Un festival da potenziare Cultura

A conclusione della 2ª edizione del “Festival del Libro e dell’Informazione Locale” si impone una più attenta riflessione sul futuro della manifestazione.

La felice intuizione di Giovanni La Motta, quando era commissario dell’EPT, di dare vita a questa iniziativa con il prezioso apporto del direttore dell’Ente, dott. MarcelloZeppa, ed il prezioso contributo dell’assessore provinciale alla Cultura, Carlo Falato, hanno consentito la realizzazione della 1ª edizione e, grazie all’attuale commissario dell’EPT, dott. Antonello Barretta, che ne ha sposato appieno la causa, si è concretizzata anche la 2ª edizione.

Come è andata?

Bene, per molti benissimo; discretamente per altri.

Certo, tutto è perfettibile.

Si può fare meglio e di più, ma sicuramente se la Camera di Commercio - come ha denunciato sul suo sito il giornalista Bruno Menna - va a finanziare una iniziativa simile che si svolge in Molise ed ignora letteralmente quella di Benevento… siamo davvero combinati male.

E se il Comune di Benevento si chiama fuori è ancora peggio.

Lasciando per ora da parte questi aspetti che certo andranno affrontati anche molto seriamente, cerchiamo di interrogarci sulla validità di una simile manifestazione.

Perché tutti i discorsi  sull’eventuale potenziamento della stessa e suo finanziamento non avrebbero senso se si arriva alla conclusione che non serve alla città.

Noi pensiamo che serva. Ed ecco perché:

1) Il festival ben si inserisce nel discorso di “Benevento città cultura” da tutti condiviso.

2) L’interesse per i libri di cultura locale è assolutamente in crescita e la produzione nel Sannio Beneventano è ampia e di qualità unitamente ai periodici locali, alcuni dei quali vantano una felice durata che va dai 30 ai 50 anni, sempre rispettando la periodicità.

3) Un festival di libri ha una grande capacità di attrarre visitatori dalle altre regioni nella misura in cui si è capaci di immaginare iniziative collaterali che traendo spunto dalla pubblicazione di un libro, diciamo sui Longobardi o le streghe, possa creare momenti di dibattito ed approfondimenti capaci di attrarre i numerosi studiosi (o semplici appassionati) di questi filoni culturali.

4) I libri di cucina ed enogastronomia locale possono essere anche lo spunto per presentare vini con etichetta locale e piatti tipici con la collaborazione dei ristoratori locali. Vale lo stesso per la promozione di altre nostre eccellenze come i torroni o i croccantini di San Marco.

5) Nel festival ben si possono inserire iniziative che attengono le novità nella comunicazione che parta dagli audiolibri agli e-book fino alla comunicazione attraverso le web TV locali e portali. Ciò per aprire una finestra verso quei giovani che sono più sensibili a questi nuovi strumenti dell’informazione. Senza dire di mostre che si possono allestire su temi del libro e giornali locali. Ma che siano mostre serie, studiate prima a tavolino e poi corredate da testi adeguati e pubblicazione dei relativi cataloghi e supportate da video.

Concludendo possiamo dire che se tutte queste iniziative, pur nella gradualità, vale la pena di metterle in campo sarà necessaria una programmazione.

E la creazione di una struttura organizzativa stabile.

Il programma deve venire fuori almeno sei mesi prima dello svolgimento dell’evento e deve essere adeguatamente pubblicizzato.

I mezzi? Provincia, Comune, Camera di Commercio credono in questo progetto?

Sono convinti che questa manifestazione serve allo sviluppo?

Se la risposta è sì devono impegnarsi di più e far conoscere all’EPT, con largo anticipo, su cosa si può contare.

Se vogliono andare avanti come è nella peggiore tradizione ovvero “prendendo tempo” allora il Festival si farà ancora per il prossimo anno, per qualche anno ancora, ma poi morirà.

Purtroppo, esempi non mancano nella storia della nostra città.

Viceversa sarà necessario creare una struttura permanente ed affidabile (una Fondazione?) per iniziativa delle case editrici locali e i cosiddetti privati lungimiranti (che per fortuna non mancano nella nostra città) per assicurare la continuità di questo straordinario strumento di crescita culturale.

Sempre che sia finalmente compreso che certe manifestazioni culturali, e questa in particolare, servono allo sviluppo.

Molto di più di quanto possa apparire.

GIOVANNI FUCCIO

 

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