Andrea Jelardi firma la prima biografia di Luciano De Crescenzo. Il libro è edito nella Collana Oscar Bestsellers di Mondadori In primo piano
Parafrasando «Così parlò Bellavista» - ovvero il libro e il film che resero famoso Luciano De Crescenzo - si intitola Così parlò l’ingegnere l’ultima opera che Andrea Jelardi ha dedicato a questo amatissimo protagonista della cultura e dello spettacolo a cavallo tra il Novecento e il Duemila.
Napoletano, classe 1928 e di professione ingegnere all’Ibm, De Crescenzo alla soglia dei cinquant’anni decise di cambiare totalmente vita per diventare scrittore, sceneggiatore, regista, attore, conduttore televisivo, fumettista, fotografo, storico della filosofia e filosofo lui stesso, nonché ideatore del pensiero “decrescenziano” ispirato ai valori e ai sentimenti di una Napoli senza tempo che da secoli, nonostante tutto, sopravvive.
Una vita appassionante che Andrea Jelardi ripercorre nell’arco di novant’anni, in un libro di 440 pagine in cui si susseguono aneddoti, storie, pensieri e consigli per vivere “in larghezza” così come lo stesso Luciano sosteneva. Il racconto inizia a Napoli, nel rione della Duchesca dove nacque - e questa è una notizia inedita poiché lui si dichiarava nativo del quartiere di Santa Lucia ove trascorse l’infanzia - per proseguire poi con la dura esperienza della guerra, con la salda amicizia che lo legò a Carlo Pedersoli (il futuro Bud Spencer), con gli anni universitari sotto la guida del matematico Renato Caccioppoli, fino al lavoro come dirigente Ibm e quindi alla svolta dei cinquant’anni, segnata dall’inizio di nuove entusiasmanti esperienze da scrittore e regista nonché autore di indimenticabili film dedicati alla sua Napoli.
Le battute e i dialoghi più celebri si alternano ad ampie riflessioni sul rapporto tra De Crescenzo e la sua città della quale fu il primo “riscopritore”, ma anche a divertenti aneddoti legati in gran parte alla sua lunga e salda amicizia con Renzo Arbore e Marisa Laurito i quali lo sottoponevano ad atroci scherzi per ricambiare i suoi altrettanto geniali. Uno dei più celebri, ad esempio, era quello di fargli servire al ristorante una cotoletta di cartone impanato e fritto e che lui, distrattissimo, puntualmente iniziava a tagliare pronto a divorarla senza accorgersi di nulla.
Pagina dopo pagina si delinea dunque un ritratto appassionato e divertente che mostra pure il De Crescenzo meno conosciuto, il seduttore che amò solo due donne nella vita, il personaggio di successo simpaticamente avaro - gli amici lo soprannominavano ‘o pirocchiuso - il pensatore razionale ma a volte superstizioso, l’uomo sperante piuttosto che credente, poco amante della politica, sbadato eppure arguto e capace di prendersi in giro su piccole e grandi cose.
Non manca ovviamente l’analisi della sua poliedrica attività che lo rese un fenomeno editoriale con oltre cinquanta libri venduti in milioni di copie in tutto il mondo e lo vide poi impegnato persino come testimonial pubblicitario e inventore di un gioco da tavola.
Quando muore a novant’anni, nel 2019, De Crescenzo lascia un po’ ovunque un segno importante della sua presenza quale personalità fra le più poliedriche degli ultimi decenni e che tra l’altro riuscì a divulgare materie specialistiche come la filosofia, la mitologia e l’informatica, riscattando e rivalutando nel contempo l’amatissima città natale. Napoli divenne infatti presenza irrinunciabile in ogni sua opera, laddove ebbe la capacità di far parlare in dialetto partenopeo i filosofi e gli dei dell’antica Grecia e persino i computer, mentre - senza clamori né polemiche - restituiva ai napoletani la dignità perduta, l’anima, il colore e il folklore, sfidando a viso aperto gran parte degli intellettuali del dopoguerra, fermamente convinti che invece questa napoletanità fosse un difetto grave e imperdonabile.
Per la sua completezza Così parlò l’ingegnere ha appassionato e coinvolto sin dal primo momento Paola De Crescenzo - unica e amatissima figlia di Luciano - nonché gli amici di sempre Marisa Laurito e soprattutto Renzo Arbore che ha personalmente convinto i dirigenti della Mondadori a pubblicare questo saggio definendolo “l’opera omnia” sul suo indimenticato miglior amico.
Edito nella Collana Oscar Bestsellers di Mondadori - che curò quasi tutti i libri di Luciano De Crescenzo - Così parlò l’ingegnere sarà promosso e presentato dall’Agenzia Letteraria Delia la quale per anni lo affiancò nei sui innumerevoli successi ed oggi annovera anche Jelardi tra i suoi autori assieme ad altri grandi nomi della cultura tra cui Alberto Bevilacqua, Vittorio Feltri, Raffele La Capria, Ennio Morricone, Marco Pannella, Franco Rosi, Alessandro Siani, Giuseppe Tornatore, Lina Wertmuller e Sergio Zavoli.
Nostro collaboratore sin dal 1994 e giunto al ventottesimo libro, Andrea Jelardi sarà alla manifestazione “Serata in onore di Luciano De Crescenzo” che si terrà il 27 luglio a Napoli nei giardini di Palazzo Reale diretta da Maurizio Costanzo e con la partecipazione di Marisa Laurito e Benedetto Casillo, mentre tra la fine di settembre e i primi di ottobre il libro sarà presentato a San Marco dei Cavoti dove interverrà la figlia Paola De Crescenzo.
L’evento sammarchese sarà un’occasione per ricordare anche il legame di Luciano De Crescenzo con il Sannio; tra i suoi più cari amici c’era infatti il beneventano Vittorio Marsiglia al quale affidò il ruolo dell’indimenticabile “regista fotografico” in Così parlò Bellavista, film dove ebbe una piccola parte anche Dodo Gagliarde. L’attore e artista di Pago Veiano figurò difatti nella leggendaria scena del “cavalluccio rosso”, dove interpreta il giovane che riesce a evitare una brutta caduta all’anziana donna (Pia Velsi) “buttata per aria” da Riccardo Pazzaglia.
ANNAMARIA GANGALE
Nella foto di apertura Paola De Crescenzo e Andrea Jelardi; mentre le prime due foto in basso sono tratte dal film “Così parlò Bellavista”, in cui troviamo rispettivamente Vittorio Marsiglia e la scena con Dodo Gagliarde.
* * * * *
Andrea Jelardi
Così parlò l’ingegnere
Mondadori - Collana Oscar Bestseller - 440 pagine - Euro 14,00
SCHEDA BIOGRAFICA
Andrea Jelardi è nato nel 1974, originario di San Marco dei Cavoti, si è laureato con lode nel 1998 in Conservazione dei Beni Culturali specializzandosi quindi in archeologia e storia dell’arte.
Ha iniziato l’attività giornalistica nel 1994 sotto la guida di Giovanni Fuccio su «Realtà Sannita», collaborando poi a vari quotidiani e riviste.
È autore di ventotto opere pubblicate da varie case editrici nazionali e che sono in numerose biblioteche italiane nonché utilizzate come testi universitari in Italia e all’estero. Dal 1998 ha svolto attività didattica universitaria a Napoli e nel 2016 ha fondato a San Marco dei Cavoti il Modern - Museo della Pubblicità.
Nel 2017 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana e nel 2021 ha ricevuto il Premio Troisi.