Chiarezza In primo piano

Le fibrillazioni in seno alla compagine che amministra il Comune di Benevento si arricchiscono ogni giorno di nuovi capitoli. Quello più clamoroso, ed anche francamente inesplicabile, è quello che scaturisce da un una frase riportata in un comunicato del sindaco e riferita al rapporto con un consigliere, già presidente di commissione, che al sindaco pare impossibile da proseguire per via di una incompatibilità “umana”. Proprio così: umana. Non personale, caratteriale, ideologica, no: umana.

E’ sicuramente il sintomo di una eccezionale difficoltà di rapporti, che pure devono esserci tra i componenti di un organismo collegiale (tra tutti tali componenti, vuoi di maggioranza, vuoi di opposizione), verificatasi per un concatenarsi di situazioni incancrenitesi perché non chiarite a tempo. E siamo al nocciolo della questione, la chiarezza. Una chiarezza che non c’è e che ci riguarda non solo come osservatori della vita amministrativa, ma come cittadini fruitori delle azioni amministrative effettivamente messe in campo.

Il Comune di Benevento vive in una condizione di invidiabile semplificazione. Per effetto del dissesto proclamato da questa amministrazione (sindaco Mastella), la gestione di tutto il passato esula dalla competenza della stessa, essendo affidata ad un organismo terzo, chiamiamolo pure Commissione per il Dissesto. Tutto ciò che riguarda quello che è avvenuto fino a maggio 2016 è “amministrato” da questo organo straordinario, che si avvale però delle “maestranze” oggi in servizio a Palazzo Mosti (e dintorni).

Diciamo allora che dirigenti e impiegati sono al servizio di due padroni, devono lavorare su due piani che sono separati ma non estranei l’uno all’altro. Tutto quello che scaturisce dal passato (ma non può non “continuare” nel presente) è preso in carico dall’amministrazione Mastella per il “prosieguo”. Ma ciò che riguarda analisi, riscossioni e pagamenti del periodo ante-Mastella è lavoro della Commissione per il Dissesto.

Le due fasi sono distinte, ma non si può negare che si influenzano.

Nel momento in cui si scopre che la vecchia gestione non ha accuratamente assicurato le entrate, mentre al recupero provvede la Commissione, per il prosieguo (da maggio 2016) ci devono mettere le mani Mastella i suoi boys aggiornando, se del caso, il quadro delle entrate.

Uno dei campo minati più facile da raccontare è quella della gestione degli impianti sportivi. Di questi si è interessato il consigliere “diversamente umano”, quand’era presidente della commissione consiliare, sollecitando ripetutamente chi doveva attivare una procedura per “regolarizzare” la materia.

Non entriamo nei particolari, dicendo solo che spazi e impianti di proprietà comunale risultato gestiti da soggetti che a volte non pagano un fitto e godono di forniture per consumi le cui bollette sono a carico del Comune. Il caso più noto al grosso pubblico è quello dello stadio di calcio di Santa Colomba. Negli ultimi anni la società di calcio ha continuato a far uso di un trattamento di favore, perché portava in alto il nome di Benevento in serie B e in serie A, ma soprattutto perché si è accollate tutte le spese per ammodernare l’impianto e consentirgli di essere collaudato per le imprese del Benevento calcio. Ci pare ovvio che le parti (Comune e Società calcistica) devono sedersi attorno a un tavolo e “sanare” la situazione con una transazione. Cioè con una operazione “seria”, che ristabilisca un “dare e avere”. Non ci sarebbe nulla di scandaloso se si arrivasse ad una presa d’atto dello status quo, nel senso del chi avuto ha avuto, scrivendo per filo e per segno (se così fosse) che è difficoltoso rintracciare carte, documenti e ricevute, perché non tutto è stato fatturato (o, comunque, parte è stato amministrato secondo il codice civile e altro secondo le regole della contabilità di stato). Tutto sta a relazionarsi in un clima di reciproca attestazione di buona fede.

Mentre si auspica una sollecita conclusione del contenzioso con un accordo che dia conto degli impegni assunti (sia pure di fatto) e mantenuti dai due contendenti, per poter ripartire da zero in situazione di inattaccabile chiarezza, un dirigente comunale ha statuito che il Comune avrebbe pagato le bollette dell’acqua fino al 30 settembre, facendo decorrere da quella data l’obbligo per Gesesa di accendere un contratto di fornitura a nome della società calcistica.

Ma la società calcistica ha i titoli per firmare un contratto con Gesesa? Cioè in questo guazzabuglio, esiste un atto con il quale il Comune dà in gestione lo stadio (con tutti gli impianti) alla società di calcio? Nel dubbio l’atto del dirigente è rimasto appeso per aria. Forse comparirà a scusante di una eventuale, futura contestazione di danno erariale.

Abbiamo citato fatti grossolanamente noti alla pubblica opinione. Ma la sostanza è la indifferibile necessità di fare chiarezza sulle funzioni, competenze e responsabilità. Distinguendo chiaramente tra attività di indirizzo e attività di gestione e, quindi, definendo gli ambiti di competenze dei vari “rami d’azienda” del Comune.

Basta con gli assessori che parlano e firmano e con i dirigenti accucciati come cagnolini o ringhiosi come bull dog.

E servono direttive di massima. Come è stato possibile che una commissione si sia riunita in otto mesi per 120 sedute, ognuna delle quali distribuisce il pur misero gettone? E nessun componente dei partiti “rigorosi” non abbia fiatato?

Il Consiglio comunale, di cui le commissioni sono articolazioni (art. 10 dello Statuto) non ha nulla da farsi perdonare, se non ha stabilito almeno un tetto massimo di esercitazioni democratiche?

Dopo essersi arrabbiato, il sindaco proclama di essere sacerdote di una “idea mite della politica”. Al cittadino interessa che sindaco, assessori e consiglieri abbiano una idea “rigorosa” dei metodi amministrativi e delle relazioni tra gli organi di indirizzo e gli organi amministrativi, che sono - tra l’altro - gli unici titolari della emanazione di atti e provvedimenti aventi rilevanza esterna.

Dalla ricognizione di tutti gli atti emessi dai dirigenti si può risalire alla necessaria chiarezza della gestione Mastella.

Quando sarà, poi, ci sarà il confronto con i numeri definiti dalla Commissione del Dissesto. Se saranno chiari i conti “correnti” (cioè extra-dissesto) sarà più facile definire congiuntamente, modalità e quantificazione del “raccordo” necessario a collegare e unificare le due distinte gestioni.

MARIO PEDICINI