Calcio, Serie B: Strega nel baratro. Col Pisa un pareggio inutile In primo piano

Al “Vigorito” è 0-0. La gara contro il Pisa di D’Angelo è sembrato un re-make orribile della sfida in semifinale play-off della scorsa stagione. In pieno tema Halloween: una gara da horror quanto a bruttezza. Risulta difficile continuare a commentare l’involuzione del Benevento senza risultare ridondanti o banali. Diviene altresì impossibile imbastire una qualsivoglia analisi tattica, poiché ogni gara dei giallorossi sciorina lo stesso inesorabile contenuto: il nulla cosmico.

Anche contro i nerazzurri, avversario ampiamente alla portata del roster sannita, la squadra di casa è riuscita a non vincere, allungando il filotto di gare consecutive sprovviste di 3 punti - ben 7, ormai - e procrastinando, ancora una volta, i primi festeggiamenti di mister Cannavaro sulla panchina giallorossa: è ancora a secco di successi. D’altro canto, però, sarebbe impossibile ignorare i lampanti presupposti che hanno condotto ad uno 0-0 al limite del patetico, il quale ha presentato, con sé, l’ennesima razione settimanale di malumore e sconforto.

Sconforto, esatto. Perché illudersi che vi sia margine di miglioramento significherebbe non guardare in faccia la cruda realtà. Il Benevento è questo; nient’altro. Tanti infortunati potrebbero costituire un alibi, sicuramente, ma una squadra che, nella seconda frazione di gioco, sul risultato di parità contro una compagine più che mediocre, colleziona un tiro in porta, legittimando il pareggio mediante un’irritante lentezza manifestata in ogni sterile giro-palla, certo non ambisce ad obiettivi diversi dalla salvezza. Ammesso che, almeno quella, sia ancora alla portata dei Sanniti. E, al riguardo, vi sarebbe da discutere. Eccome.

Da un punto di vista tecnico-tattico - accarezzando con delicatezza le briciole ancora passibili di commento -, il Benevento è risultato ancora una volta lento, macchinoso, prevedibile e, questa volta, perfino appagato dell’ inutile punticino intascato con i toscani. Sarebbe oltraggioso per i lettori ed i supporter sanniti voler delineare i difetti di un match praticamente inesistente in poche righe, ma alla Strega è mancata personalità, precisione e verticalità. La formazione di casa si è rivelata assolutamente non all’altezza di una gara da vincere senza “se” e senza “ma”. Non che il Pisa si sia presentato nel Sannio per espugnare il “Vigorito” ad ogni costo, ma d’altronde le ambizioni delle due compagini , allo start, erano ben diverse. Inoltre, volendo infierire, sono stati proprio i toscani ad accaparrarsi le occasioni più ghiotte per sbloccare un match mai sbottonatosi, con una traversa ed un tiro insidioso del vispo Beruatto e con qualche guizzo, nei minuti finali, di Torregrossa e Masucci. Nell’altra metà campo, quella attaccata - per modo di dire - dai campani, al contrario, una penuria: 5 cross su 26 andati in porto (19% di realizzazione, grazie ad un Foulon richiamato in panchina per disperazione); addirittura 63 lanci lunghi con appena il 41% di precisione; ben 132 possessi persi. La Gumina, schierato praticamente come unico riferimento avanzato, è riuscito a “toccare”, in 68’ di totale impalpabilità, appena 10 palloni, perdendone 4. Se le parole possono risultare insufficienti a descrivere il momento nero del Benevento, forse i numeri forniscono una parvenza di quanto siano terrificanti le prestazioni offerte dalla squadra di mister Cannavaro.

Con lo 0-0 del “Vigorito”, il Benevento approda a quota 57 giorni senza vittoria: i punti in classifica sono adesso 10, con la Strega che vola ad occupare la quart’ultima posizione della graduatoria. Il Pisa di D’Angelo, nettamente progredito da un punto di vista di ordine tattico rispetto a Maran - esonerato a metà settembre - si è aggrappato ad 11 misure, preservando una lunghezza di vantaggio sulla Strega.

TABELLINO E PAGELLE

Benevento (3-5-2):

Paleari: 6 - Finisce per essere, come al solito, tra i più positivi dei suoi. Pronto in un paio di interventi non semplici. Inspiegabilmente lento - forse appagato dal pari - a rimettere la palla il gioco nel finale di gara.

Leverbe: 5 - Si salvi chi può. Se non è disastroso come a Como è solo perché si ritrova contro attaccanti che ci credono meno rispetto ai lariani. In ritardo in quasi ogni intervento, impreciso nell’impostare il gioco, spesso fuori posizione e perfino irritante in attacco con un tiro da 30 metri privo di ogni parvenza logica.

