Sannio e Valpolicella, due modelli vitivinicoli a confronto Economia

Wine talk, chiacchiere sul vino. L'importanza di essere innovativi: Sannio e Valpolicella, due modelli a confronto è stato il tema al centro dell'incontro promosso dal Sannio Consorzio Tutela Vini e Studio Porcaro Commercialisti&Avvocati, fondato dal dottor Mario Porcaro: Per motivi personali, con Francesco Allegrini e Romano Dal Forno siamo diventati anche amici, per cui ho pensato di utilizzare questo rapporto per far conoscere, ai nostri viticoltori, questi due grandi produttori di vino che sono riusciti a valorizzare la particolarità dei loro vitigni. Ho sempre notato che, nonostante gli ottimi prodotti dei nostri viticoltori, non siamo riusciti a far percepire al consumatore la qualità del nostro vino. Da questo nasce la mia idea di mettere insieme amici del Nord con gli amici produttori del Sannio. Moderatore della chiacchierata sul vino, il giornalista enogastronomico Luciano Pignataro: Sono entrambi territori di grande emigrazione, che nel corso degli anni hanno poi avuto uno sviluppo diverso: capire perché questo è successo, è un po′ lo scopo di questa chiacchierata. Speriamo che sia uno stimolo perché, soprattutto sul piano della promozione, le aziende devono capire che la promozione fa parte delle spese vive di un'azienda e che come tale va affrontata. Quest'area del Veneto, ha creduto fortemente nell'agricoltura. Bisogna credere in se stessi, senza aspettare che altri ti risolvano i problemi.

Dopo il saluto del Direttore del Consorzio, Nicola Matarazzo, le testimonianze dei due imprenditori veneti Romano Dal Forno, Vini Amarone: Perché l'Amarone ha avuto questa fortuna? Alle volte ci si pensa: non è facile da abbinare ai piatti, perché è un vino Possente con la p maiuscola; è un vino molto alcolico, per cui ha le sue collocazioni, non è certo il vino che lo si può servire, così, a cuor leggero. È chiaro che abbiamo fatto grandi passi in questi anni, soprattutto in cantina. Nella mia realtà siamo passati da una viticoltura di 2.000 piante ettaro a 13.000. Cosa succede in questo caso? I grappoli sono un po′ più piccolini... ci sono più commensali nella tavola imbandita, quindi ce n'è poco per tutti a disposizione di alimento e quindi, la vigna, da suo fa un po′ il bonsai, una pianta che vive con un pugno di terra: se la mettessimo a dimora in un campo aperto, irrigato e concimato, la pianta crescerebbe. E questo l'ho capito visitando la Francia in particolar modo e ho, spavaldamente, portato a casa lo stesso concetto, perché avevo capito che alla fine è la buccia che contiene gli elementi importanti. È stato un percorso che abbiamo iniziato nell'83, con piccoli passi fino ad arrivare alle 60-70.000 bottiglie, tra Valpolicella e Amarone. La nostra, quindi, non è un'azienda che fa grandi numeri, ma abbiamo continuato, di anno in anno, a porci domande e a porci obiettivi: dove si può migliorare? Cosa si può fare per crescere ancora in qualità? Ecco, è lì che poi nasce quella piccola... differenza. E Francesco Allegrini, Vini Allegrini: Produzione di qualità: posso dire che in questo periodo i vini di fascia più alta, sono venduti in modo più facile. Questo premia chi ha saputo lavorare bene nel tempo dal punto di vista qualitativo e ha trovato un determinato posizionamento, in quanto ha fatto sì che questi vini vengano oggi percepiti dal mercato come vini profondamente qualitativi: in questo particolare momento storico è un ulteriore vantaggio competitivo. Si parla molto della sostenibilità del vigneto, un tema molto importante in questi anni; adesso va di moda il biologico e biodinamico: devo dire che, per quel che riguarda la nostra azienda, noi cerchiamo di salvaguardare il territorio fino a che riusciamo ad arrivarci, utilizzando meno chimica possibile, però sappiamo che a volte è impossibile arrivare a dei risultati qualitativi senza avere un governo diretto e definito. Quindi molto importante, a mio avviso, in questo momento storico, la sostenibilità non solo dal punto di vista della linea, ma del punto di vista della filiera produttiva″.

A margine dell'incontro, abbiamo commentato l'iniziativa col presidente del Sannio Consorzio Tutela Vini, Libero Rillo: un Wine talk per mettere a confronto due territori fiore all'occhiello dell'Italia del vino. Giusto, fiore all'occhiello soprattutto per quanto riguarda la produzione dei vini rossi, importanti, strutturati, che hanno tanto da raccontare, soprattutto del territorio. Si è presentata questa opportunità, e l'abbiamo colta al volo, di fare questo incontro piacevole e conviviale con due personaggi che rappresentano un po' la storia dell'evoluzione dell'Amarone. La loro storia, la loro esperienza, può servire appunto a migliorare quello che noi siamo.  

L'incontro in una location insolita, casa delle professioni, quindi è anche una chiacchierata per stimolare quella cultura d'impresa necessaria oggi per competere sui mercati. Di cultura d'impresa che ce n'è tanto bisogno, è forse una delle cose che frena di più il nostro sviluppo: la mancanza di imprenditori maggiormente strutturati. Con la globalizzazione, quello che una volta era un lavoro artigianale, basato sulla manualità, diventa oggi un po penalizzante. C'è bisogno di imprese e di organizzazioni più strutturate per affrontare i mercati globali.

Quindi guardare globale, agire locale. Sì, agire locale perché bisogna sempre guardare il territorio, rispettare il territoriale, chi ci lavora e chi ci vive, perché è quello che fa la differenza nel mondo tra le varie produzioni. Però bisogna guardare l'intero globo, perché i mercati oggi sono più larghi, sono più aperti e, per vendere bene le nostre produzioni, per migliorarle e posizionarle a livelli più alti, c'è bisogno di guardare tutti i mercati e, quindi, avere più capacità imprenditoriale.

GIUSEPPE CHIUSOLO    

Altre immagini