Osservammo tanti lavori eseguiti dai Vorrasi, ancora ben conservati, ancora ben visibili. Ovviamente allora non era prassi firmare volte, soffitti, stucchi, insomma lasciare i nomi degli artisti, degli autori dei lavori eseguiti.

Ma Pio ci garantì che qualcosa del grande Pompeo aveva individuato. Ricordiamo che allora Pompeo Vorrasi era giovanissimo studente. E’ nato nel 1928, allora aveva intorno ai vent’anni, e già si dilettava, con successo nell’arte pittorica. Anche noi ci pregiamo di aver conosciuto Pompeo Vorrasi, fummo inviati dal direttore Fuccio per contatti esplorativi con il Vorrasi. Difatti facemmo da apripista a Fuccio e a Mario Pedicini per quel che realizzarono su Pompeo Vorrasi qualche anno fa. Lavoro pubblicato sull’ultimo numero di Realtà Sannita del 2019 risalente allo scorso mese di dicembre. Il Vorrasi ci mostrò gli ultimi lavori, soprattutto il ritratto di Padre Pio da lui dipinto. Nell’atto di osservarlo, restammo interdetti, esterrefatti, basiti persino per le meraviglie pittoriche che apparivano al cospetto dei nostri occhi. Non riuscivamo a capire se era una mega fotografia o un dipinto di Padre Pio.

Il Vorrasi ci rassicurò: era un dipinto e che di esso non ha mai voluto disfarsene, malgrado le forti e allettanti proposte economiche che gli giungevano da più parti. Gli pervennero anche da religiosi, che svolgevano la loro missione apostolica in Pietrelcina. Padre Pio, campeggiava la sua camera da letto, la predominava con lo sguardo rassicurante e con la mano benedicente.

Tra i suoi ultimi lavori ci mostrò davvero l’ultimo dipinto, originalissimo, ce lo presentò: “Dottore, osservi bene l’ombra che avanza da destra sul mio volto; quel che resta di me, oggi, ad 86 anni, è la parte di sinistra!”. E davvero la parte di sinistra del volto era la fotografia reale del suo volto, della parte restante del suo volto. Tra dipinto e fotografia era tutto un indistinto!

Cosa possiamo dire ancora di Pio Vorrasi e di Pompeo Vorrasi?

Sono come i fratelli Vorrasi, Tiberio e Rodolfo, loro, i fratelli, si completavano vicendevolmente avendo in comune le realizzazioni dei volti, quindi ritrattisti di volti su pareti, su soffitti; i cugini Vorrasi, Pio e Pompeo, sono tutto un indistinto tra volti e paesaggi; sono ritrattisti e paesaggisti. Ovviamente, con le dovute differenziazioni artistiche. Saremmo irriguardosi nei confronti del grandissimo pittore ritrattista e paesaggista qual è Pompeo Vorrasi.

Avevamo, precedentemente, utilizzate le qui di seguito aggettivazioni: Pompeo Vorrasi grandissimo pittore di fama nazionale ed internazionale; Pio Vorrasi grande pittore, la morte lo ha fatto grande, grande pittore! Originalissime sono le due autoepigrafi di Pompeo Vorrasi che fece imprimere sul manifesto mortuario e che impresse sull’ultimo dipinto, sull’ultimo autoritratto.

Sul manifesto: “… di astenersi da ogni segno di partecipazione all’evento”; sull’ultimo autoritratto dipinto all’età di 86 anni: “Quel che resta di me, oggi!”. Per chi vuole ammirare, in Pietrelcina, i lavori di Pio Vorrasi e di Pompeo Vorrasi si può recare, rispettivamente, presso il ristorante Il Sannio, nella sala centrale; oppure presso l’abitazione del m° marmista Michele Rossi in via Aldo Moro. Il dipinto è un murales, trattasi di un paesaggio, si trova sul lato sinistro della scala principale di accesso alla dimora.

ANTONIO FLORIO