Capellini: 5 - È talmente in confusione che risulta in grado di sbagliare appoggi a compagni distanti pochi passi da lui. Allora il dubbio diviene lecito: ma davvero il Benevento ha bisogno di pescare un giovane scartato dalla Juventus che non ha mai dato garanzie di continuità, senza neanche osservare il proprio vivaio?

Pastina: 7 - L’unica nota positiva in un pomeriggio incolore. Il migliore dei 3 dietro. Anzi: il migliore di tutti. Roccioso, grintoso e stavolta anche preciso. Continuando così, con una roccia come Glik accanto, il percorso non può che essere roseo per lui.

Letizia: 5,5 - La copia invecchiata del “Frecciarossa” di qualche anno fa. Siamo retrocessi ad un interregionale, ormai.

Improta: 5,5 - Anche per lui l’involuzione è lampante. Manca rapidità di passo, velocità nella giocata e concentrazione nella scelta. (68' Forte: 5,5 - Entrato per far salire la squadra. Ma sugli spalti si domandano ancora se effettivamente abbia messo piede in campo o meno. Invisibile.)

Schiattarella: 5,5 - La parziale insufficienza deriva unicamente da un’imprecisione irritante. Quanto a grinta e carisma, probabilmente, il Benevento necessiterebbe di undici Schiattarella. La forma atletica, però, non è dalla sua: la qualità, di conseguenza, cala a picco. Peccato.

Karic: 4,5 - Parentesi enorme da aprire: è un giovane promettente che si è ritrovato catapultato in un contesto inappropriato. Gravato di responsabilità, comprensibilmente, risulta evanescente. Emerge, difatti, la sua inadeguatezza al campionato cadetto, riportando in auge ogni spiegazione relativa alla sua militanza nel campionato di Serie C fino alla scorsa stagione. Vaga in mezzo al campo; in ritardo su ogni seconda palla; non aggredisce con convinzione e tempistiche la profondità o il secondo palo sui cross dal versante opposto. Per non parlare delle due occasioni capitategli per calciare in porta da buona posizione, sprecate per masticare forsennatamente il pallone con una serie innumerevole di tocchi inutili.

Foulon: 5 - Sul fatto che il belga si proponga con personalità, arando il campo avanti e dietro per tutta la sua partita, non ci piove. Il risultato, però, è un disastro: 15 possessi persi ed un giallo rimediato. (dal 74' Masciangelo: s.v.)

La Gumina: 4,5 - In grado di correre a vuoto per 68’. Palloni toccati? 10. Possessi persi? 4. Una palla ogni due e mezzo. Senza neanche un tiro in porta. Ancora? (68' Koutsoupias: 6)

Farias: 5,5 - Per giocare tutta la gara significa che gode della fiducia del tecnico. Alterna, però, una sequela di cose giuste ad un filotto di giocate imprecise ed insensate: risultato - tirando le somme - sterile. Voglioso, ma ancora insufficiente.

All. Cannavaro: 5,5 - Pretende una squadra di carattere e personalità, ma probabilmente il coraggio che manca dovrebbe tirarlo fuori lui per primo, voltandosi verso la sua panchina e mandando in campo giovani che abbiano voglia di offrire l’anima pur di evolversi. Pensiamo alla Juventus: in una crisi profonda, si è ritrovata due gioielli come Iling e Soulè da poter lanciare, vincendo la scommessa. Il paragone è scottante: è chiaro che il settore giovanile del Benevento non goda di grande stima a livello nazionale da un paio di anni a questa parte, ma addirittura da non meritare neanche una chance?

Pisa (4-3-2-1): Livieri s.v.; Calabresi 6 (74' Masucci 6), Hermannsson 6, Rus 6,5, Beruatto 6,5; Tourè 6,5, Nagy 6, Marin 5,5 (57' Ionita 6); Morutan 5,5 (74' Esteves s.v.), Sibilli 5,5 (57' Tramoni 5,5); Gliozzi 5,5 (63' Torregrossa 6). All. D'Angelo 6.

Reti: nessuno

Ammoniti: Sibilli (P), Marin (P), Foulon (B), Calabresi (P), Improta (B), Leverbe (B)

ARBITRO: Pezzuto.

NOTE: Angoli: 5-1. Recupero: 1′ pt, 4′ st.

FRANCESCO MARIA SGUERA

Foto di Arturo Russo per Realtà Sannita ©