Capitozzature, ora tocca ai platani di Porta Rufina In primo piano

Continua il massacro del verde. Sfidando il regolamento comunale del 2008 e il Decreto Ministeriale del 10 marzo 2020, dopo le catalpe di Lungo Calore Manfredi e i tigli di Torre della Catena, sono stati selvaggiamente deturpati i platani del viale di accesso alla stazione di Porta Rufina. Si tratta di platani ultracentenari, piantati quando fu inaugurata la ferrovia Avellino-Benevento (ognuno vada a vedere su Wikipedia le date).

L’operazione appena compiuta si chiama capitozzatura ed è una pratica espressamente vietata. Considerata la sordità di assessori e dirigenti preposti, nonché la certificata disponibilità della commissione consiliare a trattare la vendita del legname (vedi verbale del 28 gennaio 2021), non ci resta che sollecitare i Carabinieri, competenti non solo per eventuali responsabilità penali ma nella specifica funzione di tutela del patrimonio ambientale loro attribuita con l’assorbimento delle funzioni e del personale del Corpo Forestale dello Stato (dal quale peraltro proveniva il Ministro firmatario del Regolamento di marzo 2020).

Il regolamento ognuno può leggerlo sulla Gazzetta Ufficiale n. 90 del 4 aprile 2020. Il sindaco (se gli fa piacere), assessore e dirigenti (per preciso dovere professionale) potrebbero leggere frasi del genere: “Gli interventi di potatura devono essere svolti unicamente da personale competente, in periodi che non arrecano danni alla pianta e non creano disturbo all’avifauna nidificante ed effettuati solo in casi strettamente necessari…”; oppure “in particolare…evitare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità…”.

Vi mostriamo alcune immagini della fresca capitozzatura, e solo per ricordo una di quando gli stessi platani avevano le chiome.

MARIO PEDICINI 

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