24 maggio 1922 - Benevento onora i Caduti della Grande Guerra In primo piano

La Grande Guerra durò ben oltre il 4 novembre 1918, data della vittoria italiana contro gli Austriaci a Vittorio Veneto. Il trattato di Rapallo del 12 novembre 1920, anziché chiudere la partita delle rivendicazioni territoriali dell’Italia vincitrice, scatenò l’avventura di Gabriele D’Annunzio (che da Fiume arrivò a dichiarare guerra all’Italia) culminata nel Natale di sangue del 1920.

Le terre d’Europa erano disseminate di morti di ogni nazionalità. Abbiamo raccontato (Da Arpaise al Carso - Ippolito Donisi, Edizioni Realtà Sannita, 2015) le peripezie dei resti mortali di Ippolito Donisi (morto sul San Michele il 5 luglio 1915), la cui tomba nel cimitero di Sdraussina venne violata da successivi episodi bellici. Recuperata tra mille difficoltà, la salma del giovane sergente (medaglia d’argento al Valor Militare) giunse a Benevento solamente il 7 ottobre 1923 e fu tumulata nel Sacrario del Cimitero Monumentale.

Benevento, infatti, non attese il ritorno di tutti i suoi figli caduti sui campi di battaglia. Era sindaco il medico Gabriele Collarile, che la guerra l’aveva fatta da capitano aiutante maggiore all’Ospedale Militare di Caserta, quando fu deciso di realizzare un “ossario” nel quale ospitare una rappresentanza dei tanti sanniti Caduti per la Patria in terra o per mare durante il conflitto vittoriosamente concluso

E’ questo il Sacrario che i beneventani, così legati al culto dei morti, onorano nelle frequenti visite al Cimitero. A pochi passi dalla Chiesa Madre, di fronte all’ingresso delle Confraternite Riunite “Ave Maria e Sant’Antonio Abate”, il progetto dell’ingegnere Tommaso Bruno realizza una stretta cappella con altare e loculi con una porticina che affaccia su un classico pronao. Lungo lo sviluppo del travertino si aprono 36 loculi. Sul fregio centrale campeggia la scritta “La vostra tomba è un’ara”. Due lapidi sulla fronte dei pilastri e altrettante ai lati della porticina illustrano il senso della dedicazione. Una bella statua bronzea, opera di Ugo Rosiello, effigia a grandezza naturale un soldato in piedi con elmetto, cappotto mosso dal vento, fucile in spalla.

In tempi difficoltosi per la vita sociale e per gli avvenimenti politici in gestazione, Benevento ha il coraggio di mettere insieme anche i resti di soldati francesi e inglesi. E finanche austriaci, già nemici e morti da prigionieri di guerra, che la cristiana pietà del tempo di pace fa riposare accanto agli italiani. Gesto che denota dei beneventani la radice antica della civiltà.

Si sceglie per la inaugurazione la data simbolo della entrata in guerra dell’Italia, impressa nella memoria dalla Canzone del Piave di E. A. Mario (Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio…) Il 24 maggio di cento anni fa il sindaco Gabriele Collarile accoglie con legittimo orgoglio il Principe di Piemonte Umberto di Savoia. La benedizione è officiata dall’Arcivescovo Cardinale Alessio Ascalesi.

Un loculo, di lato alla statua bronzea, sarà occupato dai resti di Ippolito Donisi. Il 25 aprile dell’anno dopo, suo fratello, Matteo Renato, diventerà sindaco di Benevento.

La lista di tutti i caduti beneventani è incisa in una lunga lastra di marmo nel cortile di Palazzo Paolo V.

MARIO PEDICINI 

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