Un libro è sempre un libro ..…con il suo profumo e il suo mondo misterioso e profondo Cultura

Recitava una canzone di qualche anno fa: ” L’estate sta finendo e un anno se ne va”. E invece no. Un anno scolastico sta finendo e l’estate arriva. Via gli zaini, via il diario che ha tenuto compagnia, giorno dopo giorno, via tutto ciò che sa di scuola, via i libri.
La lettura. Rodari dice: ” Non si nasce con l’istinto della lettura, come si nasce con quello di mangiare e bere. Bisogna innestare il senso del libro come di uno strumento per conoscere il mondo “.Non si nasce, quindi, lettori o lettori appassionati. Ma lo si può diventare.

Bisogna riconoscere, con rammarico, che i ragazzi d’oggi non amano la lettura. Affetti da incurabile allergia, sembrano sfuggire i libri. Non ne sentono il bisogno. Non ne percepiscono il fascino, oltre l’importanza, Tutt’al più leggiucchiano, sfogliando vertiginosamente le pagine alla ricerca del finale emozionante.

Superficialità dei ragazzi? Disprezzo per una cultura che non sentono più come loro? Responsabilità precise di adulti, di editori, di scrittori? Perché i ragazzi non amano leggere?

Più o meno, credo che sia lo stesso fenomeno per cui la maggioranza delle persone, una volta ottenuto il diploma o la laurea, si butta i libri dietro le spalle e non ne compra più. Perché a scuola non hanno imparato ad amare la cultura. D’altronde, leggere a scuola è un esercizio, a volte, noioso e obbligatorio, per di più con lo spauracchio del voto. Il libro diventa, in tal modo, uno strumento di tortura. Dunque, le prime esperienze deludenti o negative nel contatto col libro possono sbarrare per sempre la strada ad un incontro creativo con la lettura.
La fragilità dell’abitudine alla lettura ha cause remote. Se molti bambini non saranno mai lettori convinti, ciò dipende dal fatto che il loro primo contatto col libro avviene nel momento in cui si giudica sappiano leggere, mentre è già troppo tardi. L’attività della lettura è associata al mondo della scuola in genere e, dunque, come un obbligo, un dovere, m uno sforzo. Ne può scaturire il disgusto e, poi, l’abbandono. E’ importante, perciò, che il contatto con il libro si realizzi nella vita quotidiana del fanciullo prima dell’età scolare. Daniel Pennac dice: “ Il verbo leggere non sopporta l’imperativo. Un’avversione che divide con qualche altro: il verbo amare, il verbo sognare”. Alla domanda: come educare i ragazzi alla lettura? risponde: ” Donando un comportamento. Mio padre, seduto nella poltrona, che accendeva la pipa nascosto dietro il libro, aveva un’aria così felice mentre rimaneva avvolto dietro un particolare silenzio. Era il silenzio del lettore che non è quello del deserto, è un silenzio popolato.” . Non si può dare un libro per farlo leggere, si può far leggere con un comportamento comunicativo lasciando trapelare il benessere che c’è dentro quest’atto. Il primo avvicinamento alla lettura è dato spesso dalla voce materna che racconta storie per far addormentare il bambino. In seguito ci sarà il gesto del bambino che vuol togliere il libro dalle mani della madre. Nasce, così, la motivazione della lettura.

Bisogna abituare i ragazzi a considerare il libro come compagno inseparabile della loro crescita e la lettura come soddisfacimento di un bisogno che non serva semplicemente alla vita, ma che nella vita è integrato come condizione essenziale perché più tardi, impegnati nel lavoro e in marcia sul loro cammino di uomini, non diventino dei robot ma conservino il gusto di coltivare lo spirito e il diritto ad una vita interiore intensamente più ricca.
V.Hugo dice: ” Attenti a quelle linee nere su carta bianca! Sono forze, si compongono, si decompongono, entrano l’una nell’altra, si dividono, si annodano, si accoppiano. Questa riga serra, l’altra incatena e non vi lascia più se non vi avrà modificati”. Nell’organizzazione mentale, nel comportamento, nelle strategie d’azione e di espressione. Saper leggere significa saper pensare e saper giudicare.
L’abitudine alla lettura deve permeare la personalità e deve trasferirsi dalla scuola alla vita, dai banchi di classe ai sedili del tram e del treno, dove è sempre così raro vedere persone che ingannano il tempo e la noia del viaggio leggendo un libro.

Oggi i ragazzi sono più maturi, più coscienti della loro personalità, meglio informati, più aperti nel dialogo di confronto con l’adulto. Vivono con più consapevolezza la loro età. C’è maggior apertura di orizzonti, più vasta informazione, data dai mezzi di comunicazione di massa.

Il problema quotidiano dei professori, ma degli adulti in generale, è: come far leggere di più i giovani? Come sollecitarne gli interessi? Credo che vale la pena di conoscere meglio i “misteriosi ” ragazzi, trovare le vie d’accesso al loro mondo. Ci si era illusi di saper tutto di loro. Li abbiamo giudicati dei “ mostri “ per intelligenza, freddezza, presenza di spirito, razionalità. Poi, non si sa come, è rispuntato il ragazzo fragile e giocherellone, con un immenso bisogno degli altri e di strane favole di streghe e di fate.
Occorrono libri validi e occorre conoscere sia i giovani sia le letture. I libri non mancano. Ciò che forse scarseggia è l’abitudine a leggere prima ciò che si consiglia al ragazzo. E’ questa una lacuna. Grave. Perché il ragazzo comincerà a leggere solo quando, conoscendo noi ragazzo e libro, avremo fatta esplodere la sua curiosità e la voglia di leggere.
Il problema della lettura dei giovani tutto qui: bisogna fargliene venire la voglia. E non è grave la minaccia che la televisione o la telematica o la cibernetica possano alla fine vincere sulla lettura. La TV non è un nemico. E’ una fatalità, una conseguenza catastrofica dell’urbanizzazione selvaggia. Non c’è volano migliore per la crescita e la diffusione dei saperi, la non lettura porta dritti all’emarginazione sociale, la pagina scritta resta l’unica arma per contrastare il dominio dell’immagine e dei suoni. Un buon libro è sempre un buon libro. Col suo gusto, il suo profumo, il suo mondo misterioso e profondo.

Un libro è uno scrigno prezioso che racchiude in sé ricordi, emozioni e passioni. Maestro della tua libertà. Maestro di vita e di speranza. Se ti affascina lo lasci sempre aperto, sempre pronto a gustare il suo splendore. Come il Libro della Vita.

ELISA FIENGO

(Realtà Sannita n. 10/ 1-15 giugno 2002 pag.9)